𝓽𝓻𝓮𝓷𝓽𝓪𝓺𝓾𝓪𝓽𝓽𝓻𝓸

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Vorrei aver fatto con te tutte le cose che ho fatto.
(Il grande Gatsby)

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𝐂𝐚𝐧'𝐬 𝐩𝐨𝐯.

«𝑆ono stanco di vedervi litigare. Sono veramente stanco di questi continui battibecchi..» affermò mio padre, con un tono serio, mentre guardava la pioggia fuori dalla finestra, dandoci le spalle.

«Qui siamo a lavoro, nessuno deve permettersi di urlare, litigare... ed insultare. Siete grandi abbastanza da capire come ci si comporta...» continuò ancora, mentre lentamente si voltava, fissando prima Dilan e poi me.

Con il suo tipico sguardo severo, da rimprovero.

Infilai le mani nelle tasche dei pantaloni e sospirai.

«Non accadrà più...» commentò prontamente mio fratello, annuendo, come se realmente avesse capito.

Avrebbe potuto illudere nostro padre, non me.

«Can?» mi richiamò prontamente, quest'ultimo, fissandomi, notando il mio silenzio, «Cosa?» gli chiesi di rimando, alzando il capo verso di lui, «E' tutto chiaro?» mi domandò, alzando le mani, fissandomi ancora, «Non devi di certo dirlo a me...» commentai, scrollando le spalle.

Non ero io quello che dava problemi, avrebbe dovuto saperlo.

Mi stupí della sua domanda, come se non mi conoscesse.

«Sai cosa intendo..» replicò lui, inclinando la testa, «Ho capito» affermai semplicemente, tagliando corto.

«Ma perché è ancora qui? Non doveva rimanere solo qualche giorno?» domandò Dilan, alzando le mani, «Lo so benissimo che la mia presenza ti irrita.. non c'è motivo di farmelo continuamente presente» gli dissi, voltandomi verso di lui, fulminandolo con lo sguardo, «Allora perché non torni alla tua vita di sempre? E ci lasci in pace?» mi domandò lui, alzando di nuovo le mani, con una smorfia di disappunto, «Sono qui per papà» replicai, duramente, non dovevo di certo dare spiegazioni a lui.

«Come no..» mormorò, scuotendo la testa, trattenendo un sorriso, prontamente mi avvicinai a lui, costringendolo ad indietreggiare lentamente.

«Io non sono come te. Non ho secondi fini» gli dissi, fissandolo duramente, «Can» mi richiamò nostro padre, fissai ancora per qualche secondo mio fratello poi, alzai le mani e indietreggiai.

«Non capisco... Allora perché sei ancora qui?» mi chiese Dilan, aggrottando la fronte, senza mai togliermi gli occhi di dosso, «Perché gliel'ho chiesto io!» rispose prontamente nostro padre, «Per quale motivo? Non abbiamo bisogno di lui! Perché lo hai chiamato?» domandò mio fratello, alzando la voce.

La mia presenza lo irritava proprio ed era quasi divertente vederlo in quel modo.

«E' qui perché tra cinque mesi andrò in pensione, il momento è vicino. Voi siete i miei figli, ho bisogno di lasciare l'azienda in mani sicure... E voi siete i soli di cui mi fido» rispose nostro padre, dandoci di nuovo le spalle, tornando con lo sguardo fuori dalla finestra.

«Ma Can non ha mai voluto l'azienda!» protestò Dilan, alzando le mani, agitandosi, «Ed è ancora così per me!» gli dissi, mentre incrociavo le braccia al petto, anche se ultimamente le cose erano cambiate.

Rosie aveva cambiato tutto.

Conoscerla aveva inevitabilmente stravolto la mia vita.
Da quando era entrata a farne parte mi sentivo vivo, felice, appagato. Credevo fermamente di non essermi mai sentito così prima d'ora.

Dio, non pensavo ad altro che lei, continuamente.

Ero così innamorato.
Innamorato pazzo.

Dovevo solo trovare il posto giusto in cui stabilizzarci e costruire un futuro insieme, ma per niente al mondo avrei rinunciato a Rosie. Era parte di me adesso.

Unexpected || Can YamanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora