𝓾𝓷𝓸

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L'amore si conquista, non si pretende.


𝓜i guardai allo specchio da tutte le angolazioni possibili, osservando con attenzione la mia figura esile, riflessa proprio lì davanti a me.

Il vestito che avevo scelto era nero, con le spalline, era aderente ma al punto giusto, nemmeno troppo corto ed arrivava appena alle ginocchia.

I miei lunghi capelli neri erano leggermente ondulati e ricadevano lungo le mie spalle, il trucco era perfetto, praticamente impeccabile.

Dopo un'ultima e rapida occhiata alla mia immagine riflessa nello specchio, mi allontanai, raggiungendo così la scrivania in legno, per prendere gli orecchini con il pendente che mi aveva gentilmente prestato mia madre, per la grande serata a cui sarei andata da lì a poco.

Dopo aver indossato le scarpe nere lucide, con il tacco nemmeno troppo alto, mi alzai dal letto raggiungendo di nuovo lo specchio, giusto per controllarmi un'ultima volta, prima di andare.  Stranamente mi piacevo.

Improvvisamente sentì bussare alla porta, istintivamente mi voltai, abbozzando un sorriso, non appena vidi Dilan, il mio ragazzo, affacciarsi dalla porta.

«Posso?» domandò, sorrisi di nuovo ed annuì, lui entrò nella stanza e non appena mi fu vicino, mi osservò per un tempo che sembrò infinito, scrutando attentamente la mia immagine, poi  sorrise.

«Rosie...» mi richiamò, «Sei incantevole!» continuò, infilando le mani nelle tasche dei pantaloni, senza scomporsi più di tanto, sorrisi, quasi arrossendo, «Grazie...» mormorai, dovevo ammetterlo, anche lui stava davvero bene.

Vederlo con il completo nero mi faceva sempre un certo effetto.

«Non è un po' troppo corto questo vestito?» domandò poi, di punto in bianco, tenendo lo sguardo su di me, sorrisi e mi avvicinai a lui, passando una mano tra i suoi capelli castani.

«Assolutamente no..» mormorai scuotendo la testa, lui abbozzò un sorriso, per un attimo mi bloccai, fissando i suoi occhi azzurri, terribilmente belli, quasi ipnotizzanti.

«Dovremmo andare adesso...» affermò Dilan, distraendomi, riportandomi così alla realtà, «Si...» mormorai annuendo, «Sarà meglio non fare tardi altrimenti chi lo sente mio padre!» continuò lui, prendendo la giacca nera, trattenendo un sorrisino.

«Perché vuole che andiamo a cena da lui?» gli chiesi fissandolo, aggrottando appena la fronte.

«Onestamente? Non ne ho idea... probabilmente vuole solo cenare insieme...» rispose lui, spalancando le braccia, ricambiando lo sguardo, «E... Sicuramente vuole parlare di lavoro!» ipotizzò poi, prima di baciarmi la fronte ed uscire dalla nostra camera.

Presi la borsa dal letto e frettolosamente lo raggiunsi, era meglio non fare tardi.

Non volevo fare aspettare i miei suoceri.

Vivevo con Dilan da appena tre anni.

Il nostro era un piccolo appartamento in centro, non lontano dal posto di lavoro in cui lavoravamo.

Dilan era il figlio di Osman Demir, uno degli imprenditori più ricchi della città. Possedeva una famosa catena di Hotel, inizialmente, vivendo in Turchia, era nato tutto da lì.

Il signor Demir ebbe l'iniziativa di ampliarsi ed espandersi altrove, ottenendo ottimi risultati anche qui in Inghilterra, trasferendosi definitivamente a Manchester, città in cui vivevano da quattro anni ormai.

Unexpected || Can YamanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora