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Quando torno in classe è arrivato Jacopo ed ha preso il mio posto alla finestra spostando le mie cose.
Il mio sorriso scompare.

La professoressa gira le spalle alla classe ed io mi avvicino al banco del ragazzo biondo con gli occhi azzurri per dirgli di andarsene.

"Alzati."

"Ci sono seduto io."

Sospiro e chiudo gli occhi.
Non mi piace incazzarmi in pubblico, faccio solo scenate e mi rendo solo più ridicola e stupida.

E lui, beh... Lui è solito alimentare la mia rabbia e la mia ostilità ei suoi confronti.
Il suo carattere egoista, incoerente, superficiale, arrogante e prepotente mi fa incazzare. Non c'è persona più antipatica e stupida di Jacopo Tonti.

Cerco supporto e aiuto negli occhi del mio presunto compagno di banco ma non dice niente. Mi guarda per un secondo, indifferente poi si gira verso la lavagna. Come se gli importasse qualcosa.

Che bastardo.

Incazzata, mi limito a sedermi nel posto dove Jacopo mi ha messo la roba, nel posto di Monta, dove dovrebbe esserci lui e il suo amido Omar che oggi non c'è.

E per tutta la mattinata non riesco a non chiedermi il motivo per cui non abbia detto niente.

Voglio proprio vedere cosa farà domani. Se si metterà lì, gli dirò di spostarsi. Mi sono stancata.

Ho chiuso con lui.
Sia chiaro.

*****

Oggi non mi ha seguito, né per darmi spiegazioni né per niente.
Avrei voluto che lo avesse fatto, anche solo per chiudere questa strana amicizia che è nata... Se così si può chiamare.

No.
Basta pensare a lui.
Ho chiuso.

Quando arrivo a casa è presto, sono le 12:34 e sono sola.
Ultimamente, lo sono sempre.
Come a volermi ricordare che nessuno starà mai con me.
Mi chiedo quando mai qualcuno si accorgerà della mi esistenza.

Probabilmente mai.

Eppure non riesco a trattenermi a scrivergli che me la sono presa.
Un'ultima domanda.
Una spiegazione che so che mi spiazzerà come le altre.
Ma basta prendersela per di giochetti.
Sono stanca.
Di tutto.
Di lui e come mi fa sentire.

Non avevi detto che avremmo dovuto parlare oggi?

Mi mordo l'interno della guancia nervosamente, in attesa di una risposta, che non tarda ad arrivare.

Sei tu che mi hai ignorato
per tutta la mattina.

Non mi soffermo su quel dettaglio per non avere un motivo in più per discutere.
Quindi, vado avanti e procedo.

Perché non gli hai detto niente?

Perché non hai insistito?

Non mi avrebbe dato ascolto.
Tu eri lì e potevi
benissimo dirgli qualcosa.

Lui può sedersi dove gli pare.

Era il mio posto.

E allora perché non hai fatto niente?

È incedibile come provi a farmi ragionare cambiando le carte in tavola.
Non può rigirare le cose in questo modo. Crede di avere ragione?

Qualcosa farò.

Bene.

Ti dirò come andranno le cose.

Devo finirla qui, adesso.
Ho nisonfo di dargli questo ultimatum per chiarire le cose una volta per tutte.

Le cose torneranno
come prima prima.

Cosa cambierebbe?

Non ti voglio nel MIO banco.

E ci ignoreremo completamente.

Ti bloccherò e tu farai lo stesso.

Sei una bambina del cazzo.

Incasso il colpo senza ribattere.

Non cambia quello che ho detto.

Questo non è come prima prima.

Vale.

Proca puttana.

Smetti di scrivermi.

Sto per bloccarti.

No, aspetta.

E non lascio che mi arrivi un altro suo messaggio.
Mi sono stancata di lui.

Premo i tre puntini in alto a destra e lo blocco senza pensarci troppo.
È stato bello finché è durato.

Ormai è deciso: ho chiuso con Alessandro Montanari.

*****

Per il resto della giornata non faccio altro che leggere, scrivere e cancellare possibili inizi di nuove storie.
Provo anche a buttare giù ciò che ho vissuto e ciò che ho provato.
Ma niente, mi ritrovo sempre al punto di partenza.

La giornata passa in fretta ma i miei nervi non si calmano.
E non vedo l'ora di andare a dormire, per poter sognare qualcosa di più tranquillo e sereno.
Cosa di cui, attualmente, ho un forte bisogno.

E sto attenta ad ignorare il resto della famiglia perché ho bisogno di stare da sola. E dare un senso a tutto.
Alle sue giustificazioni, le sue mosse da stupido, le mie mosse da bambina.

Ma pensare a lui mi fa solo sentire peggio.

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