6 Dicembre 2019
Non. Ci. Si. Crede.
Il nostro aereo partirà con due ore di ritardo.
È colpa della neve, dicono.
Non si attenderà oltre, dicono.
E invece le due ore diventano tre.
"Sarà difficilissimo riuscire a vedere le cose che avremmo dovuto vedere questo pomeriggio. Quando tutto deve andare per forza secondo i piani, i piani vengono disintegrati". Mi lamento. Non riesco a fare altro. E mentre mi lamento lui, accanto a me, riesce ad essere assolutamente calmo e tranquillo. Neanche uno sbruffo è uscito dalla sua bocca.
"Ma come fai a restare così calmo?!" gli chiedo
"E smettila di lamentarti" mi risponde "non eri tu quella del non importa dove l'importante è che stiamo insieme?! Beh siamo insieme, in aeroporto, ma siamo insieme. Vieni qua" allarga il suo braccio e fa in modo che io posizioni la mia testa tra il suo collo e la sua spalla "rilassati, prima o poi partiremo, vedrai"
Neanche a farlo apposta, la postazione hostess al gate viene raggiunta da un operatore aeroportuale che ci informa che le operazioni di imbarco inizieranno a breve.Sono le 19:30 quando atterriamo a Budapest. Considerando che dovevamo essere qui circa tre ore fa, forse un giro nelle zone che circondano l'albergo possiamo farlo.
Dal finestrino del taxi che ci porterà al nostro albergo, la capitale ungherese appare estremamente trafficata. È decorata a festa per il Natale. È questo che mi piacerebbe vedere di più, i mercatini. Dicono siano molto caratteristici.
Arrivati sotto il nostro albergo, insisto per pagare il taxi e Lino me la da vinta solo perché, come dice lui, sennò divento peggio di un martello pneumatico. Entriamo nella hall e Lino, con il suo inglese fluente concorda con il receptionist la modalità di pagamento. Dopo aver fatto il check-in, una ragazza ci accompagna in stanza.
È enorme e con dei finestroni giganti che affacciano sul Danubio e da cui, stando ben attenti, si scorge anche il Bastione dei pescatori illuminato dalle luci della sera.
"È bellissimo" dico, "tu sei pazzo, ti sarà costato una fortuna"
"Non pensare a questo, mi piace dormire comodo. Ora però se vuoi uscire, sbrighiamoci perché sennò se metto anche solo il mignolo del piede sul letto crollo"
"Agli ordini capo"
All'inizio facciamo un po' fatica a capire la strada da intraprendere per riuscire ad arrivare alla piazza dei mercatini in centro ma una volta inquadrata ci rendiamo conto che siamo stati proprio fortunati. L'albergo è più centrale di quanto potessimo pensare.
Dopo aver fatto un giro qua e là e dopo essermi esaltata per ogni cosa che a mio parere poteva essermi utile, decidiamo di cenare in un ristorante tipico ungherese. Ne troviamo uno che risponde alle esigenze del mio amico schizzinoso ed entriamo. Ordiniamo entrambi il gulasch, la zuppa tipica.
Mentre attendiamo che ci venga servita la cena illustro a Lino il programma per la giornata di domani
"Per domani mattina ho prenotato e già pagato la visita al parlamento. Dobbiamo essere lì per le 10"
"Non è vacanza se devo svegliarmi alle 7:30! Piuttosto, se pensi di poter pagare ogni singolo museo che visitiamo io ti lascio qui e vado via"
"E di grazia, dimmi, dove vai?" Gli chiedo
"Non lo so, da qualche parte riuscirò a trovare
da dormire. Sono serio comunque. Questo è il mio regalo per te, non vedo perché tu debba pagare i musei anche per me. Se proprio insisti, dividiamo"
"Smettila. Non ne voglio discutere. E comunque ho prenotato e pagato solo il parlamento e il museo delle belle arti per ora. Il resto si vedrà. Dicevo: domani parlamento, dopo il parlamento andremo a vedere la riva delle scarpe, poi ti spiego la storia quando siamo lì, pranzo al volo e il pomeriggio visiteremo il museo del terrore, sulle atrocità del nazismo in Ungheria."
"Ok, a che ora conti di finire? Vorrei fare una cosa con te per le 17:00. Non chiedermi cosa tanto non te lo dico"
"Non saprei. Se riesci ad accontentarti di un semplice panino al mc Donald per pranzo riusciamo a liberarci anche per le 16:00"
"E sia. Farò questo sacrificio"
Chissà che avrà in mente, mi ritrovo a pensare mentre ci viene servita la cena.
