Humble (Act I)

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Se siete arrivate a leggere questo paragrafo, significa che siete pronte al passo successivo.




La ragazza annuì, sentendo una strana trepidazione passarle sulla punta delle dita che stavano accarezzando il foglio. La concentrazione era tutta fissata sul suo libro da mille e cinquecento ryo, anche se teneva comunque l'orecchio teso, nel timore che qualcuno potesse scoprire il suo piccolo segreto.

Vi ha invitato con una scusa a passare una serata nel suo appartamento? Niente di più scontato: anche lui è pronto e vuole farlo.


"Allora era davvero così," pensò, rigirandosi il pennarello tra le dita. Le pagine di quel capitolo erano piene di segni e scarabocchi, evidenziazioni e appunti, perché non poteva davvero permettersi di mandare di nuovo tutto all'aria: era anche vero che continuare a imbrattarlo in quel modo non le serviva a nulla, dato che aveva avuto così tanto tempo per leggerlo da aver memorizzato parola per parola...

Lei e Naruto non si erano potuti vedere il giorno seguente.

Come non si erano potuti incontrare il giorno dopo, e quello dopo ancora. Lo shinobi infatti sembrava più occupato che mai in missioni di grado diverso, e tutto ciò aveva portato i due a scambiarsi qualche saluto e nulla di più. I preparativi per il loro matrimonio andavano avanti, ma solo su cose in cui non era richiesta la presenza di entrambi. Le capitò di passare per puro caso davanti alla costruzione che sarebbe divenuta la loro casa, pensando a quanto doveva essergli costato anche solo bloccare la demolizione. Alla luce del giorno, quella villetta dava tutta un'altra impressione di sé: era fatiscente, è vero, ma non poi così tanto! Più la osservava prendere forma, più non vedeva l'ora di entrarci.

Moriva dalla voglia di incominciare la sua nuova vita accanto a Naruto.

Ma anche in quel frangente si sentiva superata da lui: le aveva chiesto di sposarla, le aveva comprato una casa, le aveva dimostrato più e più volte quanto ci tenesse che fosse felice...


"Non ti devi preoccupare. Devi solo dirmi se sei felice."


Presa da un momento di nervosismo, Hinata iniziò a giocherellare con una ciocca di capelli. Non avrebbe dovuto aspettare molto prima di ricambiare la sua gratitudine:

Quella sera, finalmente si sarebbero visti.

Naruto, appena tornato da una missione estera durata tre giorni, le aveva fatto recapitare nel pomeriggio un bigliettino, dove la invitava a passare un po' di tempo con lui in casa sua...


Niente panico. Prendete dei respiri profondi.


Inspirò ed espirò, lasciando fluire l'aria fuori dai polmoni. Si era allenata parecchio in quei giorni di assenza, provando più e più volte a far finta di ritrovarselo davanti, imparando davanti allo specchio a non lasciar trapelare alcun segno di nervosismo o rossore... il libro dava alcuni suggerimenti sulla timidezza e sul carattere introverso di una persona, ma nulla che servisse realmente a farle cambiare modo di reagire: doveva combattersi da sola. Doveva vincersi.

Alzò lo sguardo verso l'orologio da parete, scoprendo con sorpresa che l'ora fissata per il loro appuntamento si stava avvicinando molto velocemente. Chiuse il libro e lo nascose nella sua libreria, avvicinandosi poi al suo letto:



Innanzitutto, non fatevi trovare impreparate. Che sia a fiori, con merletti, o semplice pizzo scuro, la biancheria intima è il vostro alleato numero uno.



"Indumenti da donna di facili costumi." Fu quello che le sfiorò la mente guardando il suo nuovo "alleato", ancora nascosto sotto strati di carta velina. Sollevò il perizoma di pizzo e lo fece ricadere sul letto, quasi fosse carbone ardente. «No, no! Non ce la faccio!» squittì puntellandosi per la stanza, sentendo l'adrenalina traboccarle nel petto come un fiume in piena. Spostò timidamente il viso sullo specchio del boudoir, immaginandosi di nuovo dentro al camerino del negozio di biancheria, alla profonda delusione che aveva provato non solo nello scoprire che l'intimo visto settimane prima con Naruto non era più disponibile, ma anche che tutti gli altri intimi non le donavano per niente: che fosse a fiori, con merletti, o semplice pizzo, come diceva il suo guru, quei pezzi di tessuto striminzito la facevano somigliare a tutto men che meno ad una vera femme fatale. Bordi di carne soda e lattea sporgevano sofferenti dal lembo delle mutandine, mentre i seni grandi e pallidi straripavano come budini alla vaniglia dalle coppe di pizzo nero. «Non si preoccupi. Dobbiamo solo trovare la taglia giusta,» le aveva detto la commessa del negozio passandole diversi ritagli di stoffa, uno più striminzito dell'altro...

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