Capitolo 21: Collaborazione fra case

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Quando Draco si riprese dal violento attacco di panico, si accorse di essere seduto su una sedia della cucina di Grimmauld Place, mentre il volto serio e preoccupato di Harry Potter dominava la sua visuale. La moglie ed il figlio dell'Auror erano spariti, probabilmente rintanati ai piani superiori.

"Malfoy! Ti senti meglio?" Harry gli allungò un bicchiere d'acqua che l'uomo però, rifiutò. Si guardò invece attorno, febbrilmente: "Dov'è? Dov'è andata?"

L'Auror sospirò pesantemente, comprendendo al volo a chi lui si riferisse: "L'ho dovuta schiantare, Malfoy. E' di là, in salotto!"
 

Quando raggiunsero la stanza, Hermione stava aprendo gli occhi, confusa e tramortita dal colpo ricevuto. Ma non ebbe nemmeno il tempo per riprendersi, perchè Draco si precipitò davanti a lei con il volto alterato dal nervosismo, ed anche da una certa dose d'ansia che Hermione però, ingenuamente, non captò. L'uomo diede uno scossone maldestro alla manica del maglioncino della donna, e questo, abbassandosi fino al gomito, gli rivelò l'assenza della fasciatura intorno al bracciale maledetto.
 

"Dimmi per quale cazzo di motivo ti sei tolta le bende, Hermione!" Gli occhi di Draco mandavano scintille rabbiose, e le mani gli tremavano incontrollabilmente, mentre si affrettava, con un incantesimo, a farne apparire di nuove. La donna provò più volte a sfuggire alla sua presa, perchè lo spirito malvagio aveva capito di star per essere sottomesso di nuovo, ma Harry corse ad immobilizzarla e Draco, per la seconda volta, isolò il bracciale dalla pelle di Hermione.

Si allontanò subito dopo, passandosi pensieroso una mano sulla fronte, andandosi poi a piazzare davanti alla finestra del salotto. Guardò in silenzio la strada trafficata: un paio di signore affrettarsi con le buste della spesa in mano, un cane fare la pipì alla base di un lampione, un ciclista sorpassare un pedone, un bambino sfrecciare con lo skateboard. Osservò quello stralcio di vita quotidiana per tentare di calmarsi, per placare la rabbia, soffocare la paura fottuta che aveva avuto scoprendo che lei, chissà per quale assurdo e stupidissimo motivo, si era tolta la fasciatura, esponendosi di nuovo al pericolo. Quando si voltò, trovò Harry Potter seduto con le mani conserte a guardare fisso Hermione che, ringraziando Merlino, era tornata perfettamente in sé.

Solo allora si riavvicinò, con le mani in tasca e l'espressione accigliata: "Quindi? Vuoi dirmi che cazzo ti è passato per la testa?" Il minuto di silenzio che Draco aveva osservato per quietarsi, purtroppo non era servito a molto. L'ansia lo dominava incontrollabile, senza possibilità di pace.

Hermione si alzò di scatto dal divano: "Non l'ho fatto intenzionalmente!"

"Ti avevo avvisata che era rischioso, Hermione!" Draco alzò la voce. "Sei più cocciuta di un troll di montagna!"

"E io ti ho detto che non l'ho fatto apposta, Draco! Lo vuoi capire, si o no?"

L'uomo, profondamente alterato, le puntò l'indice al petto: "TU SEI PAZZA! Tu... hai bisogno di essere legata ad una sedia quando ti lascio da sola! Forse solo così eviti di fare stronzate!"

"STAVO FACENDO DELLE RICERCE, STAVO CERCANDO UNA SOLUZIONE! STUPIDO!"

"TU, SEI UNA STUPIDA! TU, E LA TUA FISSA PER LE RICERCHE DEL CAZZO!" Draco abbassò un po' la voce: "Pensi che io fino ad adesso sia stato con le mani in mano, eh?"

"Non ho detto questo, Draco! E' che... è che io stavo provando alcuni incantesimi, e mi è scappato un Diffindo, MALEDIZIONE!" Le gote di Hermione si arrossarono di agitazione.

L'uomo sgranò gli occhi, sconcertato: "Ti è scappato?! Ti è scappato??? E lo dici così?" Draco si portò le mani fra i capelli e riprese: "Ti è scappato! Che razza di giustificazione è questa? Tu... tu così mi fai prendere un infarto!" Era infuriato, e le si avvicinò così tanto da soffiarle sul viso il suo respiro caldo.

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