"Senti ma.." esordisce Lino mentre mangiamo
"Ho paura" dico io
"Tranquilla. Volevo solo sapere che fine avesse fatto quel tizio che non mi piaceva per niente che veniva in università con te"
"Diciamo che avevi ragione tu"
"Sono contento"
Il tizio di cui parla era un tipo che mi aveva avvicinata durante una lezione con l'intento di chiedere informazioni su libri e corsi, ci eravamo scambiati i numeri di cellulare e anche qualche caffè. Da caffè a messaggini scambiati ad ogni ora della giornata era stato un attimo. Lino sapeva tutto ciò che stava accadendo con Mario, si chiamava così, ma diceva che non voleva giudicar senza conoscere ma non gli ispirava nulla di buono. Più o meno nello stesso periodo in cui Lino aveva smesso di chiedermi di lui, avevo notato in Mario un cambiamento. Era diventato insistente e sembrava spinto da delle certezze che io, di fatto, non gli avevo dato e perciò mi affrettai a mettere le cose in chiaro.
Finita la cena, che su mia insistenza abbiamo diviso, facendosi strappare la promessa che mi avrebbe offerto un gelato, Lino mi chiede se ho voglia di rientrare o no.
"Avrei voglia di una bella doccia prima di ogni cosa. Domani avremo tempo per girare"
"Concordo pienamente ma ci entro prima io in doccia"
"Ma perché devi essere così maledettamente antipatico e poco galantuomo?"
"Io sono il tuo galantuomo e poi, stupida bimba capricciosa, io lo dico per te! Avrai tempo per tirare fuori dalla valigia le tue creme e cremine"
"Ha parlato la parafarmacia ambulante! Dimmi , hai portato il contorno occhi? Io l'ho dimenticato. Quasi quasi avrei preferito le stanze separate"
"Ah ah ah molto divertente. E comunque non è un contorno occhi. È una crema contro le borse occhiaie, sono pur sempre un attore, con questa faccia ci lavoro. E comunque no mia cara, avresti sentito troppo la mia mancanza"
"Se fai le puzzette ti ammazzo"
"Sei sempre stata tu quella delle puzzette"
"Ma non è vero! Stupido"
Siamo arrivati in albergo e Lino, dopo aver preso la sua biancheria intima e il suo pigiama si è precipitato in bagno. Io approfitto di quel tempo sola per chiamare mia madre e dirle che tutto procede secondo i piani e che le manderò una foto della stanza.
Lino esce dal bagno una decina di minuti dopo pulito e profumato.
È il mio turno della doccia e ne approfitto per togliermi di dosso tutta la polvere che avevo accumulato in aeroporto seduta su quelle sedie.
Infilato il pigiama esco dal bagno urlando "hai visto che c'è la doccia emozionale? Ora so di lavanda!
"Oh bene! Così se fai le puzzette sapranno di lavanda"
"Ancora con questa storia, ti faccio male!" E gli lancio dietro la prima cosa che trovo a tiro: il cuscino dei divanetti all'ingresso!
"E dai" urla Lino "ho appena fatto la doccia. Chissà che ci avranno fatto con questo cusino. Ti meriti una scaricata di solletico. Scappa finché sei in tempo" e cominciamo a ricorrerci per tutta la stanza. È quando ci manca il fiato che ci fermiamo. A momenti avrei avuto bisogno di un'altra doccia.
"Ok ora basta, andiamo a dormire" dico mentre lo abbraccio da dietro. Lui si gira e dice "sono d'accordo! Domani mi aspetta una lunga giornata con te da cicerone e non sarà divertente"
"Avevo detto tregua. Non continuare" dico mentre mi infilo sotto le coperte di quello che sarà il mio letto per 4 notti, mentre lui fa lo stesso sul suo letto singolo.
"Sai cosa mi sono ricordato?" Lo sento dire quando credevo stesse già dormendo.
"No, cosa?" Rispondo
"Che potremmo fare come quando eravamo piccoli e mio fratello non c'era e dormivi da me"
"Ok, ci sto"
Alla mia risposta affermativa, scende dal suo letto e lo avvicina al mio più che può. A dividere i due letti c'è solo il comodino, ma noi li abbiamo avvicinati per riuscire a tenerci per mano. È un giochino infantile che ci divertivamo a fare perché l'avevamo interpretato come una sorta di "ovunque vadano i tuoi sogni, io ti terrò la mano".
"Buonanotte cucciola"
"Buonanotte, ti voglio bene".

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Friendship♥️
Hayran KurguQuesta è la storia di una amicizia. Una amicizia nata in Abruzzo, tra i gradini di un palazzo. . . "Siamo cresciuti insieme io e lui. Abbiamo passato le nostre migliori estati insieme. La vita ci ha portato a scegliere strade differenti ma noi siamo...