19. Stress

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L'ennesimo tuono che quella mattina ruppe il silenzio della città di Musutafu ancora dormiente svegliò bruscamente Midoriya mentre la luce del lampo, che si propagò nel cielo scuro e pieno di nuvole grigie, illuminò la stanza per brevi attimi prima che questa venisse nuovamente risucchiata dal buio di quella mattina nella quale non si riusciva a scorgere un solo raggio di sole.

La pioggia fitta si abbatteva sull'unica finestra della camera, il suo scrosciare contro i vetri era forte e insistente mentre gli occhi di Izuku osservavano assonnati il panorama esterno: i palazzi vicini erano appena visibili attraverso quel brusco temporale che scuoteva la città con i suoi tuoni talmente forti da far tremare le finestre. Il freddo si era insinuato nella stanza attraverso gli spifferi della finestra stessa e il ragazzo istintivamente si coprì maggiormente con il lenzuolo prima di voltarsi verso il lato dove Shoto dormiva. Con sua grande sorpresa si rese conto però che di fianco a lui il letto era vuoto, la coperta appena scostata e il materasso malinconicamente freddo.

Un altro lampo illuminò la stanza lasciandogli intravedere le piccole ombre tra le pieghe delle lenzuola e ancora troppo assonnato per alzarsi Izuku rimase lí, con palpebre socchiuse, facendo scorrere le dita tra quelle pieghe, disegnando con una linea immaginaria le ombre sparite con la precedente luce. Non amava la pioggia, il cielo cupo che nascondeva il sole lo faceva sentire malinconico, stonava con il suo naturale stato d'animo, dandogli un senso di solitudine e tristezza. Istintivamente si chiese dove fosse Shoto, come se la sua presenza potesse colmare improvvisamente quella malinconia e in un sospiro si scostò le coperte di dosso, rabbrividendo quando il freddo della stanza lo investí. A piedi scalzi tastò il pavimento prima di alzarsi e raggiungere, in una breve corsetta, il corridoio procedendo infreddolito e in punta di piedi verso la cucina in cerca dell'altro.

La sua testa fece capolino nel piccolo ambiente, ma non trovò nessuno finché i suoni della tv accesa nel salotto non attirarono la sua attenzione facendogli cambiare percorso. Non perse tempo a superare il corridoio che separava le due stanze e immediatamente attirò la sua attenzione la figura di Shoto, seduto sul divano e concentrato sul computer portatile poggiato sul tavolino. La televisione, che illuminava a distanza il suo viso vista la giornata cupa e le luci spente della casa, trasmetteva il notiziario del giorno, ma il bicolore non sembrava più particolarmente interessato mentre con gesti frenetici scriveva qualcosa su quella tastiera.

Il verde in silenzio lo raggiunse, sedendosi immediatamente sul divano e tirando su i piedi dopo aver piegato le ginocchia al petto. Todoroki gli lanciò uno sguardo di sottecchi e Izuku non riuscí a dire nemmeno un 'buongiorno' che la voce del ragazzo lo interruppe

«guarda la tv» disse solo

Il suo tono piatto e apatico lo colpí così come le sue movenze rigide. Avvertí una strana tensione, ma senza farsi troppe domande portò lo sguardo sul televisore

«-in cerca dei due fuggitivi - disse la giornalista in televisione mentre alle sue spalle erano mostrate le immagini delle macchine della polizia e di un furgone blindato, utilizzato per il trasporto dei prigionieri, fermi in mezzo ad una strada - le indagini della polizia proseguiranno giorno e notte, i due criminali, arrestati ieri, sarebbero stati aiutati a fuggire, si sa ancora poco di quanto avvenuto, ad uccidere i poliziotti, secondo le prime ipotesi, deve essere stato il quirk della persona, o delle persone, che hanno aiutato i villain, ma le risposte si avranno dalle autopsie»

«non abbiamo concluso niente, abbiamo solo riempito di danni la città, provocato panico e feriti - affermò con rabbia senza lanciare un solo sguardo ad Izuku che sconvolto fissava il notiziario - quei bastardi sono scappati»

Midoriya non riusciva a distogliere i suoi occhi spalancati dalla televisione, tutti i loro sforzi erano stati resi vani; sembrava un brutto scherzo del destino, l'ennesima beffa. Sentiva improvvisamente tutti quei morti e feriti gravargli sulle spalle, tutte quelle speranze riposte in loro che si frantumavano. Le sue braccia strinsero le gambe al petto, le unghia delle dita arpionarono la pelle degli avambracci con violenza, quasi fino a fargli male, mentre si spegneva definitivamente nel suo sguardo quella speranza che fino a poco prima gli aveva fatto credere di superare quella sfida.

Pro Hero || Tododeku Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora