𝓭𝓾𝓮

3.4K 177 11
                                    

Il momento in cui con più probabilità può succederti qualcosa di veramente straordinario,
è quello in cui sei certo che niente potrà accaderti.
(Jane Pauley)


𝓘ncredibile, la serata non era nemmeno cominciata ed aveva già preso una brutta piega.

Nella stanza era calato un terribile ed estenuante silenzio.
Un silenzio che durava ormai da troppo tempo.

Ero rimasta in disparte, vicino la porta del soggiorno, affiancata da mia suocera che, come me, non sapeva cosa dire o cosa fare, Dilan se ne stava con le mani sui fianchi e lo sguardo perso nel vuoto, era visibilmente confuso e sconvolto dalla presenza del fratello, il quale, era di sicuro l'ultima persona che avrebbe voluto vedere.

Avrei voluto fare qualcosa, avrei voluto essere di aiuto ma vederlo in quello stato mi frenava, pensavo che non fossero affari miei, credevo di dovermene stare in disparte e far risolvere la cosa a mio suocero, qualora ci fosse riuscito.

Conoscevo Dilan, era molto testardo ed orgoglioso, fargli cambiare idea era difficile, se non impossibile.

Sapevo che detestava suo fratello come sapevo che non avrebbe facilmente sorvolato sulla cosa e la sua reazione ne era la conferma.

«Possiamo parlare?» gli chiese Can, ad un tratto, con un tono pacato, facendo un passo avanti, verso il fratello, il quale lo squadrò dalla testa ai piedi, con un'espressione sprezzante, come se stesse guardando il male.

Mi chiedevo cosa lo avesse portato a provare un tale odio verso suo fratello.

Suo fratello, sangue del suo sangue.

Involontariamente, osservai Can anche io, seppur in modo diverso, osservai con attenzione la sua figura, decisamente diversa da quella di Dilan, non vi era nemmeno paragone.

Can era molto più alto, aveva un fisico scolpito e atletico, la classica corporatura di chi passava ore ed ore ad allenarsi in palestra.

Ii suoi occhi erano scuri e profondi, il ché rendevano il suo sguardo terribilmente attraente ed ipnotizzante, i capelli erano lunghi e legati in un codino disordinato.

Più lo osservavo, più mi rendevo conto di quanto fosse diverso da suo fratello, talmente diversi da non sembrare nemmeno fratelli;
il bianco e il nero.

Persino nel modo di vestire si differenziavano.

Lo stile di Can era molto diverso da quello di Dilan, il quale vestiva sempre in modo elegante, curato ed impeccabile, anche troppo.

Can invece, l'esatto opposto, il suo stile era casual, moderno ma comunque curato in ogni dettaglio, si capiva che prestava molto attenzione.

«Hai fatto un viaggio a vuoto Can... Io non ho alcuna intenzione di parlare con te!» gli rispose Dilan, scuotendo la testa, contrariato, Can sospirò e alzò gli occhi al cielo scocciato, ma comunque consapevole di questo atteggiamento da parte di suo fratello, «E' qui perché l'ho chiamato io...» confessò il signor Demir, intervenendo, come se volesse discolpare il figlio ma Dilan scosse la testa e sorrise.

«E' proprio questa la cosa che mi fa infuriare! Per quale assurdo motivo è qui? Perché diamine lo hai chiamato?» domandò poi, spalancando le braccia, con gli occhi accecati dalla rabbia, «Perché è mio figlio! Non lo vedo da anni e perché domenica c'è la festa per i miei cinquant'anni, volevo che ci fosse anche lui..» gli spiegò il padre, poggiando una mano sulla spalla del figlio, che lo fissò in silenzio, scrutandolo con attenzione, sembrava non credergli, come se ci fosse dell'altro sotto.

«Hai sbagliato ad invitarlo... sai benissimo che non voglio avere nessun tipo di contatto con lui, tu, più di chiunque altro sai come la penso! Non dovevi farmi questo...» commentò Dilan, allontanandosi, scuotendo la testa, «Vuoi davvero continuare ad ignorarlo e fingere che non esista?» gli chiese il padre, aggrottando la fronte, dispiaciuto e deluso.

Unexpected || Can YamanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora