Humble (Act II)

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Il cigolio del battente lasciò il posto al rombo assordante dello stereo. Davanti a lei, un giovane alto e con i capelli arruffati la salutò, dandole il benvenuto. «Ciao! Entra,» disse, accompagnato dalla solita espressione spensierata che tanto caricava chi gli stava intorno. Hinata accennò un sorriso, varcando la soglia dell'appartamento che notò più luminoso della volta precedente: l'odore di camera stantia aveva lasciato il posto a un delicato profumo di limone, e sia i mobili che le pareti sembravano aver preso nuova vita.


«Ah!» gemette lui, alzandosi il lembo della t-shirt bianca per tamponarsi il sudore del viso:

«Mi sono lasciato prendere la mano. Cavoli che faticaccia!»

Gli occhi lilla si bearono per pochi secondi del torace nudo e sudato, del volto corrucciato di fatica e dei capelli scarmigliati del biondo, che si ricompose subito. Naruto lasciò che Hinata si togliesse le scarpe, poi la baciò, e senza darle modo di ricambiare le fece segno di seguirlo. La giovane si accodò camminando lenta sul pavimento lustro, passando da una cucina spaziosa e illuminata a una sala da pranzo completamente irriconoscibile. Superata la pianta posta di fianco alla finestra, Hinata capì che Naruto aveva intenzione di condurla nella zona di casa a lei ancora estranea; avanzando lungo il corridoio, ebbe la sensazione di essere tornata nello spazio angusto del locale di una settimana prima: il rimbombo che proveniva dalla camera posta in fondo sembrava aumentare ad ogni passo, e infatti, quando Naruto aprì la porta avanzando per far sì che potesse entrare anche lei, Hinata si ritrovò a sussultare di fronte all'assalto della musica sparata a tutto volume dalle casse del suo stereo.

«Troppo forte?» le chiese ironico, vedendola coprirsi le orecchie; lei provò a contraddire, ma quel rimbombo incessante di suoni sconclusionati e ballerecci tipica degli spezzoni funk coprì la sua voce, già fievole per sua natura. Naruto le sorrise imbarazzato e abbassò di qualche decibel il volume del suo stereo.

«Ecco, così dovrebbe andare.»

«Sì, decisamente», gli rispose lei con uno sguardo così accondiscendente da farlo scoppiare in una sonora risata. «Cos'hai lì?» chiese il biondo una volta ripresosi, notando che Hinata teneva in mano una busta di tela parecchio pesante:

«Oh, ti ho portato una cosa,» mormorò sorridendo impacciata mentre rovistava nella sua borsetta. «Li ho preparati questo pomeriggio, nel caso ci venga fame.»

I piccoli e soffici dolcetti sbucarono fuori dal loro nascondiglio, attaccando senza pietà le narici dei due. Naruto ne prese in mano uno, studiandone con attenzione la deliziosa glassa zuccherina color arancio vivo.


«Ah, grazie.»


«C'è qualche problema?» chiese lei, vedendo negli occhi del biondo una certa riluttanza. Lui si passò le mani tra i capelli sbarazzini:


«Sono allergico alle carote.»


Con ancora il vassoio di tela in mano, Hinata sprofondò in un gelido imbarazzo.


«Oh.»

«Già.»


Bloccati come statue di sale, Naruto e Hinata si ritrovarono costretti in un assillante silenzio. Il giovane le ripassò il dolcetto con un sorriso tirato:

«Comunque, a giudicare dall'aspetto devono essere davvero squisiti.»


L'imbarazzo si dissolse in una fievole risata.


«T-te ne preparerò degli altri la prossima volta,» gli rispose sorridente, spostandosi verso la porta del corridoio con l'intento di riporli in cucina. Lui però la bloccò:

«Faccio io. Tu siediti e mettiti comoda,» le ordinò con un occhiolino, accostando la porta dietro di sé. Rimasta sola, Hinata si lasciò andare ad un lungo sospiro esausto, dopodiché si picchiettò le guance per ricomporsi; ok, aveva fatto uno scivolone, ma non doveva demordere. Lasciatosi l'imbarazzo iniziale alle spalle la ragazza prese a guardarsi attorno, ripassando a memoria la didascalia del libro:

Clean Quiet TaleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora