Capitolo XVIII

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*33 giorni dopo la morte di Lisa Collins*

Erano passati circa venti giorni da quando la polizia aveva dichiarato chiuso il caso Collins. Il colpevole è la persona meno ovvia: secondo i ragazzi, la persona meno ovvia era il preside Alvarez, e, secondo gli agenti del distretto, era proprio così. Ma perchè mentire? L'unico a cui il caso non tornava era sicuramente Garcia, forse perchè, essendo un tipo ansioso, non poteva vivere con la perenne ansia che aveva avuto con il caso Clark. Ogni giorno ascoltava le registrazioni di tutti gli interrogatori su file mp3 e leggeva le trascrizioni degli stessi. Cercava una risposta che magari settimane prima, lui o la collega, non avevano preso in considerazione. Il fatto che molte persone non avessero nessuna stima per Lisa lo turbava più di ogni altra cosa: non sapeva se ritenerla una cosa positiva per la sincerità dei testimoni o negativa per qualcosa che ancora sfuggiva loro. James lo sapeva, era sicuro che fra tante persone sincere, c'era sicuramente qualcuno che mentiva. E lui sapeva che la menzogna stava per essere scoperta. Contattò semplicemente il suo capo dicendo che avrebbe ricominciato ad analizzare tutte le prove che aveva, per ricominciare il caso in solitudine. Erano passate anche quasi due settimane da quando non sentiva Cook: non gli rispondeva neanche al telefono. Secondo un collega, Cook sarebbe partita per l'Italia per una vacanza con la madre. Pensò all'interrogatorio dei ragazzi, non gli tornava affatto la loro versione: Alvarez finalmente ha trovato una donna e cosa fa? Uccide la figlia?. Tutto era molto confuso, si chiedeva come la polizia avesse potuto dichiarare chiuso il caso, non se lo riusciva a spiegare. Partì dall'interrogatorio della madre, poi quello dei compagni di classe, poi quello del preside, successivamente quello dello spacciatore, che in questo momento si trovava in cella per spaccio, ed infine quello di Antony ed Elisabeth.

Siamo entrati in casa, ma non c'era nessuno e così siamo usciti. Ma non c'era nessuno. Siamo entrati in casa. « Non ci credo » esclamò « Per entrare in casa serve una persona che ti apra alla porta » .

Credo che si chiami LisaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora