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Perché non ho detto di sì?

Il messaggio è pronto ed io sono indecisa se mandarlo o meno, sicura che la scusa sarà la solita che ha usato lui.
In realtà, dirò solo che ho sbagliato chat. Non ci crederebbe se gli dicessi che sono ubriaca.

Tutta la mia classe ha un'idea ben precisa della mia immagine, mi credono la ragazza perfetta, la santarellina brava a scuola e anche a casa.
Beh, non mi conoscono affatto.
Ma preferisco lasciare viaggiare la loro mente nella fantasia più assurda.
Già, non hanno molta fantasia.

A volte mi chiedo se c'è qualcuno che mi conosca davvero.
Poi mi rispondo.

Allora? Lo mando o no?

Sospiro sconfitta ed elimino il messaggio. Ed io ero quella che non vuole avere rimpianti? Ma chi voglio prendere in giro?
Ho diciassette anni e di rimpianti ne ho due libri interi.

Fede, va a dormire che è tardi, mi ripeto continuamente ma nemmeno a me stessa do ascolto.

Sono qui, con il cellulare in mano, nel bel mezzo della notte a fissare una chat che ho letto miliardi di volte con la paura di fare un salto nel vuoto.
E migliaia di 'se' frullano nella mia testa.

Cosa voglio dimostrare? Se fosse un test non lo supererei senza l'aiuto di qualcuno che mandi un messaggio al posto mio.

Mi mordicchio il labbro nervosamente. Che faccio?
Va a dormire.

Sbuffo, mi mordo il labbro, tiro leggermente e sbatto ripetutamente le dita contro la parte posteriore del telefono. Rimango a fissare anche il suo «Ciao.» e poco dopo noto che è online.
Chiudo immediatamente la chat. Come se potesse vedere che sto guardando la nostra unica conversazione di quest'anno.

Strizzo gli occhi, fisso il soffitto e penso. Se lo facessi cosa succederebbe? Assolutamente niente, giusto? Io non riuscirei a guardarlo per un breve lasso di tempo ma a lui non farebbe né caldo né freddo.

La scuola inizia tra tre - o quattro? - settimane ed io potrei fare benissimo finta di niente.
È solamente un messaggio, giusto?
E allora facciamolo. Un momento... Cosa scrivo?

Qualcosa che non sia imbarazzante. O forse sì. E allora dopo devo eliminarlo. Non gli arriva il messaggio. O almeno, avrà un messaggio, che conterrà il solito 'questo messaggio è stato eliminato'.
È una genialata!
Da bambini, ma hey... Chi dice che io non lo sia?

Decido di scrivere il messaggio iniziale e lo invio. Mi tremano le dita e sto sorridendo come una scema che sta aprendo il suo regalo di Natale, ma non mi importa. Sono così agitata che l'adrenalina che mi scorre nelle vene mi impedisce di realizzare che è tardi e domani lavoro.

Il messaggio gli è arrivato ma lui non apre la chat. Lo elimino qualche secondo dopo.

Quando esco dalla chat e chiudo Whatsapp, realizzo di essere tornata a respirare dopo averlo inconsciamente trattenuto a lungo.
Cerco l'applicazione di Wattpad ma una notifica di Whatsapp mi incuriosisce.
Oh, cazzo! È lui!

Nella barra leggo il suo messaggio: sbagliato chat?

Rido tra me.
Sì, scusa.

E lui, okay!

Ciao.
Rispondo apposta come lui ha risposto a me l'altra volta.

Wow, le parti sembrano essere cambiate. E non riesco a non sorridere mentre rimetto via nuovamente Whatsapp.
Apro Netflix.
Quand'è stata l'ultima volta che l'ho aperto?

Vale.

Sbuffo. Perché mi scrive ancora? E perché mi chiama per cognome? Suppongo per lo stesso motivo per cui io faccio lo stesso con lui: abitudine.

Dimmi. È la mia risposta.

Ho letto cosa hai scrirto.
Scritto.

Ah. Cazzo!
Merda, sapevo non avrei dovuto mandarlo. Perché diavolo l'ho fatto?
Deglutisco a vuoto e decido di rispondere.

Il messaggio non era per te.

Lo so.

Okay.

Ciao.

Dannazione!
Non doveva finire così, di nuovo al punto di partenza. Cazzo!
Vaffanculo, ora lo blocco.
Lo blocco?
Sì.

Per questo si che non ho rimpianti.

*****

E di nuovo, sono pronta per un'altra giornata di lavoro.
E davanti al cancello del luogo in questione, sono indecisa se entrare adesso o tra qualche minuto.
Prima inizio, prima finisco, no?

Entro, saluto Max e Klaudio, che lavorano in cucina e mi preparo per sembrare più decente. Metto una parananza e la lego ai fianchi, poi vado in sala ad alzare le tapparelle e inizio a contare quante persone ci sono a fare colazione.

Sono le 7:05 e sono sicura che tra mezz'ora, quando arriverà Emily, avrò già preparato la sala e mancheranno da sfornare e dividere soltanto le paste. Quindi, mi metto al lavoro.

Emily è brava ma a volte sembra fissarmi con scrupolo e sembra sospettosa nei mie gesti, mi fissa troppo e questo mi mette in soggezione. È l'unica a lamentarsi della mia lentezza perché per gli altri non sembra lo sia. Anzi, mi ripetono che sono veloce e brava. E questo non fa altro che rassicurarmi e rallegrarsi perché non ho molta fiducia in me stessa e tendo a dare ragione ai commenti negativi anziché a quelli positivi, anche se sono in minoranza.
Però, nonostante il suo essere così dura nei miei confronti durante l'orario di servizio, mentre puliamo è sempre molto disponibile e aperta a qualsiasi cosa. Mi piace e credo che potremmo essere amiche. Forse già lo siamo.

Il tempo passa in fretta e quando lei arriva, come previsto, io ho già finito la mia parte. La aiuto a portare i vassoi in sala una volta pronti e pulisco il bancone.

"Vuoi qualcosa da mangiare? Sono avanzate delle brioche e c'è della pizza di ieri sera."
"No, ho fatto colazione prima."
"Aranciata?"
Eppure a quella non riesco a rifiutare.

Poi mi spiega che oggi ci sono molte persone e ci sono ospiti della comunità che stasera vogliono festeggiare il compleanno qui. Mi dice che forse rimarrò io a servire gli ospiti e ne rimango sorpresa ma contenta. Magari andrò bene.

"Quante persone ci sono dell'albergo?"
"Fuori novanta, dentro se farai tu, dovrai servire un tavolo da venti persone e uno da cinque."
"Ma tu li conosci?"
"Boh."
Lei scrolla le spalle mentre io mi verso altra aranciata.

Qualcuno mi chiama e mi accorgo che è arrivata Diana e che è proprio lei a chiamarmi.
Spero che mi chieda ciò di cui mi ha parlato Emily altrimenti non saprei cosa voglia.

"Fammi una firma qua."
Scrivo velocemente il mio nome in corsivo e sorrido mentre lo riguardo. Amo fare le firme.

Mi indica un'altra pagina da firmare e mentre faccio la firma lei inzia a parlare.

"Stasera hai da fare?"
Sì! Lo sapevo. Sì, sì, sì!
"Sì." esulto ad un certo punto ad alta voce, "...cioè no. No, nulla in particolare. Perché?" chiedo con noncuranza.
"Ci sarebbe da dare una mano. Ci sono molte persone."
"Ah." non so come continuare.
"Ci sei?"
"Sì, va bene. Sono sicura che i miei diranno di sì."
"Okay. Bene, buon lavoro."
"Anche a te." rispondo educatamente e torno al lavoro.

Mi congratulo e sorrido fiera prima di salutare i clienti che stanno iniziando ad arrivare.

"Vi porto qualcosa da bere?"

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