I Believe in a Thing Called Love (Act I)

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I brividi che le percorrevano il corpo non erano causati dall'aria frizzante della sera.


Con passo più deciso del solito, Hinata stava raggiungendo il luogo d'incontro: già da quella lontananza distingueva chiaramente le luci dei baracchini, e più si avvicinava, più poteva udire il brusio delle risate sopra i tamburi che intonavano musiche di festa.


"Non sto più nella pelle."


Avanzò con il ritmo degli strumenti musicali in gola, impaziente di incominciare a godersi la serata in compagnia di Naruto e dei suoi amici. La mattinata era trascorsa quasi più lenta del solito, e all'imbrunire Hinata aveva iniziato a fremere come una bambina, mascherando comunque la frenesia dietro la solita facciata impostale dal suo Clan. Ecco perché una volta lasciata la soglia dell'enorme portone di legno la ragazza tirò un gemito di sollievo, prendendo la strada del centro con un'enfasi inimmaginabile. Giunse nei pressi del chiosco di Ichiraku, dove ad attenderla c'erano già alcuni dei vecchi amici di Accademia: poteva scorgere in lontananza le chiome fluenti di Ino Yamanaka e di Sakura Haruno, gli occhiali spessi di Shino e la coda scodinzolante di Akamaru che stava giocando con dei bambini di passaggio; Kiba stava raccontando qualcosa di buffo a Shikamaru Nara, che sembrava annoiato dalla cosa.


«Ehi, Hina!» Quando Sakura le fece cenno con la mano, gli occhi dei presenti si indirizzarono su di lei, che rispose a tutti con un sorriso raggiante:

«Perdonate l'attesa.»

«Macché,» le rispose Shikamaru sbadigliando rumorosamente. «Se qui c'è qualcuno perennemente in ritardo, quello è sicuramente il tuo fidanzato.»


Hinata arrossì, ancora non del tutto abituata a sentire quell'epiteto sulla bocca dei suoi amici, ma il suo imbarazzo fu nascosto dall'ira di Sakura e di Ino che non vedevano l'ora di fare un giro per le bancarelle: la ressa di persone stava affluendo sempre più numerosa oltre lo spiazzo della zona Ovest, e ciò significava solo una cosa...


Che non sarebbero mai riuscite ad aggiudicarsi i pezzi migliori della festa.


«Dannato Naruto, ogni volta la stessa storia!» imprecò la kunoichi del team sette maledicendo l'amico a più riprese.

"Dove sei?" si chiese Hinata, un pochino delusa dal non vederlo arrivare. Alla fine decisero che, per il momento, sarebbe stato meglio avvicinarsi verso la sagra lasciandolo indietro, così iniziarono ad avanzare verso i tamburi e le lanterne; a poco a poco, il gruppo si rese conto di quanto fosse difficile muoversi bene in tutta quella ressa di gente festante: ogni metro di strada era occupato da persone e bancarelle di dolciumi, maschere, ninnoli, e qualsiasi altro tipo di intrattenimento era possibile trovare. Le loro voci riuscivano a malapena a superare in intensità gli strumenti a fiato e quelli a percussione delle piccole bande che, con i loro inni, invitavano gli abitanti a ballare e a cantare le gesta di Konoha; i profumi pungenti di saké caldo e degli spaghetti udon impregnavano i vestiti, e tutt'intorno a loro nient'altro che sguardi allegri ed euforici.

«Che cosa!? Mille e cinquecento Ryo per un paio di orecchini? Ma è pura follia!» si sentì urlare Ino mentre rimetteva al loro posto dei piccoli cerchietti in rame a forma di kunai. Hinata sorrise alla giovane, ma si bloccò quando Sakura la prese sottobraccio e la sospinse raggiante verso la bancarella del gioco dei pesci rossi:

«Guarda quanto sono carini!» le disse con occhi tanto teneri. «Ti va una piccola sfida? Cento Ryo e la prima che ne pesca uno si aggiudica una porzione di udon pagati dalla perdente.»

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