Capitolo 14: Il solito, cinico, bastardo

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Dimmi che non mi hai baciato solo perchè ti faccio pena, Hermione!" Sussurrò disperato sulle sue labbra.

Lei lo guardò senza parlare, come a prender tempo per riflettere, e proprio quando Draco stava per allontanare le dita dal suo viso, deluso da quel silenzio, Hermione lo baciò impetuosamente, mettendoci tutta la forza di cui disponeva.

Le loro labbra si schiusero, in cerca di un contatto più profondo, e Draco cercò la sua lingua, le invase con prepotenza la bocca, si inseguirono con focosità, si toccarono, si assaporarono eccitati, si morsero a vicenda...

Un paio di volte provarono a staccarsi, facendo schioccare le labbra umide e gonfie, ma si accorsero che era difficile farlo, un po' per il desiderio di restare attaccati, e in parte pure per il forte imbarazzo di ritornare con i piedi per terra... Cosa avrebbero dovuto dirsi? Fosse stato per Draco, non l'avrebbe mollata un attimo. Così tanti anni a credere di odiarla per non ammettere di esserne perversamente attratto, che ora, stringerla tra le braccia senza neanche averlo meritato, era qualcosa che nemmeno in altre cinque o sei vite, avrebbe mai potuto sperare.

Fu Hermione a porre fine all'idillio stupito del giovane, scostando la bocca di qualche centimetro:

"Tu sei pazzo!" Sussurrò, sorridendo timida: "Ma come ti viene in mente che io possa baciare un uomo solo perchè mi fa pena?" Hermione gli accarezzò dolcemente i capelli. "Se dovessi farlo per compassione, mi ritroverei a baciare tutti i clochard di Diagon Alley, Draco!"

Lui chiuse gli occhi un momento e piegò il capo di lato, per andare incontro alle carezze che Hermione gli stava facendo; poi sospirò e, ridendo sommessamente, cambiò discorso: "Erano buoni gli zuccotti di zucca!"

"Davvero? Grazie!"

La strinse più forte nel suo abbraccio, ma poi Hermione tornò a porgergli una domanda scottante:

"Perchè l'hai fatto, Draco? Intendo... Perchè mi stai aiutando? Io e te non... non... beh, non ci siamo mai stati particolarmente simpatici!"
 

Draco strinse i denti, sospirando pesantemente; era riuscito ad evitare di rispondere la prima volta, ma non sarebbe riuscito ad eludere il quesito una seconda. Di certo, non aveva intenzione di dirle che lei l'aveva fatto uscire fuori di testa con il suo essere donna... o che il suo animo arido, come la terra bruciata, si era screpolato piano piano mentre prendeva coscienza del fatto che tutto l'odio che le aveva riversato addosso, era servito solo a celare un sentimento diverso, ma altrettanto violento: l'attrazione.
 

Andò a sedersi sul divano, poggiando i gomiti sulle ginocchia, e guardando pensieroso il pavimento, decise almeno di raccontarle tutto quello che poteva. Partì inarrestabile: iniziando dal momento in cui aveva notato il bracciale maledetto all'inaugurazione del teatro, fino a quando, con Harry Potter, si erano recati ad Azkaban per interrogare Marcus Belby.
 

"Ho riflettuto molto prima di andare da Potter a spiegargli che il tuo bracciale aveva qualcosa di strano, e che tu eri in pericolo." La guardò un secondo, e riprese: "Sai? Il tuo amichetto Grifondoro non è che mi abbia proprio creduto quando gliel'ho raccontato!" Draco sollevò le sopracciglia, in un'espressione che voleva quasi dire: Che novità... non essere creduto da Potter! "Comunque... gli ho consigliato qualche contro-fattura, incantesimi che di norma utilizzo anche io per annullare gli effetti delle maledizioni sugli oggetti oscuri. Poi, un giorno, Potter si è presentato a casa mia, dicendomi che la tua situazione era più grave di quello che sembrava all'apparenza e, nonostante le sue competenze di Auror, non era riuscito a liberarti dall'entità. Mi ha riferito pure che tu eri ogni giorno più strana, che stavi male, non ti confidavi, la tua casa sembrava posseduta, e ogni volta che qualcuno provava a parlarti del problema, ti infuriavi..."

Le fiabe oscureDove le storie prendono vita. Scoprilo ora