𝓺𝓾𝓪𝓻𝓪𝓷𝓽𝓪

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Il mondo è diviso in due: quelli che ti vogliono e quelli
che dicono di volerti.
E per quanto le parole possono essere belle e rassicuranti,
quelli che ti vogliono, senza dire niente,
ti vengono a prendere.

Andrà tutto bene. Andrà tutto bene.

Presi un respiro profondo, cercando di rilassarmi, mentre nella mia mente mi infondevo coraggio.

Era solo una giornata di lavoro.

Avrei svolto i miei doveri senza distrarmi, pensando ad altro, senza pensare a Can.

Avevo così tante cose da fare che la giornata mi sarebbe sicuramente volata.

Almeno così speravo.

Posai il cappotto nell'appendiabiti e dopo aver preso il cellulare dalla tasca andai a sedermi alla mia scrivania.

Accesi il computer ed aspettai, controllando velocemente gli impegni della giornata nella mia agenda.

Il signor Demir stava ancora cercando di risolvere la questione con i nostri clienti, dopo quello che era successo, per colpa di Dilan, la situazione qui in azienda non era più la stessa.

Confessare di aver perso quei documenti ci aveva senz'altro fatto perdere di credibilità, le persone ci trattavano in modo diverso, non erano più sicuri di noi come una volta, erano scettici e dubbiosi, in poche parole, non sapevano se potevano ancora fidarsi di noi.

«Rosie!» mi richiamò improvvisamente il signor Demir, affacciandosi dal suo ufficio, «Vengo subito...» gli risposi, mentre velocemente riposavo l'agenda nel cassetto.

Mi alzai e gli andai incontro, forzando un sorriso.

«Dica..» gli dissi con un cenno del capo, «Io sto uscendo, ho una riunione importante..» mi informò, «Questi sono alcuni dei documenti da firmare riguardo i lavori dell'Hotel a New York, vorrei che li portassi a Can!» continuò, fissandomi.

Dio, proprio lui.

Ci mancava solo questo.

«Sono sorpresa...» confessai, l'uomo sorrise, «Voglio dare un'altra possibilità a Can. Conosco mio figlio come le mie tasche, deve essere successo qualcosa a quei documenti, non può averli persi come se niente fosse» mi rispose poi, sostenendo il mio sguardo, «Sono felice di sapere che ha preso questa decisione. Suo figlio tiene molto a lei e all'azienda, non farebbe nulla che potesse remarvi contro...» affermai, annuendo, «Motivo per cui gli consegnerai questi documenti» mi disse l'uomo, porgendomi una carpetta, contenente i fogli.

Ma perché non glieli portava lui prima di uscire?

«D'accordo... Glieli porto subito...» affermai, rassegnata.

Era pur sempre il mio capo, dovevo fare ciò che mi diceva.

«Oh, Rosie...» mi richiamò di nuovo, voltandosi, prima ancora che lasciasse l'ufficio, mi voltai verso di lui, aggrottando la fronte.

«Sbaglio o domenica è il tuo compleanno?» domandò inclinando la testa, fissandomi, ero sorpresa nel vedere che se lo ricordava, «Lo è» confermai, «Hai impegni?» domandò, senza togliermi gli occhi di dosso, «No, non credo. È che... In realtà non ho molta voglia di festeggiare quest'anno..» gli dissi, scrollando le spalle, lui sorrise e si avvicinò.

«Mia moglie vorrebbe invitarti a cena da noi, niente di particolare, solo una cena...» mi disse, quasi sorrisi.

Era davvero carino da parte sua, volevo accettare ma la situazione in cui mi trovavo complicava le cose.

Unexpected || Can YamanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora