31. Gandhi, il ritorno

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Ho sbagliato tutto

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Ho sbagliato tutto.

Ho mentito a me stessa per mesi. L'ho fatto con l'idea di proteggermi e, invece, ho finito per essere la mia peggior nemica.

Ho avuto paura e per questo mi sono autocondannata, credendo che chiudermi in me stessa potesse tutelarmi quando, in realtà, non ha fatto altro che aiutare le mie ferite a non rimarginarsi.

Ho passato un periodo d'inferno credendo fosse colpa di Blaise, invece era solo colpa mia, perché gli ho permesso di avere ancora un ascendente su di me. Credevo di essere condizionata dalla paura di dimenticarlo, ero convinta di amarlo ancora.

Non ti amo più.

E, invece, ero terrorizzata dall'idea di liberarmi per sempre della sua presenza. Da quello che aveva rappresentato. Ero convinta che fosse lui a tenermi incatenata al passato, invece sono stata io la carceriera di me stessa, perché il futuro mi spaventa più di quello che ho vissuto.

Ed è stupido, perché mi sono privata di tanto, soprattutto di me stessa.

È bastato poco, pero, per riappropriarmi di ciò che era mio. Il sorriso, i pezzi rotti, la vita. Me.

Quattro parole, dette con una difficoltà assurda per la verità che contenevano, e il peso opprimente che mi attanagliava e inseguiva da mesi, che soffocava ogni mio passo o scelta, se n'è andato.

Dove? Non lo so, e non mi interessa nemmeno saperlo.

Non ti amo più.

Sono riuscita davvero a pronunciare una simile frase e non solo a immaginarla. A sentire quanto queste parole fossero vere una volta uscite dalla mia bocca.

Ho schiaffato in faccia – letteralmente – a Blaise il mio rancore, gli ho detto quello che voleva. E, al posto di sentirmi persa, mi sembrava di riacquistare il senso di me stessa. Mi sento meglio.

Mi sento bene.

Non ti amo più.

E non pensavo fosse possibile sentirmi così. Intera, anche se frammentata. Guarita, anche se provata. Ero convinta che Blaise fosse la ferita che non si rimargina mai, quella che lascia la cicatrice che, anche solo a guardarla, fa male.

Ma mi sbagliavo.

Sorrido e mi accorgo solo ora di piangere per il sollievo.

Non ti amo più.

Averlo davanti, in tutta la sua pochezza, ha reso tutto più facile. Avere davanti lui, che rappresentava tutti i miei errori, mi ha fatto capire che non erano per forza miei, ma che Blaise, semplicemente, li incarnava tutti.

È stato liberatorio.

E sono tornata me stessa.

Non ti amo più, Blaise, e riesco a pensarlo senza farmi male, dopo momenti in cui pensavo di morire a causa della mancanza di respiro che il tuo male mi ha provocato, ma sono ancora qui.

(Im)perfetta per meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora