Capitolo 16: L'alba del Wiltshire

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Erano le sette e cinque minuti: Hermione si stringeva nel giacchetto, un po' infreddolita dalla temperatura della camera che nella notte era gradualmente scesa insieme al fuoco del camino, ora ridotto ad un mucchietto di cenere grigia. Osservava, fuori dalla finestra, il cielo coperto e l'immenso giardino di Villa Malfoy, senza riuscire a trovare le parole adatte a descrivere quello che i suoi occhi avevano davanti: il prato verde si estendeva a perdita d'occhio, le siepi perfettamente tagliate creavano sentieri intricati e viali ampi e lunghissimi, una fontana faceva zampillare allegramente i suoi getti d'acqua, e gli alberi... erano tanti e maestosi, pieni di uccellini che, a quell'ora del mattino, si tuffavano fra le loro fronde o ne uscivano per spiccare il primo volo della giornata. Era un po' stizzita da tanto sfoggio di ricchezza Hermione, ma l'armonia di quel paesaggio lasciava senza fiato, ed era tanto perfetta che sarebbe stato un sacrilegio trovarle difetti a tutti i costi.

In quel momento, la giovane strega si trovò daccordo con chi era solito dire che la bellezza andava ammirata in silenzio.

...Non c'era proprio niente da dire di fronte allo spettacolo mattutino del giardino di Villa Malfoy che si svegliava lentamente dopo una fredda notte...

Hermione voltò il capo verso l'interno della camera, e prese ad osservare l'uomo che ancora riposava sereno nel letto. Dormiva di fianco, con una mano sotto il cuscino, ed i capelli biondi che gli ricadevano scomposti sulla fronte. Rimaneva stupita ogni volta dal fascino di quel viso perfettamente aristocratico, il naso dritto, le labbra piene, e gli occhi grigioazzurri ora nascosti dalle palpebre abbassate. Perfino la ricrescita della barba, che faceva ombra sulle mascelle e sulla gola era bella, in Draco Malfoy!

Sospirò di una sensazione indefinita, a metà strada fra il desiderio che aveva di lui e la paura invece di sbagliare. Tornò a voltare il capo verso lo scorcio di prato. Era così difficile sapere qual era la cosa giusta da fare! Hermione aveva sempre avuto la risposta ad ogni cosa, e quando non l'aveva, la cercava sui libri. Sempre. Ma cosa avrebbe cercato in questo caso? Qualcosa del tipo: Come capire se può durare l'amore con un Mangiamorte? Oppure: come riconoscere i segnali dell'amore, e scoprire se l'uomo che ti ha sempre odiata, fa sul serio? Come può un uomo con il cuore peloso ed il sangue più puro d'Inghilterra, desiderare la babbana che lo ha umiliato dimostrandosi, in ogni maledetta occasione, migliore di lui? Sospirò e poggiò la fronte sul vetro, ma i suoi pensieri vennero interrotti dalla vista di due pavoni bianchissimi che passeggiavano lentamente sulla ghiaia sotto la finestra; li osservò beccare qualcosa a terra e poi spalancare maestosamente la coda: la ragazza mandò un impercettibile gemito stupito, meravigliata da quello spettacolo.
 

"Che c'è?" Qualcuno sussurrò al suo orecchio. Hermione sussultò, ma subito sorrise senza voltarsi, gustandosi il leggero bacio che Draco le depositò sul collo.

"I tuoi pavoni... Sono meravigliosi!"

Lui la cinse da dietro, abbracciandola stretta in cerca di calore, ed allacciando le mani alle sue.

"Quegli uccellacci, dici? Non fanno altro che lasciare merda dappertutto!" Risero piano, ed Hermione girò appena il capo per baciargli le labbra.

"In che parte del Wiltshire siamo, Draco?"

"In aperta campagna, a circa tre chilometri da Castle Combe!"

"Castle Combe?! Davvero? So che è uno dei borghi medievali più belli d'Inghilterra, Draco!"

"Beh... Si! Niente male per essere un paesino schifosamente babbano!"

Hermione socchiuse gli occhi, alterata: "Che vuoi dire con questo, Malfoy?"

"Squisitamente! Volevo dire: squisitamente babbano. Mi sono confuso!" E la strinse più forte a sé, per non farla sgusciare fuori dalla sua stretta, mentre sogghignava apertamente.

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