Non credevo sarei riuscito nel mio intento di ignorare Ashton per più di una settimana, ma è quello che sto facendo. Dopo averlo trovato a letto con Alice non c'è la faccio proprio a perdonarlo, non dopo tutte le lacrime che ho versato per colpa sua. Sono stato e tuttora sto molto male per quello che è successo, persino mio padre ha capito che c’era qualcosa che non andava, ma gli ho chiesto di rimanerne fuori e lui per una volta ha rispettato la mia scelta e non ha indagato oltre. Mia mamma vede ma non chiede, per mia fortuna, e Ashton, nonostante i miei continui rifiuti, non molla e continua a provare almeno a parlarmi. Tutte le sere mi infila sotto la porta un bigliettino in cui mi chiede di perdonarlo, io non gli ho mai risposto ma quei foglietti li sto mettendo da parte. L’unico con cui mi posso confidare è Tim, che mi ha raccontato di aver litigato pesantemente con sua sorella dopo che avevo trovato lei e Ashton insieme. Ovviamente non le ha raccontato nulla di me e il riccio, ma è stato comunque bellissimo perché è stata una conferma del suo appoggio incondizionato.Mi sono di nuovo svegliato tardi dopo una notte agitata, non ho nemmeno voglia di scendere a fare colazione, dovrei vedere Ashton e vorrei evitare, sarei troppo di malumore e non voglio far preoccupare i miei più di quanto ho già fatto. Mi alzo pigramente e mi faccio una doccia veloce per poi tornare in camera. Mangio un pezzo di crostata che la mamma di Tim ha preparato, il mio migliore amico sa che è il modo migliore per alzarmi l’umore e lui cerca sempre di farmi sorridere, e poi mi sdraio di nuovo. Rimango sul letto ad ascoltare musica, l’unica cosa che riesce a farmi staccare la spina dal mondo. Vorrei strimpellare col basso, ma dovrei alzarmi dal letto e non mi va, così rimango sdraiato a fare nulla fino a che non sento il campanello che annuncia il pranzo. Non mi ero nemmeno accorto che fosse così tardi. Mi alzo e mi lavo le mani mentre sento una sirena avvicinarsi, mi affaccio dalla mia camera e vedo un’ambulanza sotto casa e mi precipitò al piano di sotto.
“Mamma! Oddio, che sta succedendo?“, urlo isterico mentre scendo le scale e vedo mia madre su un lettino con dei paramedici. “Calo di pressione tesoro, la stanno portando in ospedale per degli accertamenti“, mi spiega mio padre. “Voglio venire anch’io“, gli dico annuendo. “No, Cal, è meglio che tu rimanga qui a casa, io vado con lei e ti chiamerò quando la visiteranno, va bene? Intanto, tu vai a mangiare, e sta’ tranquillo che non è nulla di grave“, mi spiega mio padre prima di abbracciarmi forte. Lo stringo a mia volta sospirando, non è la prima volta che la mamma deve andare in ospedale a farsi delle flebo o cose del genere perché d’estate le cala spesso la pressione, ma siccome questo non è un periodo tanto buono non reagisco bene. Mi sciolgo dall’abbraccio e mi giro per non far vedere i miei occhi lucidi ma papà li vede. “Cal, non piangere dai, lo sai che la mamma non vorrebbe vederti così, me lo fai un sorriso?“, mi parla comprensivo mentre mi asciuga una lacrima. Accenno un sorriso e lui mi accarezza la testa per poi salutarmi e uscire di casa. Corro a sciacquarmi velocemente il viso e poi vado in sala da pranzo, dove chiaramente trovo solo due posti apparecchiati, e in uno dei due c’è Ashton.
“Cal, mi dispiace per tua madre, davvero“, mi parla il riccio quando mi siedo davanti al mio hamburger. “Lascia stare, risparmiati“, lo liquido iniziando a mangiare. Mentre la nostra domestica ci porta i broccoli io ignoro completamente il ragazzo accanto a me che sento sospirare. Dopo pranzo vado a sedermi sul divano, era da tanto che non lo facevo. “Cosa devo fare per farti capire che mi sento una merda per quello che ho fatto? Non avrei mai voluto farti soffrire, permettimi di rimediare“, sento la voce di Ashton accanto al divano, ma non mi giro a guardarlo. Questa volta sono io a sospirare. “Non devi fare niente, non ha più senso che ti affanni dato che tra poco più di una settimana te ne andrai “, mi giro e lo guardo, ha lo sguardo molto triste ma cerco di non farci troppo caso. Mi alzo per andare in camera mia ma il riccio mi blocca per il polso. “Io vorrei comunque andarmene con la consapevolezza di aver almeno risolto con te“, si morde il labbro. “Se ti perdono poi sarà molto più difficile dirti addio“, mormoro, “e non voglio che tutto questo finisca“. Mi si riempiono gli occhi di lacrime al pensiero che tra poco Ashton non sarà più qui e cerco di andarmene via, ma il riccio mi attira in un abbraccio. Scoppio definitivamente a piangere tra le sue braccia, nessuno dei due dice nulla, d’altronde non è che ci sia molto da dire.
