Il dormitorio era in una parte del college assolutamente spenta e tetra, con la vernice sui muri ormai scrostata e le porte senza chiave.
Quando arrivai qui per la prima volta, l'anno prima, mi immaginavo un qualcosa pieno di colore e di vita, di feste e sballo. Ma non risultò nulla del genere. Non c'era niente che avrebbe potuto, anche minimamente, sembrare bello o divertente. Questo era uno dei perché costassero così poco, le stanze. Noi del dormitorio eravamo l'ultima ruota del carro del college: piccoli emarginati squattrinati fuori dal mondo.
Il dormitorio maschile era diviso da quello femminile da una piccola e stretta biblioteca, piena di libri come Robinson Crusoe e Piccole donne.
Era la mia salvezza, quel posto.
Nessuno andava mai lì, e tutte quelle vite che si trovavano al suo interno, non facevano altro che mostrarsi a me come fiori in primavera. Ci passavo il mio tempo anche ora, con le cuffie nelle orecchie ed una Skinny Love che mi rimbombava nel cuore, a sfogliare pagine di libri che non avrei potuto leggere. La bibliotecaria era una signora gentile e premurosa, che mi scortava sempre al mio tavolo preferito, quello in fondo alla stanza, e mi portava tutto ciò che le chiedevo.
Non me ne approfittai mai però, mi trattava troppo normalmente per esigere anche solo dell'altro rispetto a ciò che già faceva per me. Un giorno, con il suo particolarissimo accento spagnolo, mi rivelò di avere una figlia della mia età, e che un giorno me l'avrebbe fatta conoscere. Ho sorriso e ho acconsentito, anche se il suo dolce tono avrebbe dovuto avere una risposta diversa, più sentita ed entusiasta. Perché la signora Sonia si meritava più di un lavoro part-time in una vecchia e sgualcita biblioteca; e come molti, si meritava più di ciò che aveva - la compagnia di una stupida ragazza menomata.
E glielo dissi, un giorno. La sua risposta mi lasciò perplessa, fin dal primo momento.
"Se il poco non ti basta, significa che non ti basterai mai."
E quel giorno, quella mattina di primavera, mentre sfioravo i dischi in vinile di Clary posti nella nostra camera, capii.
Capii che avrei dovuto accettaremi e bastarmi, il prima possibile. Perché come quei vecchi dischi a Clary bastavano - bastavano pur essendo vissuti e rovinati - mi sarei dovuta bastare, ora come non mai. Perché il mio passato e il mio presente erano me, che lo volessi o meno. Non avrei potuto trasformarmi e migliorarmi come una Winx Enchantix.
E allora aspettai che la mia amica tornasse in camera, per annunciarle quel "Mi basto".
E lei, con la voce un po' rotta, mi abbracciò forte a se, scompigliandomi i capelli come fossi un cucciolo.
Abbracciarla lì, in una rovinata ed umida stanza, con le lacrime che sgorgavano dai miei occhi e il cuore pieno di vita, mi bastava.
Sarei bastata anche per qualcun'altro, ma questa è un'altra storia.