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Come al solito, una volta a casa dopo il lavoro, mangio e mi rintano in camera con il telefono.

Qualche ora dopo, verso le tre e mezzo, decido di chiudere Netflix e mi alzo dal letto.

"Hai bisogno?" chiedo a mio padre che gironzola per casa e guarda dentro le camere chi c'è.
"Cosa stai facendo?" mi domanda anche lui in risposta.
"Niente."

"Allora dai una pulita fuori, è pieno di aghi di pino giù."
Annuisco ma prima di uscire vado in bagno. Faccio pipi e mi lavo la faccia. Ho i capelli tutti scompigliati e gonfi quindi velocemente, rifaccio la coda con il petto e bagnando di poco i capelli che sono soliti cadermi nel viso.

Poi, con scopa, paletta e un pò di musica a disposizione, vado fuori.

"...ho bisogno di amarti, ma non come vuoi tu...completare i tuoi gesti, spegnerti la tivu..."

Una canzone dopo l'altra, tra Ultimo, Irama e Shawn Mendes, mi ritrovo ad ondeggiare tra gli spazi del giardino di casa mia.

La musica è una cosa che nessuno può togliermi, solo mia mamma e mio padre quando voglio stringere i tempi in cui devo fare qualcosa. Dicono che mi distrae ma in realtà la musica mi aiuta. E più mi piace quello che ascolto, più a ritmo e in fretta riesco ad andare. Che sia un lento, una canzone da ballare o meno, in qualche modo, forse anche ridicolo, riesco a muovermi in fretta. E male, quello sicuro.

Guardo l'ora, è passato poco tempo.
Anche se mancano tre ore prima di dover essere lì, ho sempre l'ansia di fare tardi. Non mi piace fare tardi. E a volte è anche colpa di mia mamma, che per accompagnarmi alla fermata mi dice sempre «Perché devi prendere quello delle sette ed arrivare mezz'ora prima del tuo orario quando puoi prendere quello delle sette e un quarto?». Ed ovviamente la guardo incredula, non dovrebbe essere lei la prima a convincermi a non fare tardi?

Sono comunque ancora le quattro e cinque del pomeriggio e io non ho niente da fare. Mentre giro per casa, mi rendo conto che potrei farmi la piastra ma fa troppo caldo e non sopporterei farmi bollire la testa.

Di soppiatto entro in camera di mio fratello, che sta dormendo e... Perché sta dormendo a quest'ora? Cerco una penna decente e un foglio pulito.
Lui ne è pieno, è per questo che cerco da lui. Ed entro piano, cercando di non fare rumore e non attirare l'attenzione del bambino.

Una volta preso il necessario, afferro il telefono dalle tasche e collego il Bluetooth alla cassa in salotto. Di nuovo.
Parte Slow Hands e la voce del cantante in sottofondo mi fa venire i brividi per il modo suadente in cui canta. Come fanno a dire che non è abbastanza bravo?
Chiudo gli occhi e cerco qualcosa dentro il testo che mi ispiri per una canzone mia.

Troppo silenzio, penso.
In casa ci siamo solo io, il babbo che è in camera a guardare la televisione e Luigi che dorme.
Esco fuori, dove oltre alla voce dei cantanti, a rilassarmi è il rumore di città. Le macchine scorrono come il tempo nel mio vialetto e immagino dove possano stare andando con così tanta fretta. E quando passano tre ragazzini in bici mi chiedo se sono appena usciti o se stanno tornando a casa. E quando l'aria fresca mi sfiora la pelle penso che non c'è sensazione più bella nel periodo più caldo dell'estate.
Ma quando sento mia mamma gridare dalla macchina penso che non ci sia un saluto peggiore.
Sbuffo annoiata e sentendomi ispirata, butto giù le prime righe di una canzone.

Sono tante le volte che ho provato a farlo e anche adesso, sto avendo grandi difficoltà. Come fanno i cantanti a scriverne una? Su cosa si basano? Quando sanno che è quella giusta?

Sconfitta e combattuta, con aria depressa e troppo silenziosa, sotto le note di un'alta canzone di Niall Horan, al posto di scrivere una canzone, decido di disegnare il cancello di casa mia, circondato da ragazzini in bici, moto, piante ai confini di esso e il marciapiede sotto questo.

Non sono un'esperta ma mezz'ora dopo, ho già fatto il marciapiede e le basi del cancello.
In realtà sono pessima, non so come mi sia venuto in mente di mettermi a disegnare cose reali e così complicate.
Tardi, mi rendo conto che devo prepararmi perché passo un'ora a guardare quel benedettissimo cancello azzurro dal colore consumato in cerca dei dettagli che potrebbero perfezionare il mio disegno, che parte già con delle basi storte, anche se non ci do molto peso.

Passa mia sorella che entra in casa infuriata con il suo ex, che ci ha provato ancora con lei sapendo che lei si sta sentendo con un altro.
Alzo gli occhi al cielo e ridacchio divertita.
Ma hey, almeno l'essere asociali non è contagioso ed ereditario in famiglia. E lei, beh... Lucia è quella che ha la vita sociale più attiva tra noi. È quasi sempre fuori casa.

Finisco per ritrovarmi di nuovo tra i pensieri ed a riscuotermi nel mondo reale è mia madre.

"Perché invece di cazzeggiare non vai a prepararti che sono già le cinque passate?"
Sbuffo prima di eseguire gli ordini del capo ed alzo gli occhi al cielo.

Beh, in effetti... Io dove essere lì alle sei e odio fare tardi. Soprattutto al lavoro, è la parte peggiore.

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