Capitolo XIX

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« Pronto, chi parla? »

« Agente, mi ascolti, sono Garcia. Ho ascoltato tutti gli interrogatori. Sono stati i ragazzi! I ragazzi! Avvisi l'agente Cook e avvisi le pattuglie A8 e B2, che lavorano nella zona dei ragazzi. Dobbiamo andare a casa in zona centro » . Garcia era un brillante agente e, seppur il collega gli avrebbe risposto con un ma ti sei ubriacato? gli doveva dare ragione.

« Ci incontriamo a casa del ragazzo, credo che stia insieme alla ragazza »

« Aspetti, guardi la foto che le ho mandato su whatsapp »

Sul telefono dell'ispettore apparve una storia instagram di @antony.moralesss caricata 54 minuti prima. Nella foto vi era Antony con Elisabeth, erano a cena insieme al ristorante accanto a quello dove Garcia aveva portato Cook a mangiare.

« Il ristorante è proprio accanto alla casa del ragazzo. Dobbiamo fare irruzione nel locale, non abbiamo altra scelta »

« Ci vediamo in centrale fra trenta minuti » disse l'ispettore.

Questa volta Garcia arrivò in anticipo, c'era l'ispettore con cui, neanche mezz'ora prima avevano parlato al telefono.

« Allora, dammi una motivazione! » disse con tono minaccioso

« Ci hanno detto ottocento volte di essere entrati in casa della ragazza, ma dentro non c'era nessuno. Come sono entrati se non c'era nessuno in casa? » rispose con tono altrettanto minaccioso, che fece azzittire l'agente. In caserma erano venti e per la prima volta Garcia convinse tutte le persone con la sua ipotesi.

« Quindi? Cosa facciamo? » chiese un agente, probabilmente il più giovane nella stanza

« Andiamo al ristorante e li ammanettiamo. Sono minori, dobbiamo contattare subito i genitori. Non possiamo portarli in centrale così di corsa. Che nessuno usi le armi » disse Garcia cercando la collega che non era presente nella stanza. Le macchine sfrecciavano lungo le strade deserte, la luna era piena. Quella sera, mentre stava guidando nervosamente, Garcia pensò all'agente Cook, che non vedeva da giorni e che aveva riagganciato tutte le volte che lui aveva provato a chiamarla.

« Qui agenti A1, mancano 700 metri al locale »

« Agente B3, la sento »

« Agente A7, tutto chiaro A1 »

Essendo un mese estivo furono circa venti le persone sfortunate che stavano mangiando sotto le stelle e che videro arrivare cinque macchine davanti ai loro occhi. Panico.

« Garcia, vai! »

« Polizia, state fermi per favore »

Garcia si avvicinò al bancone, dove un ottimo odore di pizza lo distrasse per un istante « Ci devono essere due ragazzi qui, sono accusati di omicidio »

« Garcia, corri » lo ignorò.

« Luke, a che tavolo stavano i ragazzi, quei due che avevano entrambi la maglietta rosa. I ragazzi che hanno ordinato la doppia porzione di crocchè »

« Sonia, stavano al sette. E' il mio tavolo. E' lì, in fondo al locale » disse il cameriere rivolto a Garcia.

« Tavolo 7, in fondo al locale. Fate attenzione! » gridò Garcia. I poliziotti si avviarono di corsa verso il tavolo sette, mentre le persone agli altri tavoli rimasero immobili, temendo un attentato o qualcosa di simile. « Garcia » sentì la voce di un agente in lontananza « Il tavolo è vuoto »

I ragazzi devono essere lì, lo so, non possono essere scappati o li avrebbero visti. Come hanno fatto a sapere che stavamo venendo qui?

Garcia parlò nel suo walky talky: « I ragazzi devono essere ancora nel locale, A3 avviati all'entrata. Non urlate, dite alle persone di rimanere calmi, non c'è nessun pericolo » .

Le tovaglie lunghe coprivano le gambe dei tavoli.

« Alzate le tovaglie, saranno sicuramente lì sotto »

Tutti gli agenti iniziarono ad alzare le tovaglie, ma non c'era nessuno lì sotto.

« Andate in cucina, io e l'agente A2 andremo nei bagni » .

Garcia scese le scalette, luci spente, corridoio molto lungo. Camminava a rilento, sentiva la presenza di qualcuno mentre avanzava. Il collega lo seguiva da vicino. Mentre camminavano si sentiva il suono irregolare di una lampadina che dava falso contatto, vedevano una piccola lucina provenire da una stanza. Era il bagno. Mancavano si e no 2 metri.

« Agente ci sei? » nessuna risposta.

L'agente non era più dietro di lui. « Agente A2 dove sei? » .

Urlo. Garcia sentì un urlo. E non era quello dell'agente A2.

« Aha, cazzo! » , qualcuno saltò su di lui

« Aiuto » , disse l'agente, ma nessuno gli rispose. Cercò di liberarsi con tutta la forza che aveva, si rialzò e con la lucina che teneva nella tasca destra illuminò il volto della persona: Anthony Morales.

« Che sorpresa, stronzi »

Garcia gli intrecciò le braccia dietro la schiena, Antony gli tirò un calcio sulla pancia, ma Garcia avendo le mani a disposizione prese le braccia del ragazzo e gli mise le manette, in lontananza vide anche Elisabeth che spiava dallo spioncino della porta.

« Agente Garcia, è lì? »

« Venite, li ho presi » .

Credo che si chiami LisaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora