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I giorni passano, la sensazione di caldo diminuisce giorno dopo giorno, dando spazio agli inizi di settembre ma l'estate sembra vagare ancora a Riccione.
È settembre da un pò, e tra pochi giorni inizia la scuola.
E mentre io ne approfitto godendomi gli ultimi giorni di vacanze dalla zia in Toscana, le mie sorelle muoiono di invidia mentre fanno le pulizie di casa senza di me.

Io mi sento in colpa, gli adulti mi dicono di iniziare a crescere e pensare a me qualche volta, eppure quando lo faccio, vengo sempre rimproverata.

Domani ritorno a casa, e intanto oggi, sono a prendere il sole sopra uno sdraio, in una piscina pubblica verso il centro, non molto lontano dalla casa di mia zia.

Con me, mia cugina maggiorenne e due sue amiche stanno bisticciando per una partita a Uno.

Le guardo da qui e sorrido, e la voglia di unirmi inizia ad aumentare.
Aspetto finisca la loro partita e decido di farmi coraggio.

"Posso giocare anche io?"

Lisa annuisce e mi fa cenno di sedermi vicino a lei.

Lisa è la più grande tra loro, e anche di me, ha ventidue anni, mentre Aurora, mia cugina ha vent'anni e la più piccola, Sara, ne ha diciannove ed è all'ultimo anno del liceo classico.
E poi ci sono io, che sono ancora minorenne.

A dare le carte è Aurora, sparge le carte attorno a noi, che ci troviamo in cerchio, chi nella sdraio e chi no, e da il via a Lisa, che è alla sua destra.

Passiamo il pomeriggio così, a giocare a carte, e tra una partita e l'altra, iniziamo anche a conoscerci raccontando aneddoti divertenti della nostra vita che più ci hanno segnato, iniziando con il sogno di Lisa, raccontando di aver sognato di aver sporcato il letto con il ciclo.
Ridiamo a ruota per tutto il tempo.

Verso sera, dopo essere uscite dalla piscina, - che solo oggi ho scoperto chiamarsi Go&Swim, - decidiamo di andare a mangiare in un ristorante.

Lisa vuole offrirci la cena ma Aurora insiste per farmi pagare con quello che ho accumulato durante l'estate.
Ed io non vorrei, ma non lo dico per educazione. Perché altrimenti, se la potessi vedere ogni giorno durante l'anno, avrei il coraggio di mandarla a fanculo, lei è il dannato ristorante costoso.

"Ma perché deve offrire lei? È la più piccola ed ha appena iniziato, sono sicura che abbia già una lista di cose da comprare e farsele bastare." è da mezz'ora che Lisa mi difende.
Mi mordo il labbro, beh... In effetti, non ha tutti i torti.

"Appunto, è la sua prima stagione. E poi sono soldi, sono fatti per essere spesi."
Corrugo la fronte, ma questo che c'entra?

"Allora paga tu." continua imperterrita lei.
"Ragazze, dai basta. La stiamo traumtizzando." scherza Sara, che ha parlato solo adesso.
"No, non è vero." rido anch'io, divertita dalla situazione, "ma basta, sul serio. Inizia a farmi male la testa."
"Anche a me. E stanno arrivando le mie lasagn... Ah." realizza infine notando che il tavolo a cui sono indirizzate è quello più avanti a noi.
"Mi spiace." le dico a bassa voce, nascondendo una risata per la sua espressione buffa, e le accarezzo i capelli ricci e ancora umidi.

Decide quindi di consumare la sua bevanda, una birra alla spina con del lime nel bicchiere.
Ed io vorrei chiederne un sorso, ma non voglio sembrare una minorenne alla disperata ricerca di alcol ovunque.

"Ma quindi, è la tua prima stagione? E com'è andata?" chiede Sara.
"In realtà, bene. Me l'aspettavo più pesante, dato che è la prima e non sono abituata ma di solito, non c'erano molte persone. A parte i primi di agosto." spiego facendo roteare gli occhi da una ragazza all'altra, che mi ascoltano tutte guardandomi. 
"Ti piaceva lavorare lì?"
"Molto." annuisco sorridendo leggermente.

Per un pò c'è silenzio, ma approfitto dell'argomento "lavoro" per far parlare anche loro delle esperienze che hanno vissuto prima di me.

"Voi invece? Lavorate?"
"Io sì, aspiro a diventare un'estetista." spiega la più grande e si tocca i capelli compiaciuta.
"Davvero?" chiedo incredula. "Anche un'altra cugina, che sta a Roma, fa l'estetista. È brava."
"Figo." sorride. "E poi c'è un bel manzo, che sarebbe il figlio della proprietaria. Punto su di lui da un pò, se non fosse per un'ochetta che si spaccia per la fidanzata." sbuffa infastidita al pensiero.
Ridacchio e la guardo di sottecchi.
"L'importante è non perdere la speranza."
"Brava." e mi batte il cinque, determinata a fare colpo.

"Tu ragazzi? Mai avuti?"
Storco il naso. "Nah, si sta benissimo così."
"Dici?" la ragazza riccia vicino a me, inarca un sopracciglio non convinta della mia risposta. E fa bene.
Annuisco sicura.
"Brava di nuovo, ma non abbatterti. Avrai la tua prima storia prima o poi."
Rido, e penso che lo dica solo perché le faccio pena.
"Se lo dici tu." rispondo prontamente.

"Evviva!" esulta la mia nuova amica e alza le braccia al cielo, facendomi spaventare. Un piatto si posa sotto di lei. "Le mie lasagne. Grazie mille!"

Il cameriere sussulta leggermente e spalanca i suoi già grandi occhi neri e se la dà a gambe levate.
Noi scoppiamo a ridere.

E la serata continua tra una risata e l'altra, facendomi sfuggire anche la cotta del momento.
E quando pronuncio il nome, mi costringo a non pensare a lui per libera serata.

Tra tre giorni inizia la scuola, avrò il momento di pensare a lui più avanti.

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