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« Mamma! È la prima insufficienza che prendo dall'inizio dell'anno. » provò a dire il figlio consumando l'acqua naturale nel bicchiere, « c'è tanto tempo per recuperare, e poi sai com'è la McCoy. »

« No, non è così che dovresti pensare figlio mio. Devi studiare con costanza. Capisci che è il tuo ultimo anno? Sei ormai uno dei senior, dovresti preoccuparti del dare un buon esempio ai freshman. Pretendo che ti impegni seriamente e riesca ad avere voti sufficienti a matematica. » ribatté, severa, la donna.

Che palle, era sempre fuori casa per lavoro eppure aveva anche avuto i nervi per essersi lamentata. Delle volte non la sopportava, e lui, un adolescente immaturo, ribelle, ottuso, non riusciva a non risponderle a tono. « Mh mh, ho capito. » si sforzò a dire, nascondendo il suo disprezzo verso la scuola, e al momento, anche verso sua madre.
« No signorino, sono seria, se non riesci a prendere voti almeno decenti a matematica prenderò la decisione di farti lavorare all'azienda di famiglia. » Concluse infine lei.

Adesso, quasi sicuramente, sarebbe stato obbligato a studiare. Anche perché l'ultima delle cose che avrebbe voluto era proprio lavorare in quella stupida azienda tanto importante per sua madre. Sembrerebbe, ancor più importante del figlio stesso.
Lei non aveva alcun diritto di lamentarsi del suo comportamento, se era cresciuto e divenuto quel che era, la colpa la si doveva dare ai genitori. Talmente occupati a lavorare, da dimenticarsi completamente della inutile esistenza del figlio.

Lo rattristava? No, era incollerito.

« Ora me ne vado, starò via per circa una settimana. Se vuoi invitare qualcuno, sei libero di farlo ma niente festa e baldoria. » si raccomandò aggiustandosi i tacchi sulla porta nera del grande appartamento.
« Okay, ciao. » rispose con tono freddo.

Avrebbe voluto chiamare qualcuno, magari uno dei suoi migliori amici: Jisung o Jeongin. Ma al momento, l'unica cosa gradita sarebbe stato starsene in completa solitudine, perso negli abissi dei suoi pensieri con della musica ad abbracciarlo calorosamente. Quasi si ritrovò a pensare a quello sconosciuto che aveva ballato a Into It dei Chase Atlantic. Quale fosse il suo nome, quale fosse la sua nazionalità, quanti anni avesse, era tuttora ignoto a lui.
Comunque, rimaneva pur sempre il tipo strano della macchinetta, no? Lo scorbutico e antipatico ragazzo, che aveva incontrato in un lunedì d'ottobre.

Dunque, il biondo si rintanò tra le grigie mura della camera sua, mettendosi a cercare qualche altra canzone della boy band australiana. Certo, per uno che ascoltava rapper come ASAP Rocky, Lil Tjay, Pop Smoke, J. Cole, Lil Uzi Vert, Playboi Carti, Future, Trippie Redd, Tupac, sarebbe stato piuttosto divertente cambiare genere.

Ebbene sì, mise una delle loro canzoni più popolari al massimo volume, decidendo di spolverare gli scaffali, e dare un po' ordine al casino lì dentro. A lui, la stanza, piaceva, incredibilmente, così com'era. Specialmente perché i colori per lo più accesi andavano, in qualche modo, a rovinare l'atmosfera che c'era nella sua camera piena di luci LED.

Non male, si disse ascoltando Obsessive.
Udiva, placido, le parole della canzone, e in mente, gli riaffioravano i movimenti puliti dello sconosciuto dai capelli scuri. Tanto gli era parso misterioso.

Sì, doveva smetterla. Non gli interessava minimamente quel tipo strano e non capiva nemmeno perché ci stesse pensando. La sua esistenza gli era, senza dubbio, indifferente.

Era oramai tarda sera quando sua madre lo aveva abbandonato, solo, in quel grande appartamento nel centro di Cleveland. Dopo aver concluso di riordinare le sue cose, e dopo essersi immerso completamente nel mondo della musica, il biondo decise di farsi una rinfrescante doccia per rilassarsi sotto all'acqua che accarezzava la sua pelle ambrata.

DISTANT STRANGERS, HYUNLIX Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora