Capitolo II

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Lisa si sedette al secondo banco, mentre Elisabeth e Antony si sedettero dietro. Come ogni venerdì la ragazza, a causa del podcast, fece la prima ora e metà della seconda, per poi saltare circa un'ora e mezza di lezione. Le piaceva far parte di quel mondo. A fine mese riceveva anche un piccolo "stipendio", qualche banconota che lei consegnava sempre alla madre, le voleva molto bene.

Per lei questa città rappresentava un nuovo inizio.

La causa di tutto era dovuto al tradimento del padre di Lisa verso sua moglie. La madre era rientrata in casa con la spesa nelle mani, aveva aperto la porta della sua stanza e si era trovata davanti una donna con un reggiseno rosso e senza slip stretta al marito che ansimava sul letto. La reazione fu molto rapida. La madre, responsabile della sicurezza della banca della vecchia città , non ebbe esitazioni nel cercare un bravo avvocato divorzista per la tutela sua e della figlia e nel comprare una nuova casa dove si trasferirono loro due.

A scuola era passata la prima ora, l'ora di chimica. Tutti dormivano, Elisabeth quasi russava, mentre Lisa era felice, proprio come un bambino piccolo che va al parco giochi. Passarono circa venti minuti, quando bussò una persona alla porta dell'aula. Era il preside Alvarez. Tutti in piedi. Nessuno più dormiva.

« Salve professoressa, sono qui per prelevare la bestiolina »

« Se la signorina Collins fosse una bestiolina, lei cosa sarebbe? », secondo Lisa c'era troppa confidenza fra i due. Probabilmente essendo entrambi single, il weekend si accendeva una lucina. Lucina rossa.

"Il preside ha solo un figlio, si chiama Andrew, penso che abbia la nostra età: Antony lo ha conosciuto ed ha detto che sembra un hacker: uno che compra illegalmente le cose dai siti oscuri, tipo dark web. Ah sì, poi hanno anche problemi economici. Infatti, anche se a me non importa niente dei soldi, dovrebbero pagarmi almeno il doppio di quello che mi danno mensilmente".

La ragazza scese le scale, lo studio era al piano terra. Era un locale con pareti di vetro satinato. La trasmissione iniziava ogni venerdì alle dieci, ogni volta aveva circa trenta minuti per perfezionare la scaletta: oggi, nell'ultima puntata, avrebbe parlato di social, di amici e dei provini di dopodomani.

« Trenta secondi Lisa » mi disse una bidella.

« Sappi che noi ti vogliamo bene » mi disse la vicepreside.

La campana suonò: tutti gli studenti iniziarono a correre verso l'altoparlante più vicino dalla loro classe e Lisa iniziò l'ultimo podcast. L'ultimo podcast della sua vita.

Passarono circa trenta minuti, Lisa salutò i suoi ascoltatori, riorganizzò in alcuni scatoloni di cartone le fotografie che teneva sul tavolino.

La maggior parte delle foto ritraevano lei e suo padre, poiché non conosceva appieno la causa della separazione fra i genitori: la madre le aveva detto che il padre aveva un'altra. Tutto qui.

Uscì abbastanza velocemente dall'aula, andò verso la classe quando in lontananza vide il preside.

« Signorina Collins, dove sta andando così di corsa? Ha rubato qualcosa? »

« Ma certo che no, Signor Preside. Sono solo in ritardo e sto andando in classe.»

« Senti Lisa, io e te dobbiamo parlare. Dopodomani ci saranno le selezioni per il nuovo conduttore o la nuova conduttrice »

« E quindi signore? »

« Lisa, sono in trenta. E fra questi trenta nullafacenti, ci sta quella merda di Berrins »

"Simon Berrins, figlio di Joel Berrins, sindaco di questa città".

« Lisa, tu non lo devi fare per me, lo devi fare per tutte le persone che ti ascoltano settimanalmente. Deve vincere una persona apprezzata dal pubblico e brava; non di certo un raccomandato, amato dalle persone a causa della sua ricchezza. »

« Signor preside, cercherò di fare del mio meglio, ma non le assicuro niente.»

« Io credo in te, Lisa. »

Si allontanò dal preside con gli occhi lucidi. Ci teneva a quel posto, ma qualcuno dentro di lei le ripeteva che tanto era inutile.

Tornò in classe, erano circa le undici. Oggi si facevano quattro ore, e la quarta era educazione motoria.

Lisa si avviò verso la palestra, era l'ultima della fila. Aveva un mal di pancia fortissimo, aveva il ciclo; non riusciva a fare palestra e quindi si portò in mano un quaderno a righe dove poter scarabocchiare. Secondo la prof, il quaderno serviva per fare qualcosa, invece di stare seduti a non fare niente.

Lisa si sedette sulla panca di legno ed era l'unica. Di solito sono quasi cinque, sei, le persone che saltano ginnastica, tranne oggi. Una musichetta di circa tre secondi partì dal suo cellulare, era un messaggio della mamma: OGGI VENGO A PRENDERTI IO, A DOPO.  

Credo che si chiami LisaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora