𝓼𝓮𝓲

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Non conta la durata del tempo passato insieme,
contano solo le sensazioni,
le vibrazioni che hai quando la vedi, quando la senti.


«𝐶ome mai hai fatto così tardi ieri sera?» mi chiese Dilan, entrando in cucina, senza nemmeno degnarmi di un saluto.

Alzai il viso dalla tazza di latte con cereali, con cui stavo facendo colazione e sospirai pesantemente.

«Buongiorno anche a te...» dissi, facendo poi una smorfia, «Non hai risposto» puntualizzò voltandosi, fissandomi con un sorrisino che ricambiai, «Da quando le buone maniere sono un optional?» domandai inclinando la testa di lato, «Rosie..» mi richiamò infastidito, «Cosa?« domandai spalancando le braccia, «Rispondi» ordinò fissandomi, «Cosa vuoi che ti dica? Ero fuori con Grace e questo tu lo sai! Il tempo è volato, non mi sono proprio accorta di che ora fosse...» gli risposi sostenendo il suo sguardo.

Omettendo il fatto che avessi incontrato Can.

Il fratello tanto odiato.

Sapevo che dirglielo avrebbe solo peggiorato le cose, era stato chiaro, non dovevo parlare con lui, dovevo fingere che non esistesse.

Più facile a dirsi che a farsi.

«Capisco..» mormorò lui annuendo, mentre sistemava la sua borsa da lavoro, «Ti dà così tanto fastidio?» domandai confusa, fissandolo.

Proprio non lo capivo. Non era la prima volta che passavo una serata fuori con la mia migliore amica.

Dilan era sempre stato tranquillo su questo, non capivo questo suo atteggiamento.

Perché doveva comportarsi così adesso?

«Era solo una domanda...» rispose, tenendo lo sguardo lontano dal mio, sospirai e mi avvicinai a lui, poggiando una mano sulla sua spalla, «Cosa c'è che non va?» gli chiesi, «Nulla!» rispose prontamente, «Perché non parli con me? Perché non mi dici cosa pensi?» domandai spalancando le braccia, fissandolo, lui sospirò e si voltò, fissandomi duramente.

«Quando la smetterai di tormentarmi? Ti ho già detto che non c'è niente, sto bene!» affermò, «Ma io so che non è così... solo non capisco perché continui a tenermi all'oscuro di tutto, sono la tua ragazza, non una estranea! Puoi parlare con me, dovresti saperlo! Sono qui per questo» dissi, senza mai togliergli gli occhi di dosso.

Lui mi si avvicinò e poggiò le mani sulle mie spalle, «Rosie, io non sono come te, io non esterno i miei sentimenti» affermò, fissandomi, annuì in silenzio, turbata.

«Comunque va tutto bene» disse infine, cercando di convincermi, mentendo a se stesso chiaramente.

Era turbato e di pessimo umore, ma come al suo solito non voleva darlo a vedere, voleva nascondersi.

«Come vuoi...» mormorai, facendo un passo indietro, allontanandomi, interrompendo il contatto, lui rimase in silenzio e prese la borsa dalla sedia, dirigendosi poi all'ingresso.

«Ci vediamo in ufficio?» mi chiese, voltandosi, «No, è il mio giorno libero oggi...» risposi, restando poggiata allo stipite della porta con le braccia incrociate, «Giusto, lo avevo proprio rimosso..» commentò lui.

«Verrai questa sera vero?» gli chiesi io, fissandolo, «Dove?» chiese lui, di rimando, aggrottando la fronte confuso, «A cena dai tuoi...» dissi, ovviamente aveva dimenticato anche quello.

«No, non penso che verrò...» affermò, prima di aprire la porta ed uscire di casa, aggrottai la fronte e lo seguì, fino al pianerottolo.

«Scusami?» chiesi allibita, «Non verrò Rosie, non c'è modo di convincermi!» affermò voltandosi, fissandomi duramente, «Ma tuo padre ci tiene molto, così come tua madre! Devi venire!» insistetti, «Doveva pensarci prima di chiamare Can!» esclamò lui, infuriato.

Unexpected || Can YamanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora