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"Un altro soffitto sconosciuto..." sussurrò la ragazza, lasciata lì da sola, in quella stanza di ospedale bianca che obbligava la sua mente a subire i ricordi passati.
Allungò una mano, nella speranza di coprirsi dalla fastidiosa luce bianca che le faceva lacrimare gli occhi ma il suo tentativo fu vano.
Ci fu lo scatto di una maniglia,
poi la figura di un dottore che entrava accompagnato da un altro adulto.
Aizawa.
"Noti come parte dei suoi capelli siano tornati castani, com'è scritto nel DNA." sussurrò il medico al Pro-Hero.
Esso in risposta mugugnò leggermente, aveva gli occhi per notarlo, non c'era bisogno di sottolinearlo.
"Yui come ti senti?" domandò l'uomo in camice bianco.
La ragazza guardò altrove.
Nessuna intenzione di collaborare, nessuna voglia di stare lì.
Le veniva il voltastomaco.
Il suo passato, non tanto allontanatosi dal presente, le aveva incitato odio verso posti simili ed i medici.
Oltre che il terrore nel rimanere in quella stanza bianca.
"il signorino Bakugo è fuori, ti va di parlare prima con lui?" gli occhi rossi si focalizzarono di nuovo sul medico, capí all'istante di dover far entrare lo studente.
"Ha tutto il tempo che vuole, veda di farla collaborare."
Come se Yui non sentisse.
Bakugo si avvicinò subito dopo alla ragazza, sedendosi sulla sedia con le gambe divaricate.
"Parti dall'inizio, qui nessuno mi dice una sega." sbottò con un pizzico di afflizione, puntando gli occhi in quelli della ragazza.
"Ho avuto un attacco di panico dopo un incubo e dopo un po' eccomi nell'ospedale, riempita di medici finché, nell'ennesimo attacco per la paura non ho dato fuoco alla divisa di una tipa. Ed ora sono qui." il biondinò alzò un sopracciglio.
"Che hai fottutamente sognato per avere un cazzo di incubo che ti ha procurato un fottuto attacco di panico?" domandò, senza scordare nemmeno una parolaccia ed irritando sia il medico che il professore che ascoltavano tramitte i microfoni installati nella camera.
"Non lo ricordo." rispose lei girandosi su un fianco a guardare il ragazzo.
"Ma so di stare bene, meglio del solito, e voglio andarmene. Mi puoi portare via? Ti prego non voglio vedere ancora ed ancora questi terribili muri bianchi, ed il letto e tutto ciò..." le sue guance furono percorse da ennesime lacrime; Katsuki si chiese quante volte avesse già pianto quel giorno.

Just An Experiment 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora