11. Bridget Jones vs Mike Tyson

4.6K 261 166
                                    

Un film diceva: il genio è fantasia, intuizione, decisione e velocità d'esecuzione.

E io, è chiaro, non ho nessuna di queste capacità.

Cerco di pensare velocemente per cercare di nascondere la delusione, anche se Elle sembra più concentrata sulle parole che ha da dire, piuttosto che prestare attenzione alla mia reazione, quasi il sesso avesse dovuto soddisfarmi appieno per non farmi ragionare su altro.

«Certo, prego». Con una mano le cedo la parola, nel mentre tento di capire come reagire a quello che dirà.

La verità è che per me è difficile mettere insieme un pensiero coerente, non ora che ho ancora sulle labbra il sapore di un desiderio che so che non si realizzerà.

È come avere una mano proiettata sul nastro del traguardo, un segno tangibile di essere arrivato alla meta, aspettarsi la sensazione della seta sotto le dita e, invece, raggiungere un qualcosa che si rivela essere ricoperto di spine che ti bucano i polpastrelli e ti feriscono quando hai le difese abbassate, cioè quando sei convinto di avercela fatta.

E, cazzo, è in questo momento che fa più male.

Non so ancora cosa voglia dire Elle, ma so che se dopo del sesso ci sono da mettere in chiaro le cose, non è niente di buono.

«Perfetto». Comincia incerta, dopo essersi coperta il seno con il lenzuolo leggero ed essersi messa a sedere. «Siamo giovani e dobbiamo goderci la vita. E per farlo non ci servono complicazioni. E il sesso può esserlo, ma non deve esserlo per noi...»

Mi fa piacere per una volta non essere l'unico in difficoltà, perché Elle sembra sempre così padrona di se stessa da far risultare gli altri in difetto. Ma, ahimè, questa mancanza di chiarezza mi irrita come poche altre cose nella vita e non riesco a mascherare la mia irritazione.

«Dio, Elle! Devo prendere appunti?» Le mostro uno sguardo tagliente che sembra sortire l'effetto desiderato.

La vedo sgranare gli occhi e alzare una mano in segno di scuse.

«Ok, volevo fare un discorso sensato, ma non deve essermi andata bene». Minimizza, non sapendo quanto la cosa mi stia uccidendo, una parola alla volta. Tamburella l'indice e il medio sul mento, alla ricerca dell'illuminazione. «Vediamo se così fila meglio: non credo nell'amore, non voglio una relazione seria e non ho intenzione di innamorarmi di te. Quindi potremmo essere amici con benefici. Cosa ne pensi?»

Cosa ne penso? Penso che il mio interesse nei suoi confronti è sincero, cresce in modo esponenziale, come la temperatura ai Poli. È un processo irreversibile.

Ma, da quello che posso intuire da questa proposta, come ai Poli, è un processo che porterà alla distruzione di una specie: la mia.

Un venticinquenne qualunque farebbe i salti di gioia davanti a una proposta simile, farebbe una scorta annuale di preservativi su Amazon davanti alla prospettiva di sesso senza coinvolgimenti.

E allora perché per me non è così?

Io, a quanto pare, non sono un venticinquenne qualunque, perché quel cazzo di traguardo mi è stato strappato dalle mani e mi sento derubato.

Mi piace, eppure ha appena messo in chiaro – senza nemmeno essere al corrente di ciò che provo – che questo interesse dovrà morire tra atroci sofferenze, tra un orgasmo e l'altro.

Cosa penso, dunque?

Che tra i due lei è il vero uomo e io sono la donzella in pericolo che deve essere salvata da se stessa. Mi sento come Bridget Jones con i suoi alsaziani, soltanto che quello è l'inizio della sua storia, mentre per me è il punto d'arrivo.

(Im)perfetta per meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora