𝓺𝓾𝓪𝓽𝓽𝓸𝓻𝓭𝓲𝓬𝓲

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Ci sono due tragedie nella vita.
Una è perdere ciò che è il più caro desiderio del nostro cuore;
l'altra è ottenerlo.
(George Bernard Shaw)

Il compleanno parte 3.

ℐl mio cuore batteva all'impazzata, per colpa dell'ansia.

Dilan mi aveva trascinata via dalla festa con fretta, per chissà quale assurdo motivo. Ci eravamo allontanati bruscamente e con fretta mi aveva portata dall'altra parte della casa.

Adesso eravamo soli, in mezzo al giardino.

Continuavo a fissarlo in silenzio, aspettando che parlasse.

Sembrava molto nervoso, camminava avanti e indietro, strofinandosi le mani continuamente, il suo sguardo era assente, terribilmente freddo, sembrava non riuscisse nemmeno a guardarmi in faccia.

Era era ovvio a questo punto, che qualcosa non andava. Si era sicuramente arrabbiato perché mi aveva vista di nuovo con Can.

Sbagliavo di continuo, non ne facevo una giusta.

«Rosie» mi richiamò di punto in bianco, alzai il viso, restando in silenzio, lasciando che parlasse, «Noi non possiamo più stare insieme» continuò, tenendo lo sguardo lontano dal mio, mi guardò di sfuggita, per un brevissimo istante, poi abbassò il viso, incapace di guardarmi dritto negli occhi.

Il mondo mi crollò addosso e il cuore si spezzò in mille pezzi.

Fu come se in quel momento ricevessi un pugno.

Le lacrime cominciarono a rigarmi le guance incessantemente e il respiro si fece sempre più irregolare.

No. No. No. Avevo sentito male. Non era vero.

Non stava succedendo davvero.

«Cosa?» mormorai, mentre i battiti del mio cuore iniziarono ad accelerare, «Ma che stai dicendo?» chiesi ancora, con la voce tremante, «Noi non possiamo più stare insieme...» ripeté, con la voce calma, tremendamente tranquillo.

Mi ero illusa di aver sentito male, la realtà che mi si stava presentando era terribile.

Scossi la testa incredula, sperando che fosse solo un brutto sogno o uno scherzo, ma la sua espressione mi fece capire che aveva preso una terribile decisione.

«Perché?» gli chiesi semplicemente, «Non è il momento adatto per portare avanti una storia...» rispose lui, scrollando appena le spalle, tenendo continuamente lo sguardo basso, «Una storia? La nostra storia! Stiamo parlando di noi!» affermai alzando le mani, «Lo so...» disse lui, annuendo appena, furiosa mi avvicinai a lui e lo costrinsi a guardarmi.

«Perché? Perché diamine mi stai lasciando?» domandai fissandolo, alzando la voce, «Te l'ho detto Rosie, questo non è il momento per avere una storia...» rispose lui, prendendo le distanze, facendo un passo indietro.

Lo guardai in silenzio, allibita.

Non potevo crederci, non riuscivo a realizzare la cosa.

Mi portai le mani sul viso, asciugando le guance rigate dalle lacrime e presi un respiro profondo, cercando di calmarmi, per quanto fosse possibile.

«E' per tuo fratello?» gli domandai, con rabbia.

Ero così ferita che lo avrei riempito di insulti, eppure, stavo cercando di mantenere la calma.

«Mio fratello non potrebbe mai portarmi a fare una cosa del genere» mi rispose, degnandomi finalmente di uno sguardo, «Allora cosa? Che diavolo ti passa per la mente?» domandai, alzando le braccia, fissandolo, «Non voglio più stare con te Rosie!» esclamò lui, alzando il tono di voce, fissandomi duramente, «Io non voglio stare con te! Non posso! Non in questo momento!» continuò.

Unexpected || Can YamanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora