Capitolo 13: Schiaffi indelebili

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Harry e Ron l'avevano pregata per l'ennesima volta di restare a dormire da uno di loro, ma come sempre Hermione aveva rifiutato, decisa a tornarsene a casa con la scusa che non voleva essere schiava di nessuna paura. In realtà, odiava dover dipendere da qualcun'altro, ma soprattutto creare disturbo a Molly, o peggio a Ginny, che aveva da accudire il piccolo James. E poi, se quegli episodi misteriosi fossero iniziati a succedere alla tana o a Grimmauld Place per colpa della sua presenza, non se lo sarebbe mai perdonato.

Così, Hermione aveva riacciuffato Pepper e si era smaterializzata nell'Oxfordshire, rientrando a casa dopo quasi dieci ore di assenza. Si affrettò ad accendere il caminetto, infilò una tuta calda, tirò su i capelli e sprofondò sul divano, mentre la sua folletta svolazzava davanti al fuoco scoppiettante, tendendo le manine gelate.

La traduzione de "Il mago e il pentolone salterino" era a buon punto e sinceramente, per quel giorno almeno, Hermione era stanca di interpretare rune antiche. Sospirò ed appoggiò il capo allo schienale del divano.
 

Era bello il silenzio di casa, riflettè.
 

Poi, come a voler confutare questo pensiero, si sentì una risata sommessa rimbombare tra le pareti di casa, e provenire da un punto imprecisato. Una risata roca e terrificante.

Hermione si alzò di corsa dal divano, in allarme.

"Le Fiabe di Beda il Bardo" poggiate sul tavolo si aprirono di colpo, e le pagine iniziarono a sfogliarsi da sole, rapidamente. Hermione scattò, afferrando la bacchetta. Al piano di sopra, il rumore di una porta sbattuta la convinse a prendere coraggio, e corse su per le scale, accendendo tutte le luci.

Entrò in camera da letto con la bacchetta spianata, passò nella stanza più piccola, nel ripostiglio, poi nel bagno, ma non trovò nulla. E di nuovo quel puzzo atroce di carne marcescente, lo stesso che aveva sentito settimane fa, le si infilò nelle narici, fino a farle venire una nausea incredibile. Ridiscese al piano inferiore con i conati di vomito ad accompagnarla. Un raspare continuo la attirò verso il salotto, e vide con terrore il tavolo di legno pieno di graffi. Pepper si era andata a nascondere dietro le tende, se ne vedeva la sagoma blu dalla trasparenza del tessuto. Deglutì, infastidita da un fischio continuo dentro le orecchie, colpa del sangue che circolava impetuoso nelle vene, pompato dal cuore impazzito. Con la coda dell'occhio, Hermione captò un'ombra enorme schizzare verso la cucina, e da quel momento un tremolio rumoroso si impossessò della casa, facendo dondolare i lampadari, i libri, le cornici magiche, le stoviglie. E lei, si chiese disperata perchè! Perchè tutto quello. Perchè proprio a lei... Fu colta da disperazione.
 

Tre colpi sulla porta d'ingresso la fecero saltare di spavento, ma con il respiro reso pesante dal terrore, Hermione li ignorò e provò a lanciare un incantesimo alla cieca, dirigendosi in cucina, nella speranza di colpire in qualche modo l'entità. La bacchetta le saltò dalle mani, e un'ombra inconsistente le si piazzò davanti, ringhiando inferocita. Era enorme. Indietreggiò di due passi, puntando alla finestra: tanto era inutile urlare per chiedere aiuto, non sarebbe servito a nulla. Doveva solo scappare. Altri colpi provennero dalla porta, un bussare concitato... lei non lo sentì stavolta, e quando tentò la fuga scattando verso l'apertura della finestra, due mani invisibili la afferrarono per le spalle, sollevandola piano piano dal pavimento.
Hermione urlò con tutto il fiato che aveva in gola, scalciando l'aria, mentre il campanello di casa aveva preso a suonare impazzito...

***
 


Draco Malfoy aveva deciso di recarsi nell'Oxfordshire, perchè aveva capito troppe cose riguardo Hermione Granger, una di queste era che, nonostante la loro incompatibilità, non riusciva ad ignorarla. Non era MAI riuscito ad ignorarla! Non completamente...

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