Il messaggio che apparve sul gruppo whatsapp del dipartimento fu del tutto inaspettato. La scientifica aveva analizzato tutti gli oggetti della ragazza: a partire dai trucchi fino ad arrivare al telefono. Inizialmente, oltre a degli stupidi bigliettini d'amore indirizzati ad un ragazzo, probabilmente Antony, non trovarono nulla, ma al momento del controllo del cellulare, oltre ad alcune foto compromettenti, mandate ad un numero non memorizzato, trovarono un messaggio che forse poteva chiarire la situazione.
Il messaggio era di Antony.
CI VEDIAMO ALLE 11. PORTO SOLO 0.2 G, messaggio seguito da una serie di faccine.
« Antony ha portato la droga? »
« L'agente di turno ha detto che i ragazzi dovevano andare a trovare la ragazza, ma li abbiamo bloccati » disse un collega di Garcia.
« E quando li hai bloccati, probabilmente, avevano la droga nello zainetto »
« Ma non avevano nessuno zainetto! Li ho visti bene »
« E allora l'avevano in tasca, complimenti agente! »
Continuò l'agente Cook: « Dobbiamo andare piano, domani sottoporremo i due ad un interrogatorio. Sono ragazzini, non scapperanno » - « Sì agente, inizieremo tutti con molta tranquillità e poi, se necessario, partiremo con le accuse »
« Agente Garcia, il messaggio è stato mandato da Antony, non da Antony ed Elisabeth »
« Non vuol dire niente, ispettore. E' da una settimana che li dobbiamo interrogare: Cook si occuperà, con molta calma, della ragazza ed io del ragazzo »
« Garcia, voglio seguire entrambi gli interrogatori, quindi faremo prima uno e poi l'altro e vedremo se le risposte combaceranno »
« Dobbiamo coglierli di sorpresa. Non avranno neanche preparato un alibi, si dichiareranno solamente innocenti, ne sono sicuro »
« E probabilmente lo sono davvero » disse Cook che, in qualche modo, cercava sempre di proteggere gli accusati.
Garcia, uscì dalla stanza, non salutò nessuno e prese la sua macchina per schiarirsi un po' le idee: arruffava sempre le sopracciglia, lui sosteneva che servisse contro la luce del sole, invece era solo un tic nervoso.
Non accese le sirene: non aveva fretta di andare da nessuna parte, voleva solo guidare un po'. Parcheggiò vicino la casa della vittima, in lontananza vide il vicino Tunch che andava a buttare la spazzatura, la moglie lo controllava dalla finestra della cucina.
Stava aspettando che la madre di Lisa uscisse di casa.
Non voleva fare niente: non voleva parlarle, voleva solo vederla. Dopo circa venti minuti, una donna uscì dall'appartamento. Era la madre di Lisa: aveva i capelli legati, degli occhiali neri, probabilmente per coprire le lacrime, ed un foulard viola intorno al collo.
L'obiettivo di Garcia non era di seguirla, ma voleva studiarla meglio. Cercava di capire chi le ricordasse la donna: forse una vecchia collega o una ex o...
Erano giorni che questo dubbio lo accompagnava. Quella donna gli ricordava qualcuno, qualcuno di importante. Aveva quasi pensato di fermarla, ma in una situazione così drammatica decise che non era il caso e rimase con i suoi dubbi. La macchina ripartì. L'agente passò al negozio messicano per prendere il cibo per la cena e si avviò nel suo appartamento.
STAI LEGGENDO
Credo che si chiami Lisa
Mystery / ThrillerCOMPLETATA! Una ragazza è stata uccisa: Lisa Collins classe 2004 viene trovata morta nel soggiorno del suo appartamento. La situazione si complica quando si scopre che la ragazza non aveva amici, ad eccezione di Antony ed Elisabeth, e viveva sola c...