capitolo 46

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Nella loro Roma, nella loro città, nel posto in cui tutto era iniziato ora stava per finire. Bastò una chiamata per distruggere tutto il bello del mondo, Tanch ha sempre pensato che la vita è ingiusta e lo stava dimostrando. Erano le otto e un quarto preciso quando arrivò la telefonata a Gian e Tanch, Lele e Diego erano in ospedale. A quella chiamata i due ragazzi indossarono le scarpe e corsero all'ospedale indicato dall'infermiera che li aveva avvisati; arrivarono correndo e con la disperazione dipinta sui lineamenti e negli occhi dei due. Raggiunsero Diego in una sala d'attesa indicata da alcuni dottori, lui era seduto lì, su una scomoda sedia di legno, la testa fasciata tra le mani, i gomiti sbucciati coperti da cerotti appoggiati sulle ginocchia tagliate, i lividi sulle braccia erano ben visibili, così come la sua disperazione; i due ragazzi raggiunsero il terzo che ancora sotto shock non li aveva sentiti; Gian si accucciò all'altezza del viso di Diego
Gian:" Diego...ehi calma..."
Diego" è tutta colpa mia..."
Gian:" Diego calmati ti prego, dov'è Lele?" Questa era la domanda che più premeva a Tanch, non che lo preoccupasse il suo amico, ma l'assenza del suo ragazzo gli trasmetteva un senso d'inquietudine. Diego non alzò lo sguardo, solo puntò il dito verso un corridoio il quale recava un cartello con su scritto
                 "Sale operatorie"    
Tanch si sentì morire, sotto il peso di quella situazione le ginocchia, già deboli a causa della corsa cedettero, si ritrovò in ginocchio al centro di un bianco corridoio vuoto; una figura nera in un corridoi bianco. Presto arrivò l'infermiera che aveva medicato Diego e ci disse di riportarlo a casa e nei prossimi giorni farlo riposare, inoltre aveva prescritto alcuni medicinali tra cui dei tranquillanti in casi il ragazzo delirasse. Diego spiegò loro che mentre attraversavano la strada una macchina sbarrando a tutta velocità li stava per investire, inoltre ci spiegò come Lele lo avesse spinto via in modo che lui non venisse travolto dall'auto; i tre si abbracciarono, un abbraccio carico di sofferenza, di paura, di lacrime ma soprattutto di dolore. Gian e Tanch discuterono a lungo sul da farsi, per poi decidere, anche se Gian non era molto contento di ciò, che lui avrebbe portato Diego a casa e sarebbe rimasto con lui, mentre Tanch sarebbe rimasto in ospedale, per poi essere raggiunto dai suoi amici nuovamente la mattina dopo.
Tanch rimase seduto su quell sedia per ore che sembrarono interminabili, fino a quando un'equipe di medici uscirono dalle grandi porte blindate che delimitavano la parte accessibile ai parenti con quella riservata, subito il ragazzo si diresse a parlare con il medico che si stava levando la cuffia.
Tanch:" dottore, scusi posso sapere..." non riuscì a finire la sua frase che fu interrotto dal dottore che aveva già capito chi fosse, probabilmente dai suoi occhi rossi a causa del pianto isterico avuto poco prima.
Dottore:" Il suo amico ora sta bene, ha avuto n leggero trauma cranico e un'emorragia che siamo riusciti a prendere in tempo e l'abbiamo arginata in modo che non deteriorasse altri organi, l'emorragia era all'altezza dell'intestino, ora è in terapia intensiva, gli abbiamo messo l'ossigeno per aiutarlo a respirare appena sarà del tutto sveglio. Resta al suo fianco e si forte" nel mentre che parlavano arrivarono davanti a una porta azzurra, lì il dottore lo lasciò, Tanch ancora tremante si fece forza e aprì la porta. Il suo cuore andò in frantumi, la sua testa smise di funzionare e un dolore nuovo, mai sentito si irradiò nel suo corpo, i tagli bruciarono, soprattutto quei tagli che componevano il nome della persona incosciente davanti a lui.

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Spazio disagio
Hi girlssssss
Come state?
Che ne pensate del capitolo?
Come reagirà Tanch a questa situazione?
Andrà tutto bene?
Diego riuscirà a superarla?
Ma soprattutto
Avete delle serie tv o film preferiti?
Spero che il capitolo vi piaccia, buona lettura.
Bye bye

Se fosse colpa nostra? ~tankele~ [In Revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora