17. Giro di confessioni

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La verità è che, da quando hanno spostato il Dungeon lungo le rive del Tamigi nella zona più turistica della città, non dobbiamo andare molto lontano.

«Aspettami qui». Le dico, mentre la accompagno vicino al parapetto che separa il Dungeon da un salto nel fiume. «Fuma una sigaretta, guarda la gente che passa, insultala se ti fa stare bene, fai quello che vuoi, ma non scappare. Non ti muovere».

Fidarsi è bene, ma non fidarsi di Elle – soprattutto in questo momento – è lecito.

Se potesse fuggirebbe anche sulle mani. Tutto, per togliersi da questa situazione imbarazzante, ma è ora di affrontare l'elefante nella stanza e lo faremo a modo mio.

Mi guarda mentre mi allontano, per capire dove sto andando, così cerco di confonderla smarrendomi tra la folla. Allungo il tragitto verso la mia meta e, una volta sicuro che Elle mi abbia perso di vista, torno verso il mio obiettivo.

Vado verso la biglietteria del London Eye e mi metto in coda, ma l'attesa mi rende nervoso. Ho paura che l'occasione passi, che Elle cambi idea e mi pianti in asso su due piedi, così cerco qualcuno del personale a cui rivolgermi dopo aver trovato le informazioni necessarie di quel che mi serve sul loro sito. Per attirare l'attenzione su di me c'è solo un modo: farmi riconoscere. Per questo mi levo il berretto e gli occhiali da sole.

Dopo aver convinto un ragazzo dello staff a farmi saltare la fila, mi ritrovo in poco tempo in una cassa che è stata aperta solo per me e davanti, per fortuna, ho una ragazza. So che non è carino, ma uso la mia fama per velocizzare il procedimento e cercare di ottenere quello che voglio.

«Ciao». La saluto con il sorriso più accattivante che possa riuscirmi e sfodero il mio asso nella manica. Un gesto naturale che, però, so che stende le mie fan. Basta leggere i blog e le pagine tumblr sul mio conto per rendersene conto. Mi passo una mano tra i capelli per scompigliarli.

No, non sono narcisista, sono solo curioso e ho scoperto che leggere quello che le mie fan dicono di me è prezioso: sono armi che tornano a mio vantaggio, come in questo caso. Pensano che io in una determinata città alloggi in quell'hotel? Bene, prenoto anche lì e poi mi dirigo da un'altra parte. È sopravvivenza.

La cassiera arrossisce subito e assume un'espressione sognante. Bene, direi che mi ha riconosciuto. E che forse spera anche lei di fare un giro sul London Eye con me. Mi dispiace, dolce creatura, non sei compresa nel pacchetto. Sarà per la prossima volta. O la prossima vita.

«Ciao, Sebastian» Balbetta adorante, con il respiro incerto, ho quasi paura possa svenire da un momento all'altro. «Come posso esserti utile?»

Per darle il colpo di grazia leggo il nome sul cartellino. «Allora, Mary». Sobbalza quando pronuncio il suo nome, non si aspettava una simile confidenza. «Mi serve una cabina. Ho visto il pacchetto San Valentino».

Ebbene sì, sto per sperperare la bellezza di quattrocentocinquanta sterline in questo modo. Una cabina riservata a noi due. Con gli stessi soldi, se mi impegnassi, complice un po' di organizzazione e lungimiranza, organizzerei una vacanza per otto persone al Four Season di New York nella settimana di capodanno, ma ho uno scopo da raggiungere e mi metto una mano sul cuore per la causa. E l'altra sugli occhi mentre estraggo la carta di credito.

Una volta effettuata la transazione passo alla contrattazione.

«Mi raccomando, Mary, ti chiedo discrezione. Questa follia rimarrà tra te, me e al massimo il tuo collega che mi farà accedere alla cabina. Posso contare su di te?» Mi sento uno stronzo a trattarla in questo modo, ma ho bisogno davvero della sua riservatezza e di tutta la collaborazione possibile.

Arrossisce, come se le avessi chiesto di mantenere un segreto che ci lega per la vita. La vedo annuire con eccessiva convinzione. «Certo, non c'è nemmeno da chiederlo».

(Im)perfetta per meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora