Questa è la storia di una amicizia. Una amicizia nata in Abruzzo, tra i gradini di un palazzo.
.
.
"Siamo cresciuti insieme io e lui. Abbiamo passato le nostre migliori estati insieme. La vita ci ha portato a scegliere strade differenti ma noi siamo...
Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.
Sto tornando a casa. Mi ci sta riaccompagnando Lino. Dal momento che, come è stato annunciato giorni fa da Giuseppe Conte, adesso è possibile effettuare gli spostamenti interregionali, abbiamo chiuso porte e finestre di quella che è stata il nostro nido d'amore e abbiamo deciso che è giunta l'ora di tornare in patria. Siamo partiti stamattina alle 7, per sperare di non incontrare tutto il traffico che inevitabilmente ci aspettavamo. In realtà, in questa giornata piovosa, di auto in autostrada ce ne sono ben poche. Sono stata svegliata alle 6:30 con numerosi baci dall'uomo con cui condivido il letto da ormai due settimane. Un risveglio meraviglioso. A cui è seguita una doccia meravigliosa, insieme perché a suo dire era necessario risparmiare l'acqua e il tempo. In realtà di tempo ne abbiamo perso il doppio, ma ne è valsa decisamente la pena. E adesso eccomi qui, con la testa appoggiata al finestrino del passeggero e le gambe sulle sue ginocchia. "Ti concedo questa posizione solo perché sono gli ultimi giorni che passiamo insieme" mi ha detto, appena ha capito che quella sarebbe stata la mia posizione fino a che non ci saremmo fermati. E bene sì, sono i nostri ultimi giorni insieme. Dopo due mesi intensi e dopo le due settimane piu belle di sempre, questi saranno gli ultimi giorni l'uno in compagnia dell'altro. Passeremo un paio di giorni con i suoi in Abruzzo e poi andremo a casa mia, a Barletta, dove Lino resterà un paio di giorni prima di ripartire. Siamo in macchina, a pochi km da Avezzano, quando apro gli occhi dopo un sonnellino rigenerante. "Buongiorno principessa" lo sento dire mentre si gira verso di me tenendo sempre un occhio verso la strada davanti a se, esigendo un bacio che non tarda ad arrivare. "Quanto ho dormito?" Chiedo "Tanto da essere abbastanza lontani da Roma ma neanche essere quasi arrivati a casa mia" "Perfetto! Sono stata di compagnia" "Come sempre. Senti, stavo pensando che adesso che Chiara e Ivana sanno tutto, come lo diciamo ai miei e ai tuoi?" Alle ragazze lo abbiamo detto qualche giorno dopo il lieto evento. Lo abbiamo annunciato in videochiamata, mentre Lino era in cucina e io in sala da pranzo. Il nostro discorso era inevitabilmente finito su quel fronte quando Ivana aveva detto "dov'è il tuo bellissimo uomo da compagnia?". Lino non aveva tardato ad avvicinarsi e avevano cominciato ad insultarsi con tutta la stima che hanno uno per l'altro, come sempre. A interrompere il siparietto ero stata io annunciando che c'era qualcosa che entrambe dovevano sapere. Chiara, la perspicace del gruppo aveva già capito quasi tutto e quindi è stato più facile raccontare loro ciò che era successo tra noi. "Bella domanda! Io direi di usare quanta più spontaneità possibile! Almeno con i tuoi. Tua madre non tarderà ad arrivarci, a tuo papà forse lo dobbiamo spiegare" "Poi con Giorgio e Francesca ci penso io anche se.." Lo interrompo continuando la sua frase "io lo griderei al mondo, si lo so" Scoppiano entrambi a ridere e il nostro siparietto viene interrotto dal suo cellulare che squilla. Legge il nome sul display e rifiuta. "Che succede?" Chiedo anche un po' preoccupata perché lo sento sbruffare "Devo per forza rispondere, è il lavoro. Se accosto, ti va di guidare? Se mi fermo in un autogrill per rispondere arriveremmo tardi al pranzo da mia madre" "Si, nessun problema" 5 minuti dopo sono al posto del guidatore e, prima di ripartire, avvio il navigatore dato non conosco quella strada che Lino ormai sa a memoria, e su cui non può darmi indicazioni in questo momento. Lo sento borbottare e schioccare le dita rigorosamente per un numero di volte pari. Tutti segni che ciò che sta ascoltando non è esattamente confortante. In questi ultimi giorni, più che all'inizio del lockdown il lavoro lo preoccupa tanto, soprattutto dal momento che per ripartire sarà necessario mantenere delle regole che non sono poi così tanto semplici da rispettare. Adesso che tutto sembra stia per finire comincia la vera scalata per chi, come lui, deve riorganizzare completamente da zero un calendario che si è appesantito sempre più. Mentre mi domando cosa starà sentendo dall'altra parte del telefono eccolo che riattacca "Problemi?" Chiedo "È un inferno. È diventato tutto ancora più complicato di come lo era prima. Dovrò volare e annullarmi completamente per un po' per riuscire a far tutto" "Ma al telefono, ora, chi era?" "Mi hanno chiamato dal teatro di Avezzano. Vogliono che passi domani mattina per concordare delle regole della riapertura e per rivedere il calendario degli spettacoli" "Posso venire con te? Giuro che me ne starò buona buona! Sai quanto amo quel teatro e il suo silenzio quando è vuoto mi rilassa. Dai, posso?" "Devi. Te lo stavo per chiedere. Ho bisogno di un tuo consiglio da spettatrice. Vuoi continuare a guidare? O facciamo ancora cambio?" "Nono, vai tranquillo" "È la mia auto che non può stare tranquilla quando la guidi tu" "Povero illuso, la tua chicca ama più me di te. Anche se avete dormito insieme un paio di volte non significa che lo abbiate fatto per amore" "Come me e te" "Esatto. Io mica dormo con te per amore" gli dico con il sorriso di chi sa che sta per ricevere una risposta per le rime. "Ti ignoro perché sennò ti offendo" "Perché non chiudi un po' gli occhi?" gli chiedo,notando che sta già cominciando a sbadigliare. "Si ok, ma tu sta attenta" "Certo capo!" Dico, portando una mano sulla fronte "Tieni entrambe le mani sul volante, bulla" "Taci uomo e dormi un po'"
1 ora dopo siamo davanti casa di Lino. Lui dorme beatamente con la testa appoggiata al finestrino. Sono io a svegliarlo e non il motore, ormai fermo, dell'auto. "Ehi occhi blu! Siamo arrivati" Non mi sente e allora deciso di passare alle maniere forti. È proprio in coma. Comincio allora a lasciare dei baci appena sotto il lobo del suo orecchio, il punto in cui avverte di più il solletico. Apre gli occhi lentamente spostando la testa tanto da far cambiare l'oggetto della mia attenzione dal suo collo alla sua bocca. "Quanto mi mancheranno questi risvegli" lo sento dire "Anche a me,tanto" dico io "ma adesso è meglio che andiamo". "Si, hai ragione! Ma me ne serve un'ultimo come scorta finché non riveleremo al mondo di noi" "Ti piacciono così tanto i miei baci?" "Da morire" risponde, assottigliando il suo sguardo. Ridendo scendiamo dall'auto e io comincio a correre verso il portone di casa Guanciale "Ehi bambola, le valigie" Sento che grida dietro di me "E dai, sono solo due, fa l'uomo" e scappo via.