So Mellow

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I suoni e le luci lampeggianti della città si spensero di colpo.

Se quella mattina le avessero detto che avrebbe provato così tante emozioni, sicuramente non ci avrebbe creduto. La felicità che stava provando non si poteva paragonare a nulla, tanto era grande. Eppure a Naruto sembrava non bastare. Ne voleva di più...

Molta, molta di più.


«Sì.»


Era una risposta o un gemito quello uscito dalla sua bocca?

Hinata si rese conto che lo sguardo intenso di Naruto riusciva a catturarla con una forza tale da sentirsi imbrigliata. Non ragionava, rispondeva meccanicamente con timore ed eccitazione, e quel che più la spaventava era che il suo «sì» sembrava non appartenerle.

Dopo un attimo di sconcerto, il ragazzo lasciò finalmente la presa sui suoi occhi, iniziando a massaggiarsi il collo con frenesia:

«Scusa, come al solito mi sono fatto trasportare dal momento. E' tardi, e tu devi tornare a casa...»

«No!»

Naruto alzò lo sguardo su di lei: chissà cosa vedevano i suoi occhi? Una donna decisa, o forse una bambina terrorizzata?

Hinata chinò il capo incurvando la schiena, ma poi si ricordò dei consigli del suo libro e tentò di ristabilire un contatto occhi con l'uomo davanti a lei. «T-te l'avevo promesso, ricordi?» gli rispose balbettando, mentre sentiva un leggero tepore accendergli le gote. L'espressione dello shinobi si fece di nuovo seria e Hinata pensò che, se avesse continuato a fissarla in quel modo, probabilmente sarebbe morta.


«Bene, andiamo allora.»


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Le gambe si muovevano leggere oltre i canali della zona Est, seguendo passo dopo passo quelle di Naruto che, di fianco a lei, camminava silenzioso. Provò a prenderla per mano più volte, ma lei si scansò sempre: non voleva che si accorgesse di quanto fosse sudata in quel momento.


«Siamo arrivati.»


Salirono le scale del palazzo in assoluto silenzio, concentrati sui gradini bui e sul tonfo secco delle loro suole, e si fermarono davanti alla porta d'entrata; Naruto estrasse dalla tasca dei pantaloni il mazzo di chiavi che tintinnò nella sua mano, e introdusse quella più piccola nella toppa arrugginita. La chiave girò nella serratura e questa si aprì con facilità.

«Prego,» le disse con un sorriso, facendole varcare la soglia per prima. Hinata fece qualche passo, superando la porta d'entrata che sentì cigolare dietro di lei. Naruto richiuse la porta e tirò il catenaccio interno.

Erano immersi nell'oscurità.

Lo sentì imprecare sottovoce mentre cercava a tastoni il pulsante del contatore, e ciò aumentò ancora di più il suo disagio: la spalla del giovane andò ad urtare più volte contro la schiena esile di Hinata, che nel buio totale si accorse di aver smesso di respirare nell'esatto momento in cui aveva varcato la soglia dell'appartamento. "Calmati, respira," pensò, ma non era affatto facile come con il gioco dei pesci rossi.

Il neon sibilò, scoppiettando e rilasciando lentamente la sua elettricità e d'un tratto l'entrata si riempì di luce. Si tolsero le scarpe, dopodiché Naruto le fece strada lungo il corridoio, accompagnandola nella piccola sala da pranzo.

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