Quarantuno

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Skylar's POV:

Feci del mio meglio per calmarmi mentre Alex guidava verso Dio sa dove. Il cielo ormai era diventato scuro e anche le strade sembravano troppo spaventose e vuote. Ero ancora aggrappata al sedile e mi facevano male le mani. Avevo la sensazione che qualcosa si stesse lentamente intorno alla mia gola, la stringeva e stringeva fino a non farmi più a respirare.

Alex mi stava spaventando. I miei occhi continuavano a spostarsi dal suo viso al finestrino. Questo non era il mio Alex.

Dopo quella che sembrò un'ora terribilmente lunga, finalmente fermò la macchina. E quando guardai fuori allarmata, mi ci volle un po' per riconoscere dove eravamo.

"Dove siamo?" Quasi rabbrividii per la paura nella mia voce. Non volevo avere paura. Volevo che Alex mi dicesse che andava bene, che andava tutto bene.

"La mia casa." Mi guardò accigliato. "Andiamo, dai."

Lo vidi uscire e sbattersi la portiera alle spalle. E ci impiegai pochi secondi per prendere il telefono dalla console del cambio, digitare un breve messaggio con dita tremanti e inviarlo a Caden. Non ebbi nemmeno la possibilità di assicurarmi che fosse Caden a cui avevo inviato quel messaggio quando, quasi un istante dopo, Alex aprì la mia portiera.

"Alex..." La mia voce si incrinò quando lo vidi stringere la mascella.

Ovviamente io e Alex avevamo litigato. Molte volte. Ma non era mai stato così arrabbiato e frustrato come in quel momento.

E se mi avesse fatto del male? Pensai e quasi sussultai. Non lo farà. Non lo avrebbe fatto.

"Per l'amor del cielo, Skylar!" Disse ad alta voce, passandosi esasperato una mano tra i capelli. "Ci sto provando. Sto cercando di spiegarti questa cosa. Perché diavolo stai rendendo tutto così complicato?"

La sua mano si allungò verso di me e io provai a controllare il sussulto improvviso.

"Io non...non stavo..."

"Esci e basta." Parlò a denti stretti e mi afferrò il braccio, non in un modo che mi face male, ma mi spaventò a morte. Scesi e quasi inciampai due volte mentre lui mi faceva seguire verso la porta d'ingresso di casa sua.

Volevo scappare. Spingerlo via e scappare di qui. Perché se Caden non avesse visto il mio messaggio? E se lo avesse fatto quando era troppo tardi?

I miei occhi saettarono lungo il vialetto, sperando di vedere l'auto dei genitori di Alex. Ma non c'era. E capii che era troppo tardi quando Alex mi trascinò dentro dietro di lui.

Passò un attimo di silenzio e lui chiuse la porta. Non la chiuse a chiave, me ne accorsi e praticamente ringraziai l'universo.

Si spostò più al centro della casa mentre io rimasi dov'ero. Più vicino alla porta.

"Perché c'era sangue su quella pistola, Alex?" Chiesi, e non c'era dubbio sulla paura nella mia voce.

Mi guardò di nuovo e vidi quanto fosse teso in quel momento. Non era l'unico. "Quella non era la mia pistola."

"Hai una pistola?"

"Non è questo il punto--"

"Cosa stai nascondendo, Alex?" Lo interruppi alzando la voce anche se tremava un po'. Non volevo davvero la risposta a quella domanda. Perché non era uno scherzo. E nel profondo sapevo che alla fine sarei stata io a farmi del male. Lui avrebbe potuto non perdere nulla. Ma si. "Cos'è che non so?"

Alex distolse lo sguardo, accigliandosi e passandosi entrambe le mani tra i capelli. "Sapevo di quelle gang molto prima che lo scoprissi tu."

I nodi allo stomaco aumentarono di dieci volte e mi sentii male.

Bitter Heart | ✔ (Italian Translation)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora