Il tipo strano della macchinetta.
Quest'ultimo, coi piedi nudi fermi sulle piastrelle cachi del pavimento gelido, guardava, confuso, entrambi gli adolescenti. Ciocche di capello nerastro andavano a cadere con malgarbo sulla fronte imperlata di goccioline d'acqua. Un asciugamano bianco poggiava sulle sue spalle larghe, segno che fosse appena uscito dal bagno.
In viso, teneva uno sguardo di chi privo di vita. Lo stesso che, il biondo, aveva potuto osservare la notte d'ottobre; spento, annoiato, incollerito, riassunto brevemente. Erano occhi mesti i suoi.
« Jisung, credo abbiamo sbagliato casa. »
mormorò il biondino non riuscendo a distogliere gli occhi miele dal corpo tonico del corvino. Che, povero, per errore, si era ritrovato ad aprire la porta di casa a due bambocci, anziché all'amico.A un tratto, senza spicciare parola, sparì come la polvere sotto al tappeto. Ebbene sì, come suo solito, sgarbato.
« Mio Dio! Mi dispiace, scusatelo. Credeva fosse arrivato un suo amico. » finalmente, Haeyon si fece viva, « Non ti preoccupare. » la rassicurò il castano.
Insomma chi se lo sarebbe mai aspettato. Be', il biondo no sicuramente.« Prego entrate. » la compagna si mostrò piuttosto imbarazzata per quanto accaduto poco fa. Lo si poteva notare dal lieve rossore formatosi sulle guance, normalmente, pallide. Ebbene, non era così che aveva programmato di accoglierli. « Bella casa. » complimentò il biondo, guardandosi in giro, « Grazie »
Rispose lei, sorridendo, timida.I tre compagni di classe entrarono nell'ampio salotto, dove trovarono un tavolo di legno marcio con alcuni fogli bianchi e penne. Si accomodarono: Jisung e Felix sedevano accanto, mentre Haeyon, di fronte a loro due.
« Allora, con cosa cominciamo? » la mora guardò i due compagni nella vana speranza di produrre qualcosa di buono.
« Non ne ho la più pallida idea. » ridacchiò il biondino, fissandola.Quest'ultimo, stava dando una fuggevole occhiata all'arredamento, fino a quando le sue iridi non finirono col posarsi sulla figura snella del corvino.
Adesso - fortunatamente vestito - a passi lenti stava marciando verso il tavolo nel quale erano seduti i tre liceali. Era proprio lui; stessi occhi felini, stesse labbra carnose, con quel caratteristico sguardo rigorosamente spento.
« Chi sono? » per la prima volta in assoluto l'adolescente poté udire la sua voce. Era normale, una come molti, ma aveva forse quel qualcosa che lo rendeva diverso. Era affascinante forse? Nah.In quel frangente, i loro sguardi si sfiorarono in una carezza: gli occhi eleganti del giovanotto alto scrutarono la figura del biondino con le lentiggini. Il quale, in quella frazione di tempo, si trovò quasi a deglutire a forza di reggere il suo fissare, severo.
« Sono compagni di classe, dovremo fare una ricerca sulla... riproduzione. » rispose lei, guardando il moretto.
Sentendoselo pronunciare, il corvino finì col sghignazzare, ma tale comportamento fece solo roteare gli occhi a Lee. Ridicolo, pensò.Senza aggiungere niente, il corvino spinse la vetrata trasparente del salotto, uscendo in quel che era il giardino verdeggiante, per fumarsi l'ultima Chesterfield rimasta nel pacchetto, stropicciato, di carta. « Oppa, ti ho detto mille volte di non fumare! » gridò la compagna.
« Lui è? » domandò un castano, incuriosito, « Il mio fratello maggiore. Lasciatelo stare. »
Riferì la mora.
Ah, io che avevo creduto fosse il fidanzato. A pensarci bene, era stato abbastanza sciocco da parte sua poiché si assomigliassero tanto quei due.« Dai suvvia, mettiamoci al lavoro. » concluse Haeyon, accendendo il portatile, nel mentre le mani di Felix afferravano una penna e un foglio di carta per segnarsi qualche appunto.
( . . .)
Il tempo sembrò volare via, veloce, però, gli studenti, non riuscirono a concludere nulla, se non quel poco fatto di banalità. Avevano trovato solo porcate - o meglio, avevano deciso di cercare solo quelle -, ridendoci su ogni tanto. Lee doveva ammettere che Haeyon era senz'altro simpatica. Nelle vesti di una ragazza timida, innocente, sensibile, si nascondeva una piccola ribelle. « Voi a quale college puntereste? » chiese la mora, « Penso alla Harvard University. » rispose un Jisung serio.
