𝓺𝓾𝓪𝓽𝓽𝓻𝓸

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Succede di incontrarsi per caso e tenersi per scelta,
quando il destino ti lascia
incontrare chi da sempre hai sognato.


𝐶ontinuavo a camminare avanti e indietro lungo il corridoio da una decina di minuti ormai.

Da lì a poco sarei dovuta andare a casa di Can e l'ansia stava lentamente prendendo il sopravvento.

Sapevo che si trattava di lavoro eppure sentivo di fare un torto a Dilan, non avrebbe capito che stavo andando da lui per dovere, avrebbe comunque continuato a rinfacciarmi il fatto che non mi ero opposta all' "ordine" che il signor Demir mi avevo dato.

Ma che avrei dovuto fare?

Ignorare la cosa e lasciare fare tutto a Can?

Sapevo che il signor Demir non me lo avrebbe permesso.

Avrei sicuramente perso il lavoro se avessi anche solo pensato di rifiutare a ciò che mi era stato "ordinato".

Il signor Demir era stato abbastanza chiaro, avrei dovuto farlo io e così avrei fatto.

Lavorando per lui, non avrei potuto fare altrimenti.
Lo avrei fatto si, mettendo di lato il problema familiare che tanto assillava il mio ragazzo.

Guardai l'ora sul mio orologio al polso costatando che erano le cinque in punto, Can mi stava sicuramente aspettando.

Presi un respiro profondo e cercai di tranquillizzarmi, in fondo dovevo solo andare a casa sua che problema c'era?

Era solo per lavoro.

Avrei fatto questo "favore" al signor Demir, portando i documenti a Can e dopo, avrei cercato di evitarlo per non dare ulteriori dispiaceri a Dilan visto che era già abbastanza turbato, non volevo andarci nel mezzo.

Non conoscevo affatto Can, era in città da solo due giorni, ci conoscevamo appena, eppure, per chissà quale assurdo motivo, quando mi guardava con quei suoi occhi scuri, mi sentivo andare a fuoco dall'imbarazzo, non capivo perché mi sentissi così, non capivo perché il suo sguardo avesse un tale potere, era inappropriato e surreale ma non potevo nemmeno fingere che non fosse così, ma... perché succedeva?

Presi i documenti dal tavolino in vetro, posizionato di fronte il divano e mi avviai alla porta d'ingresso, controllai di aver preso le chiavi di casa e poi me ne andai, chiudendomi la porta alle spalle.

Suonai al campanello ed aspettai ma non ci volle molto prima che Can mi aprì.

Indossava una normalissima maglietta nera con un pantalone da tuta di sotto, i capelli erano come al solito legati in un codino disordinato con un ciuffo che gli ricadeva sul viso, non appena mi vide sorrise, un sorriso così dolce e amichevole che mi fece sorridere a mia volta, fu inevitabile.

«Accomodati Rosie...» mi disse poi, togliendomi prontamente i documenti dalle mani, come se pensasse che fossero chissà quale peso da portare.

Gli sorrisi di nuovo, chiusi la porta di casa alle mie spalle, seguendolo poi fino in soggiorno.

Can poggiò i documenti sul tavolo e si voltò, sorridendomi di nuovo, un sorriso così bello e sincero che mi fece quasi dubitare che potesse essere una cattiva persona, così come Dilan voleva farmi credere.

«Posso offrirti un caffè?» mi domandò poi, «Certo. Lo accetto volentieri...» gli risposi abbozzando un sorriso, lui annuì e mi fece segno di seguirlo.

Silenziosamente mi poggiai con la schiena al mobile della cucina, osservando ogni suo movimento.

Non avrei mai nemmeno pensato che potesse essere il fratello di Dilan, erano così diversi.

Unexpected || Can YamanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora