Iwagakure no Sato Mission

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«Oh, che meraviglia!» squittì Hanabi assieme ad altre donne presenti nella stanza. La placida giornata di inizio primavera aveva riempito di profumi e colori l'ampio salone dove ora le ancelle esperte stavano facendo le prove di vestizione alla primogenita della famiglia Hyuga, che si stava rimirando allo specchio con un'espressione assente.

«Come si è fatta grande! Mi sembra ieri che le cambiavo i pannolini, e invece...»

La vecchia governante si interruppe tra i singhiozzi e solo Hanabi fu in grado di stemperarle la malinconia, dandole la possibilità di sgridarla per il solito comportamento bambinesco e poco consone ad una giovane di tale lignaggio.

Hinata assisteva all'allegria delle presenti in totale silenzio, stretta nel kimono di seta che cambiava riflesso ad ogni lieve sprazzo di vento aleggiante dall'enorme finestra della reggia. Le pareti esterne erano state aperte al fine di far areare le stanze nel periodo di bella stagione, e ciò permetteva anche di godere della vista sullo splendido giardino: il canto frizzante dei passeri in amore e lo scroscio lieve del piccolo stagno non erano in grado però di calmare l'agonia della sposina, da sempre tanto in armonia con quel piccolo sprazzo di natura che quella Villa enorme e asettica era capace di regalarle.

«Sorellona, qualcosa non va? Non mi sembri molto felice.»

«Lo sono invece,» le rispose Hinata con tono gentile. Come poteva non esserlo? D'altronde, lei era la promessa sposa dell'Eroe della Quarta Guerra Ninja, l'uomo che aveva sempre sognato di sposare.




"Eppure..."




«Per favore, alzi il mento verso di me. Così, perfetto! Oh, non ho mai visto una tale meraviglia in tutti questi anni come governante! Se solo sua madre potesse vederla...» tornò a singhiozzare l'anziana signora, ancora una volta richiamata dalle burle della vispa Hanabi che cominciò a fuggire a destra e a sinistra per la stanza, seguita a ruota dalla "vecchietta" pronta a "suonargliele di santa ragione". Le risate che quella scenetta ilare portò tra le presenti riuscì a nascondere il sospiro di Hinata, ora concentrata sul suo riflesso: la donna allo specchio era bella, raffinata, delicata e, soprattutto, femminile.


Lei non era così.


Si toccò le labbra color porpora, per poi passare le dita affusolate sul freddo vetro della cornice: non era reale. Quella donna dall'aria aggraziata e solenne era solo una mera apparizione di ciò che gli altri volevano vedere, che avevano da sempre voluto vedere in lei... l'erede della Famiglia Hyuga.


Uno specchio magico. E soprattutto bugiardo.


«Hinata-sama, la signorina Haruno è appena passata di qui. Dice che vuole vederla al vostro 'solito posto'. Mi ha detto che lei sa di cosa si tratta.»

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Le strade di Konoha erano animate da shinobi e gente comune di ogni tipo, occupati nello sbrigare le loro faccende quotidiane; i petali di ciliegio vestivano i viottoli di tappeti rosei creando delle vere e proprie distese fiorite. Hinata camminava a passo svelto per le vie della città, fermandosi di tanto in tanto a salutare le varie conoscenze che incontrava; ad un certo punto però, la sua attenzione venne richiamata da un suono a lei molto familiare, portandola a nascondersi dietro al primo muro di cinta disponibile. Si sporse quel tanto che bastava per vederlo, e fu proprio in quel momento che Naruto bloccò la sua sonora risata.


«Cosa c'è niisan, perché ti sei fermato così all'improvviso?»


Il cuore di Hinata iniziò a battere furente sotto il peso delle gambe ancorate al terreno, con la paura sempre più forte di essere stata scoperta. Ci fu un attimo di silenzio, poi sentì Naruto sbuffare e riprendere il percorso laddove lo aveva interrotto:

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