« Ma che cazzo dici? Non ti prenderebbero nemmeno ad occhi chiusi. » lo prese in giro l'amico.« Ha ragione. » confermò ridendo il castano.
« Comunque, dov'è il bagno che devo proprio pisciare? » chiese, poco elegante, sempre il biondo, « In quel corridoio a sinistra, la porta è chiusa mi sembra. »
Il biondo balzò in piedi, dirigendosi verso il bagno. Aveva bisogno di svuotare la vescica oramai gonfia. Senza indugiare, aprì la porta a sinistra, ma, invece di trovarci un water bianco, si imbatté nel fratello di Haeyon, intento a cambiarsi la maglia. I loro occhi si guardarono per qualche attimo fuggente: il moro con le spalle larghe in bella mostra e il diciottenne, lì fermo, sulla soglia della porta. « Cazzo, scusami. » si chiuse, immediatamente, la porta dietro.
A dir poco meraviglioso, aveva appena fatto una figura di merda colossale. Ma andava bene, perché lui, era Lee Felix.
Dunque, aprì l'altra porta rimasta, ed eccolo il bagno.
Terminato di fare i bisogni, lavò, accuratamente le mani, prendendosi del tempo per fissare il suo riflesso.
Mh, guardabile dai, si disse ammiccando.Dopodiché, in completa tranquillità, fece ritorno dai due ragazzi, i quali, sembravano chiacchierare ancora della scuola e dei suoi gossip noiosi. « Di che parlate, belli? »
« Jackie e la sua gang from the hood. » disse Jisung.Quei tre, comodi fra i cuscini del divano vermiglia, si girarono non appena percepirono, una pungente fragranza da uomo, invadere le narici. Il fratello aveva messo piede nel soggiorno. Era ben vestito, probabilmente voleva uscire.
« Dove vai oppa? » gli chiese la sorella.
E così ti chiami Hyunjin, pensò Lee con un sorriso bastardo disegnato sulle labbra. Aveva fin da subito dedotto fosse coreano: era bravo nel riconoscere i suoi antipatici paesani.
« Fuori. » rispose, semplicemente, il moro, come fosse la cosa più ovvia al mondo.« O Dio, non l'aveva capito. » sgorgò, spontaneo, dalla bocca schietta del diciottenne. Azione che, invece, fece portare le iridi di Hyunjin su di lui.
Adesso che il corvino lo osservava meglio, la sua faccia, non gli era per niente nuova. Era quel bastardo che, brusco, aveva osato disturbarlo.
« Torno tardi, starò fuori con Minho e gli altri quindi non mi aspettare. E chiamami se sai qualcosa di nuovo su Chan. » disse per infine chiudersi la porta di casa alle spalle.
« In realtà dovremmo andare via anche noi. » annunciò, a malincuore, Jisung notando l'orario sullo schermo del cellulare.
Si salutarono alla porta di casa, e i due amici ripresero a camminare insieme come nel pomeriggio. I frammenti luccicosi di astri sfavillavano in quel oceano oscuro. Assieme alla presenza della timida Luna e le nuvole bianche, che somigliavano allo zucchero filato, danzavano, placidi. Il sospirare incessante del vento, fece rabbrividire il biondo, che man mano si strinse più in quella felpa tortora. Era piacevole sulla pelle; ciocche di capello biondo svolazzavano in aria, e le sue guance si tingevano di un leggero rosso.
« Hyunjin non è quello che avevamo visto al parco? » chiese il castano, grattandosi il capo, « Già, è proprio lui. »
Il diciottenne, pensoso, credeva che fosse una alquanto inusuale coincidenza. Che il destino li avesse fatti incontrare?
Non se lo era mai immaginato neppure per sbaglio e ad esseri onesti, non sapeva se esserne felice.« Ti dico, non lo trovo male come ragazzo. Mi riferisco all'aspetto fisico: mi piacciono le sue labbra e gli occhi. » gli disse Jisung, osservando il cielo notturno.
« Bro is you gay? » scherzò, poggiando un braccio sulla spalla dell'amico. Lo avvicinò a sé.« Potrei esserlo, sai. » ribatté, noncurante.
A quel punto, Lee non aggiunse più nulla.
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DISTANT STRANGERS, HYUNLIX
FanfictionDove Felix, etero convinto, si infatua del fratello maggiore di una compagna di classe.