18. Game over

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Se devo riconoscermi un talento, in questo momento della mia vita sceglierei la perseveranza.

E no, non lo annovero tra i pregi.

Perché dopo il mio monumentale fallimento nel pieno cuore pulsante di Londra, ho deciso di strafare e guadagnarmi un premio. Non il primo della mia carriera, ma di sicuro il più azzeccato. Quale? Coglione dell'anno.

Già, perché non contento di essere stato massacrato dalla ragazza che amo, le ho permesso di distruggermi una seconda volta.

Come? Con il sesso.

Lo so, sembra una cosa assurda, ma è così.

Quindi, dopo l'evento funesto sul London eye, abbiamo deciso di comportarci come se nulla fosse e, dopo vari approcci rigidi come può esserlo Jason Momoa mentre danza, e lo so perché ci ho lavorato insieme sul set, siamo arrivati al dunque.

Ieri abbiamo fatto sesso. E la cosa strana è che è capitato solo una volta. E, da quando è successo, non è che proprio corriamo a cercarci.

Insomma, se pensavo di aver toccato il fondo sulla ruota panoramica, mi sono dovuto ricredere, perché nel fare sesso abbiamo raggiunto nuovi picchi negativi inimmaginabili.

È stata l'esperienza più terrificante della mia vita, e non per l'atto in sé, ma per noi due, per le connotazioni che ha assunto.

Siamo stati l'ombra di quello che eravamo. Mancava la chimica, la complicità, la passione. Tutto quello che ci ha sempre legati è venuto a mancare.

Solo al pensiero una sensazione sgradevole mi percorre la schiena e si concretizza con un brivido.

Pensavo di essere l'unico a subire un cambiamento, ad approcciarmi a lei in modo diverso, in realtà anche Elle era rigida e distaccata. La percezione di calore che abbiamo sempre creato quando entravamo a contatto è sparita. Puff, andata.

Non è stato del sesso fatto per desidero, per la voglia che avevamo l'uno dell'altra, quanto più mera pulsione. La conferma che potevamo far finta di nulla, come se niente fosse accaduto.

Spoiler alert: abbiamo fallito miseramente.

È stato un atto condito dalla rabbia repressa, dalle parole trattenute che ci siamo ingoiati pur di non riprendere il discorso, e alla fine è risultato che siamo gli echi in tempesta delle nostre stesse insoddisfazioni. Un qualcosa di macchinoso che non merita di essere ripetuto.

Ed è da quando è successo che sto cercando di evitarla, da quando – nel silenzio vuoto e imbarazzante del post coito – ha preso i suoi vestiti e se ne è andata senza dire una parola. So, però, che non ci riuscirò per sempre, perché le nostre vite sono troppo intrecciate per concedermi il lusso di schivarla.

Mancano poco meno di due mesi all'inizio delle riprese e, se qualche Dio avesse a cuore la mia salute mentale, mi aiuterebbe nell'impresa, ma, siccome l'unica relazione stabile che ho è con la sfiga, posso scordarmi un simile privilegio.

Quello che mi fa imbestialire è che ho sempre creduto di essere forte. Tutti davano per scontato che, non essendo amante dei conflitti, prima o poi io crollassi davanti all'isteria generale che la fama ha portato con sé, convinti che per alleggerire la pressione cedessi all'alcool o alla droga. Eppure non è successo, la fama si è sempre limitata agli eventi ufficiali, per il resto tendo a vivere la mia vita nel modo più normale possibile, anche se non nego che è cambiata parecchio.

Ho fatto ricredere tutti, o quasi. Ho affrontato la pressione mondiale che mi hanno addossato i media e ne sono uscito indenne, non senza difficoltà, ma ne sono soddisfatto.

(Im)perfetta per meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora