𝓽𝓻𝓮𝓷𝓽𝓪𝓷𝓸𝓿𝓮

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Ho conosciuto addii che volevano
dire stringimi più forte.
Cit.

𝑪ontinuavo a fissare il soffitto bianco sopra la mia testa da un'ora abbondante ormai.

La sveglia era suonata da un pezzo ma l'avevo zittita con un colpo della mano, fregandomene se fosse già ora di alzarsi.

Sbuffai e mi voltai, coprendomi con il piumone, fissando un punto indefinito della camera.

Non volevo alzarmi perché sapevo che, una volta in piedi, avrei iniziato a svuotare l'appartamento, riempiendo gli scatoloni con le mie cose.

Non ero pronta a questo, non ero pronta a lasciare l'appartamento ma soprattutto, non ero pronta a lasciare Can.

Cambiare casa e quindi, di conseguenza, allontanarmi da lui, avrebbe inevitabilmente cambiato le cose tra di noi, sapevo che sarebbe andata così. Credevo fosse inevitabile.

Sospirando mi alzai, legai i miei lunghi capelli neri in una coda alta e andai a prendere dall'armadio una tuta, prima di uscire la camera da letto mi affacciai alla finestra costatando che stesse piovendo, fantastico.

Ci mancava solo la pioggia.

A passo lento, con i piedi che strisciavano per terra, raggiunsi la cucina, dopo essermi cambiata.

Mi preparai un caffè caldo e andai a controllare il telefono, con delusione vidi che Can non mi aveva cercata.

Brutto segno.

Cercai di non dargli peso e iniziai a prendere gli scatoloni dal ripostiglio, portandoli nel soggiorno, nel frattempo però, il campanello suonò.

«Buongiorno!» esclamò Grace, non appena mi fu davanti, le sorrisi, mentre la delusione prendeva il sopravvento.

Avrei tanto voluto che fosse Can.

Il mio cuore sembrò spaccarsi di nuovo in mille pezzi.

Mi spostai e con un sorriso la invitai ad entrare.

«Ho portato il caffè e le ciambelline fritte che tanto ti piacciono!» affermò, voltandosi verso di me, inevitabilmente le sorrisi, apprezzando ciò che aveva fatto.

Stava cercando di tirarmi su anche se sapeva essere difficile in un momento del genere.

«Poggiale pure sul tavolo..» le risposi mentre raggiungevo il divano, «Come va? Stai bene?» mi domandò, inclinando la testa, fissandomi, «No. Per niente...» confessai, scuotendo la testa, «Mi dispiace così tanto tesoro..» commentò lei, avvicinandosi, sedendosi al mio fianco.

«Credo che tornerò dai miei genitori..» le dissi, voltandomi, abbozzando un sorriso, ormai rassegnata.

«Vuoi tornare a casa dai tuoi?» mi chiese allibita, «Ho altra scelta? Dove dovrei andare?» le chiesi, alzando le mani, ci avevo riflettuto a lungo ma non avevo trovato un'altra soluzione.

«Puoi venire a stare da me..» rispose lei, sorridendomi, prontamente scossi la testa, per niente d'accordo, «No, non voglio disturbarti. Non so nemmeno per quanto tempo dovrei rimanere da te... In questo momento è tutto così confuso..» le risposi, mentre mi torturavo le mani nervosamente.

Apprezzavo la sua proposta ma mi sembrava troppo.

«Rosie, tu sei mia sorella! Non mi disturberesti affatto!» affermò lei, «Anzi, sarebbe bello se stessimo insieme per un po'...» continuò, con un sorriso, cercando di convincermi, sospirai e scrollai le spalle, indecisa, non sapevo davvero cosa fare.

«Va bene. Ci penserò..» le dissi, abbozzando un sorriso, lei poggiò una mano sulla mia spalla e sospirò, «Odio dirtelo, ma credo che dovremmo iniziare a riempire gli scatoloni..» affermò poi, mentre si alzava, io annuì e rassegnata feci lo stesso.

Unexpected || Can YamanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora