Capitolo 2

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Erano appena le sei del mattino ancora con solo i pantaloni della tuta addosso andai in cucina e presi un bicchiere d'acqua, cominciai ad aprire i vari sportelli alla ricerca di qualcosa da mangiare ma non trovai nulla, con ancora il bicchiere in mano andai sul terrazzo a guardare l'alba sorgere nel silenzio di Milano, quando ancora la città dormiva era bella Milano, bella davvero ma non come Roma, Roma era stupenda, unica.
Si lasciò i pantaloni grigi della tuta e si mise  solo una felpa blu nonostante fosse caldo in quanto era quasi estate, ma le maniche lunghe gli servivano per coprire i polsi fasciati ancora dalle bende, andò in bagno cerco di sistemarsi i capelli senza risultati, prese le chiavi, i soldi, il cellulare e uscì diretto al supermercato davanti al suo piccolo appartamento.
Appena arrivato prese un cestino rosso è cominciò a comprare le minime cose indispensabili, un po' di frutta e verdura, della carne e qualche schifezza ma soprattutto della birra che ormai era diventata il suo unico "cibo"  che gli serviva per affogarci le sue paranoie. Andò alla cassa pagò passò dal tabacchino a comprare le sue amate sigarette e tornò nel suo appartamento, sistemò la spesa e si buttò con ancora le scarpe sul divano dove senza accorgersene si addormentò a causa del sonno che tardava ad arrivare la notte occupata da brutti pensieri. Si risvegliò che erano le 15:15 si rese contro che si doveva preparare per l'appuntamento con quelle persone che nonostante tutto per lui rimanevano quelle più importanti, si infilò dei pantaloni a caso e lasciò la felpa blu che già indossava, andò in bagno per lavarsi la faccia si guardò allo specchio e si rese conto che la sua carnagione era molto bianca tanto che le sue occhiaie facevano contrapposizione, i suoi capelli erano peggio del solito ma cercò di non notarlo prese le chiavi, il portafoglio e il cellulare e si chiuse alle spalle la porta di quello che era il suo rifugio ma anche la sua prigione. Camminò per appena cinque minuti e si ritrovò davanti alla porta del bar indicatogli da Lele, appena arrivato fu investito da mille ricordi; loro appena arrivati a Milano che si gustano un panino veloce prima di andare a vedere l'appartamento, loro che prendevano un caffè insieme ridendo prima di andare in agenzia, ma soprattutto loro che ancora ridevano insieme...un ricordo che sembrava lontano ormai anni seppur risalisse a quasi sei mesi prima. Dalla vetrina vide i suoi amici all'interno del piccolo bar che erano già seduti a un tavolino mentre parlavano animatamente tra loro aspettandolo, prese un bel respiro e spinse la porta per entrare, ma appena entrato il respiro gli mancò, la gambe cominciarono a tremargli e gli mancò il pavimento sotto i piedi, ma nonostante queste terribili sensazioni avanzò verso i ragazzi, si avvicinò al tavolo e si sedette sulla sedia; appena fatto ciò tra i tre amici calò il silenzio. Tutti e tre i ragazzi stavano studiando quello che era stato il loro amico, il loro fratello, era bianco come un cencio, aveva il viso scarno i capelli arruffati, enormi occhiaie sotto gli occhi scuri, l'unica cosa invariata che poteva ricondurre al vecchio Tancredi era il septum al naso, tutto l'altro era diverso. Se qualcuno li avesse visti avrebbe riso sicuramente, lele indossava una maglia rosa con il protagonista di ricchi e morti con dei semplici jeans, Diego indossava  una canottiera bianca con abbinati dei pantaloncini azzurri e Gian portava una maglia nera della thrasher con dei jeans corti del medesimo colore mentre Tancredi sembrava quasi uno scappato di casa.
Lele:  " Tancredi che ti è successo?" Chiese sottovoce quasi avesse il timore che potessi sentirlo
Tanch:  "Nulla sto benissimo, niente di che"
Gian: " Sembri uno zombie..."
Diego: " Non sembri star bene, avrai i sensi di colpa come minimo"
Io non risposi perché aveva solo ragione, non dovevo nemmeno presentarmi all'appuntamento non lo meritavo, stupido Tancredi stupido... Durante questo breve colloquio non alzai mai lo sguardo e non guardai mai negli occhi qualcuno di loro, non avrei mai sopportato il peso del loro sguardo.
Lele:  " Ti abbiamo chiesto di incontrarti per dirti che a breve avremo un tour per tutta Italia per incontrare i nostri fan, si parte il 20 giugno "
Gian:  "Ti abbiamo inviato tutti i particolari via email" non risposi annuì solo con la testa
Diego: " Vieni, non facciamo capire ai fan che per colpa tua i Q4 non esistono più ma rimangono i Q3 grazie" sputò tutto ciò con tono acido, ma infondo aveva solo ragione, era unicamente colpa mia, annuì solamente non spiaccicai mezza parola, quando ricadde il silenzio capì che avevano finito di parlare, con la voce impastata di chi non parla da tempo con qualcuno gli risposi che ci sarei stato e che avrei fatto il possibile per non dare fastidio più del dovuto, detto ciò mi alzai e mi incamminai verso la porta per uscire.
Lele:  " Tanch..." la sua voce che pronunciava il mio nome era qualcosa di meraviglioso quasi come Milano all'alba e Roma al tramonto,  erano mesi che nessuno mi chiamava così...mesi senza qualcuno che mi volesse così bene, chiusi la porta alle spalle e mi incamminai verso il mio appartamento

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SPAZIO DISAGIO
Heyyyyy
Questo capitolo non è chissà cosa ma ne vado abbastanza orgogliosa spero che vi piaccia.
Un bacioooo

Se fosse colpa nostra? ~tankele~ [In Revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora