13. Impercettibile

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Todoroki e Midoriya avevano finito di mangiare già da qualche ora. Avevano cenato in silenzio, nemmeno la televisione su uno dei piani della cucina aveva fatto da sottofondo all'atmosfera dopo che Shoto l'aveva spenta sentendo il notiziario parlare dell'incidente con il villain. Senza proferire parola avevano sparecchiato e infine Izuku, prendendo coraggio, aveva chiesto al bicolore di rimanere per la notte, non sentendosi di dormire da solo dopo quella giornata troppo intensa.

E adesso Todoroki era sul divano del salotto, che aveva scoperto potersi aprire così da diventare un letto. Fissava il soffitto tenendo un braccio sulla fronte, era come se tutta la sua stanchezza gli fosse scivolata addosso, le palpebre non erano pesanti, i suoi occhi vigili cercavano di catturare ogni particolare della stanza che lo ospitava mentre non poteva fare a meno di pensare se anche Midoriya fosse sveglio.

Odiava vederlo così devastato, non poteva sopportare quell'espressione triste e si sentiva terribilmente impotente dinanzi la consapevolezza che Izuku avrebbe dovuto superare da solo tutte quelle emozioni negative dentro di lui. Lui che aveva sempre aspirato a diventare un eroe in grado di salvare tutti, si era ritrovato catapultato nella cruda realtà, la stessa con la quale ogni pro hero si era interfacciato, compreso All Might. Non si potevano salvare tutti e Shoto lo aveva sempre saputo, era stata quella consapevolezza a riuscire a fargli superare quanto avvenuto quella mattina, ma conosceva Midoriya e sapeva che non si sarebbe dato per vinto tanto facilmente.

Sospirando si girò stendendosi sulla pancia e affondando il viso in quel cuscino che emanava lo stesso odore che aveva percepito entrando per la prima volta in quell'appartamento. Quel guanciale, quel divano, ogni cosa era pregna dell'odore di Izuku, un profumo che non riusciva a definire, ma che lo faceva sentire meglio, lo tranquillizzava, come se il verde fosse in quel momento accanto a lui, tra le sue braccia. Quanto ne aveva bisogno, quando desiderava prima, in quel bagno, un contatto più intimo, una vicinanza maggiore e quanto aveva maledetto il ragazzo che aveva bussato alla porta dell'appartamento per consegnare quel sushi. Erano passati solo due giorni, solo quarantotto ore, come era possibile che quei sentimenti, che era riuscito a soffocare per tre anni alla Yuei, si erano intensificati a tal punto da spingerlo costantemente ad avvicinarsi ad Izuku? Perché sentiva quel legame così forte? Avrebbe dovuto saperlo che lavorare con Midoriya sarebbe stata una pessima idea, forse ne era sempre stato consapevole, ma al contempo quella forte attrazione che lo legava a lui lo aveva spinto a stargli il più vicino possibile, ad ogni occasione, sempre.

È sbagliato, è tutto così sbagliato, lo è sempre stato, siamo eroi, non possiamo sovrapporre i sentimenti al nostro lavoro

Pensò ed era vero, una relazione tra due eroi non avrebbe causato altro che problemi, la loro capacità di giudizio sarebbe stata alterata dalla necessità di proteggere il compagno, l'altra persona sarebbe stata la priorità su tutto e tutti, avrebbe alterato così il significato di eroe.

Shoto socchiuse gli occhi cercando di scacciare quei pensieri, ma un rumore proveniente dalla cucina lo fece sobbalzare mettendo i suoi sensi in allerta.

Si alzò dal divano letto e sentendo il frigorifero chiudersi si affacciò sull'altra stanza scoprendo la figura di Izuku con un cartone di latte in una mano e un bicchiere di vetro nell'altra

«ehi, scusa se ti ho svegliato» sorrise appena il verde
«non riuscivo a dormire» ammise il bicolore per tranquillizzarlo facendolo annuire
«nemmeno tu, mh?» chiese bevendo un sorso di latte e poggiandosi al bancone della cucina che ospitava il piano cottura.

Shoto si limitò a mettere le mani nelle tasche dei pantaloni di tuta prestatagli dal verde poggiando poi la spalla destra contro una delle due pareti che fungevano da ingresso aperto alla cucina.

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