"Calum, tesoro, per una volta puoi essere educato e scendere? Lo studente che ospitiamo quest'anno sta arrivando e tuo padre ci terrebbe che ci fossi anche tu", mi dice mamma entrando nella mia stanza. "Sì, va bene", sbuffo sonoramente per poi appoggiare il basso sul mio letto, infilarmi una maglietta e scendere di sotto. "Figliolo, sei giusto in tempo, la macchina è appena entrata", mi sorride papà, indicandomi l'auto che ha mandato all'aeroporto per portare direttamente qui l'ospite di quest'anno. Esco in giardino, nonostante tutto sono curioso di vedere chi sarà con noi per i prossimi tre mesi, la ragazza dell'anno scorso si era rivelata spocchiosa e arrogante, speriamo non capiti più.
"Calum, ci sei?", mi risveglia mia mamma dai miei pensieri. "Sì, dimmi", mi affretto a rispondere. "Veramente, volevo presentarmi. Sono Ashton, piacere di conoscerti", mi parla un ragazzo che nemmeno mi ero accorto che si fosse avvicinato a me. Mi porge la mano e io la stringo mentre uno strano senso di timidezza mi pervade. "C-Calum", mi limito a replicare, guardandolo perplesso. "Bene, Calum", enfatizza il mio nome, "passeremo quest'estate insieme, quando non sarò impegnato con tuo padre", ride poi. Guardo mio padre ridere divertito anche lui per poi farmi segno di prendere la valigia di Ashton. "Oh, no, non preoccuparti, la prendo io", mi blocca lui toccandomi la spalla. "Ehm, d'accordo", mormoro imbarazzato, "allora seguimi, ti faccio strada".
Guido Ashton fino alla stanza che la nostra domestica Christine ha allestito per lui. "Questa sarà la tua camera, la mia è di là e divideremo il bagno", gli spiego evitando di guardarlo mentre sento il suo sguardo su di me. "Va bene, grazie", mi sorride lui, un sorriso che nonostante tutto riesce a mettermi a mio agio. "Se ti serve qualcosa, mi trovi nella mia camera, ciao", mi congedo dopo qualche istante. Ashton mugugna qualcosa distendendosi sul letto e io esco, correndo in camera mia per rimanere finalmente da solo e ragionare sulla situazione.
Non c'è che dire, Ashton è molto diverso da come mi aspettavo. In senso positivo ovviamente. Non è il classico studente universitario serioso e timido, tutt'altro, è spigliato e tutto ciò mi lascia spiazzato. Io sono timido per natura, tendo a isolarmi e passare il tempo per fatti miei, magari suonando il basso o leggendo qualche libro, in questa casa ce ne sono così tanti che ho da sempre l'imbarazzo della scelta. Sento bussare alla porta. "Avanti", dico cercando di non alzare troppo la voce. Pochi secondi dopo, mio padre entra in camera mia. "Ehi papà, che succede?", gli chiedo sorpreso, lui di solito non viene in camera mia. "Nulla, volevo solo chiederti cosa ne pensi di Ashton", mi dice semplicemente. "Ehm, non lo so, non so nulla di lui", replico leggermente agitato, non capisco dove voglia andare a parare. "No, certo, volevo solo sapere che idea ti sei fatto di lui, a me sembra un ragazzo molto vivace, il tuo opposto caratterialmente", si siede sul mio letto. Lo guardo con un sopracciglio alzato, sono perplesso. "Mi piacerebbe che passassi del tempo con lui, magari riesci a scrollarti un po' di timidezza e a farti qualche altra amicizia", alza le spalle con nonchalance. "Vedrò cosa posso fare", gli concedo, anche se non sono per niente convinto. "Non farlo per me, fallo per te", mi accarezza la testa per poi uscire dalla mia stanza e lasciarmi di nuovo solo.
Decido di andare a fare una passeggiata per schiarirmi le idee e prendere un po' d'aria fresca visto che non è il caso di suonare se Ashton riposa. Esco e inforco la mia fedele bicicletta per andare vicino a un torrente che alcuni anni fa ho scoperto e tiro fuori un libro che ho iniziato a leggere qualche giorno fa.
"Ehi Cal, quanto tempo", mi saluta una voce familiare. Alzo lo sguardo e vedo il mio migliore amico che vedo solo quando torno qui in Scozia. "Tim!", corro ad abbracciarlo, mi era mancato tantissimo. "Anche quest'anno sei venuto qui", ridacchia. "Eh sì, non ti liberi di me", gli dico. "Meglio, perché quando non ci sei qui è una noia mortale", scuote la testa sedendosi per mettere i piedi a bagno. "Lo dici solo perché sei timido quanto me e stai sempre per conto tuo", gli faccio presente. In effetti, ora che ci penso, credo di trovarmi bene con lui proprio perché abbiamo lo stesso carattere chiuso e riservato. "D'accordo, hai ragione, ma che colpa ne ho se non trovo mai argomenti di cui parlare con altre persone?", mi chiede. "Non guardare me, io sto benissimo nella mia solitudine", rido. "Giusto, tu sei un orso", mi prende in giro. "Ehi, gli orsi passano il tempo a poltrire, io no", replico fingendo di essere offeso.
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All the things he said • Cashton Hoodwin
FanfictionIn cui un'estate cambierà per sempre la vita di due ragazzi. Disclaimer: la trama di questa storia è PARZIALMENTE ISPIRATA a "call me by your name"