Capitolo 6

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Serena's povs

Dopo lo strano sogno non sono più riuscita a prendere sonno,continuo a ripensare a quello che potrebbe significare. Sono sempre stata motivata e sicura di me in questa partenza, ma pensandoci non é detto che debba per forza andare tutto bene, non é detto che mi troveró bene nella nuova famiglia, non é detto che avró delle nuove opportunità.
Basta Serena, dov'é finito tutto il tuo ottimismo?

Decido di distrarmi guardando fuori dal finestrino per godermi quella meravigliosa vista, posso notare a varietà di paesaggi differenti dall'Italia, il mio paese.

Dopo pochi minuti una voce da un autoparlante mi fa ritornare alla realtà. "Siamo pronti all'atterraggio!" E posso anche sentire la sensazione di vuoto dentro di me che per fortuna non dura molto.

Sto per scendere. Come sarà mio padre? Sinceramente non me lo ricordo, sono passati più di dieci anni e poi le situazioni in cui lo vedevo erano pessime.

Flashback
É l'ora di cena e mamma sta preparando la cena, nel pomeriggio io e mamma abbiamo preparato una torta al cioccolato, non vedo l'ora che arrivi papà, spero stia bene. Di solito lo vedo vomitare, urlare e con gli occhi rossi, a volte ho paura.
Sento il campanello suonare e vado ad aprire. Mi trovo davanti  una figura che stenta a rimanere in piedi, in mano ha una bottiglia. Sarà un succo. "Ciao papà!" Gli dico entusiasta, ma lui indifferenza mi spinge.
Mia mamma arriva in mio soccorso, ma io continuo a parlare a mio padre.
"Papà com'è andato il lavoro? Sai che io e mamma abbiamo fatto una torta! La vuoi? " Nessuna risposta. Lo vedo avvicinarsi alla cucina, dalla torta.
"E questa? "  Domanda infastidito. Mamma risponde, " É la nostra tesoro."  E poi le grandi mani di papà afferrano la torta buttandola a terra. "Non la voglio!" Urla. Mia mamma cerca di calmarlo, ma lui la spinge via e se ne va verso le camere buttando per terra alcuni oggetti. Ormai sto piangendo e le braccia di mamma mi stringono cullandomi...

Ogni tanto mi tornano in mente alcune scene di mio padre, dei suoi casini, della sua arroganza dovuta probabilmente all'alcol e chissà a quale altra sostanza ingerita, perché ricordo le volte in cui stava bene ed era dolce e gentile con me e mia mamma.

Sarà difficile abituarmi a questo nuovo genitore, ma ho sedici anni, sono abbastanza matura da capire gli errori e non ne voglio fare un dramma. Tutti meritano un'altra possibilità.

Mi sto avvicinando alla sala dell'aereoporto e comincio a guardarmi intorno per vedere mio padre, ad un tratto noto in lontananza un cartellona con su scritto 'Serena'.

Il cuore mi sta pulsando forte nel petto e mille emozioni si fanno spazio lungo tutto il mio corpo.

Sono pronta? Si, lo sono.

Vado incontro a quel cartellone e mano a mano che mi avvicino posso vedere meglio le figure che lo sorreggono.

"Serena." La sua voce esce come un sussurro.

"Ciao." Rivolgo un sorriso per rilassarlo, posso notare la tensione sul suo viso, la paura di dire la cosa sbagliata.

"Come sei cresciuta, sei bellissima." Si complimenta guardandomi molte volte.

"Grazie, sono passati molti anni anche tu sei cambiato." E lui sorride, é davvero cambiato.

"Andiamo a recuperare i bagagli, così poi possiamo andare a casa. Va bene?" Mi chiede e io annuisco seguendolo.

"Ti serve qualcosa? Hai fame?" Chiede premuroso. "No, grazie."

Finalmente usciamo dall'aereoporto e arriviamo alla macchina di mio padre, un'Audi nera.

Green Eyes || Zayn MalikDove le storie prendono vita. Scoprilo ora