Quando Ashton scioglie l’abbraccio mi asciuga il viso sorridendo piano prima di baciarmi. Lo attiro di più a me mentre gli passo anche le mani tra i capelli ottenendo un mugolio di approvazione mentre lui mi accarezza da sotto la maglietta. Quando riprendiamo fiato sorrido al riccio mentre lui mi accarezza la testa, rimaniamo entrambi in silenzio finché non sento il mio telefono squillare. “Ehi papà“, rispondo. “Cal, io e la mamma stiamo tornando a casa, le hanno dato delle pillole ricostituente da prendere ma nulla di serio“, mi spiega. “Ah fantastico, allora a dopo“, sorrido pur sapendo che non mi può vedere. “A dopo, ciao“, mi saluta mio padre prima di attaccare. “Novità di tua madre?“, mi chiede Ashton. “Sì, non era nulla di serio, mamma spesso ha cali di pressione per il caldo ma stavolta hanno risolto ancora più velocemente e stanno tornando a casa“, sbadiglio. “Hai sonno per caso?“, ridacchia. “Sì, non ho dormito molto ultimamente“, annuisco riferendomi a quando ancora lo ignoravo. “Io nemmeno, ti va di fare un pisolino?“, mi propone e io annuisco, e quando saliamo al piano di sopra non c’è nemmeno bisogno di dirmelo che già entro nella stanza accanto alla mia. Ashton si butta sul letto e mi invita a stendermi accanto a lui per farmi stringere, non me lo faccio ripetere due volte, e ci appisoliamo abbracciati.
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“Lo sai che Tim ha litigato con Alice? Non le ha raccontato di noi, non so cosa le abbia detto, ma è stato fantastico, avrei dato oro per essere presente“, ridacchio seduto in giardino sotto la luna appoggiato sulla spalla di Ashton, che ridacchia con me. “Io pure le ho dato il benservito“, mi dice il riccio. “Davvero? Che le hai detto?“, gli chiedo io curioso. “Le ho detto che ero stato bene con lei ma che non poteva continuare tra noi visto che sarà molto difficile che torni qui in futuro“, sospira. “Già…“, mormoro. “Cal...Io e te non ci perderemo di vista, okay? Ci sentiremo ancora, troveremo il modo per vederci di nuovo, te lo garantisco“, mi rassicura prima di alzarmi il viso e baciarmi delicatamente. “Ne sono sicuro“, gli sorrido per poi baciarlo di nuovo in modo più passionale. Non diciamo più nulla, rimaniamo sotto le stelle a scambiarci baci come due ragazzini del liceo, poco importa che lui è uno studente universitario.
E poco importa che alla fine ci addormentiamo sotto le stelle, di nuovo stretti l’uno all’altro, consapevoli del poco tempo che ci rimane per viverci l’un l’altro prima di doverci separare, almeno fisicamente. Perché so benissimo che troveremo un modo per non perderci completamente, e che una parte dell'uno rimarrà comunque con l'altro.
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"Cal, svegliati, sto sentendo delle voci", sento Ashton mormorare del mio orecchio. "Pfff", sbuffo per poi aprire gli occhi. Mi volte verso il riccio che mi sorride prima di baciarmi. "Buongiorno", dice a un soffio dalle mie labbra prima che io lo attiri di nuovo a me per baciarlo di nuovo. " 'giorno, io non sento nessuna voce", mi alzo sui gomiti guardandomi attorno. "Non c'è nessuno infatti, volevo solo svegliarti per goderci questa pace prima che arrivi davvero qualcuno", mi spiega.
"Ma sei serio? Mi hai davvero svegliato per questo? Avrei preferito dormire", sbuffo. "Ma dai, non te la prendere, è bellissimo qua fuori la mattina presto, non ti ricorda nulla?", ammicca. "Certo", sorrido leggermente al ricordo della nostra prima volta sotto le stelle e del risveglio un po' traumatico a dire il vero, "è stata una delle notti migliori della mia vita". "Anche per me", annuisce prima di abbracciarmi da dietro per farmi appoggiare a lui.
Sento il suo respiro quando chiudo gli occhi mentre Ashton mi coccola, e non posso fare a meno di sorridere al pensiero di aver vissuto un'estate meravigliosa grazie a lui.E sento che non la dimenticherò facilmente.
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All the things he said • Cashton Hoodwin
FanfictionIn cui un'estate cambierà per sempre la vita di due ragazzi. Disclaimer: la trama di questa storia è PARZIALMENTE ISPIRATA a "call me by your name"