capitolo 30

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Mi sveglia il mattino in un letto che non riconobbi come mio, di colpo i ricordi della sera prima mi assalirono la mente, la cena, Lele che mi taglia la carne, il mio corpo che rifiuta il cibo, Lele che mi porta in camera in braccio, la sua grande mano calda sulla mia fredda pelle, le sue labbra che baciano i miei polsi, la sua felpa verde, il suo profumo che mi entra nel naso. Mi giro alla ricerca di un'altro corpo nel letto, ma non trovo nulla...che si sia già stancato di me? Non finisco di formulare questo pensieri che la porta della stanza si apre rivelando la figura di Lele con in una mano un piatto e nell'altra un bicchiere di succo.
Lele:" Il bell'addormentato si è svegliato! Ti ho portato la colazione, la devi mangiare e non ci sono scuse che tengono; solo...non mangiare più di quanto non puoi oppure dopo starai male" si sedette sul materasso porgendomi il piatto, aveva fatto i suoi pancakes, uno tra i piatti che più adoravo, ne mangiai due, il terzo lo lascia, Lele prese il piatto e lo portò in cucina per poi tornare subito in camera dicendomi di preparami che dovevamo andare in un luogo; tennis la sua felpa verde e tennis i pantaloni che avevo messo la sera prima, on pochi meno di mezz'ora stavamo sfrecciando con una macchinetta in centro a Milano, stavamo andando verso un quartiere abbastanza importante, era pieno di palazzi alti, piene di appartamenti che sembravano toccare il cielo, parcheggiamo la macchinetta e appena scesi Lele mi prese la mano tra la sua stringendola, mi guardò e mi sorrise per poi dirmi
Lele:" Qualunque cosa accada non  andartene, non scappare ci sono io qui per te, anche se so che non mi merito nulla da te, oggi dobbiamo chiudere una cosa" sorrisi, ma le sue parole non rispettavano nulla di buono.
Camminammo per circa 10 minuti, tenendoci sempre per mano, il calore della sua mano si diffondeva dentro di me riscaldando quel freddo buio che ormai era diventato la consuetudine. Arrivammo davanti a uno dei tre grattacieli più alti, Lele entrò come se sapesse esattamente dove stessimo andando, arrivammo davanti a uno dei quattro ascensori, aspettammo che arrivasse per poi entrare, Lele premette il tasto con impresso in nero il numero 40 e l'ascensore con un leggero scrolling quasi impercettibile cominciò la sua corsa verso l'alto, c'era un silenzio strano, mai sentito, le nostre mani erano sempre unite, continuavo a guardare i numeri che salivano a seconda del piano a cui eravamo fin quando non sentì il mio viso schiacciato tra la scapola e il collo di Lele, cercai di spostare la testa per capire cosa stesse succedendo ma non mi permise di muovermi
Lele:" Restiamo un poco così" mi sussurrò e io non osai contraddirlo, fino a quando un leggero din  ci risvegliò dal nostro abbraccio, a malincuore mi dovetti staccare, con ancora però la sensazione del suo fiato caldo sui miei capelli. Mi condusse per un lungo corridoi pieno di porte sia a destra che a sinistra tenendomi sempre saldamente la mano. Busso a una porta e questa dopo pochi attimi si aprì rivelando una figura.

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Spazio disagio
Hi girlssssss
Come state?
Ecco a voi il terzo aggiornamento
Spero il capitolo vi piaccia
Bye bye

Se fosse colpa nostra? ~tankele~ [In Revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora