Capitolo XVII

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*9 giorni dopo la morte di Lisa Collins*

Il latte, praticamente bollente, era sul pentolino. Garcia si era appena svegliato. Era a casa sua. Scolò il latte, aprì il cassetto da cui prese tre biscotti di cioccolato e miele e si sedette nel suo balconcino, rivolto verso l'autostrada che collegava il centro con la costa. Quella mattina fu molto particolare: per la prima volta non pensava al lavoro, ma pensava solo a se stesso, ai suoi genitori e alle persone a cui voleva realmente bene, anche se non erano molte.

Tutto questo nonostante sul suo telefonino fosse comparso il messaggio CI VEDIAMO QUESTO POMERIGGIO ALLE 15 PER L'INTERROGATORIO con un cuore rosso.

Andò a fare la spesa con Marcus, vecchio compagno di scuola: "da canne con gli amici a poliziotto è uno schiocco di dita", gli ripeteva sempre prendendolo in giro.

La loro amicizia era terminata col liceo: Garcia aveva scelto lo scientifico, mentre Leopold scienze umane. Lui non era mai stato una persona solare e soprattutto non era mai stato bravo a scuola: se l'era sempre cavata per fortuna. Neanche un debito, tutti cinque punto sette. Ma dopo il liceo aveva capito che tutte le cose fondamentali che una persona ottiene nella vita sono frutto di lavoro e impegno.

E poi dieci anni prima non era neanche così stronzo.

Ritornato a casa sistemò la spesa e fece una telefonata al padre, il quale, da sette anni, abitava da solo in una bella casa sulle rive della Senna. Il padre gli diede numerosi consigli sull'interrogatorio, primo fra tutti quello che lui utilizzava di più: « Ti devi fare amico il nemico, così ti dirà il motivo per il quale è diventato il nemico » .

Ormai si era fatto tardi, erano quasi le quattordici; terminò di bere la sua redbull sugar free ed iniziò ad asciugare i piatti. Era a suo modo elegante: aveva una bella camicia bianca ed un paio di jeans blu chiaro.

Le strade, quel pomeriggio, erano deserte: c'erano solamente i vecchietti con le bici elettriche che sfrecciavano lungo la pista ciclabile.

Boom.

Uno scoppio.

Le poche persone che erano lungo la strada videro cos'era effettivamente successo.

La macchina di Garcia era andata a sbattere contro una decappottabile. Entrambi gli autisti, una volta scesi, si resero conto che il rumore dell'impatto era inversamente proporzionale ai danni. Stavano entrambi bene. La donna disse che secondo lei potevano ripartire come se non fosse successo niente. Capì dopo che la donna gli aveva detto questo perchè il faro sinistro della sua vettura era completamente spento e che la causa dell'impatto era che la donna non si era fermata allo stop. Quel piccolo incidente causò circa venti minuti di ritardo e nove chiamate perse dai colleghi.

« James, sono Sandra. I ragazzi sono qui, io non so se iniziare da sola, ti aspetto per altri trenta minuti » .

Passarono circa venti minuti e Garcia varcò la porta del suo ufficio, dove trovò l'agente Cook

« Ho fatto un incidente, brutta storia. I ragazzi dove sono? »

« Sono entrambi dentro la sala, partiamo con il ragazzo e poi la ragazza. Fra un interrogatorio e l'altro non devono neanche avere il tempo di salutarsi, altrimenti va tutto a puttane » .

La porta rossa alla mia sinistra si riaprì, era sempre lui. Il mio cuore batteva velocemente. L'uomo dalla barba folta e dagli occhi verdi si avvicinò a breve distanza. Mi guardava. Entrò una seconda persona, era una donna. Sul suo cartellino c'era scritto "Cook". L'uomo, con un tono molto deciso iniziò a rivolgermi la parola. « Mi perdoni se l'abbiamo fatta aspettare così a lungo. Cercheremo, con una domanda, di recuperare tutto il tempo perduto. E' lei l'assassino di Lisa Collins? »

Credo che si chiami LisaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora