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"Ehi Ash, mi accompagni a comprare un regalo per Tim? Domenica è il suo compleanno e dà una festa a cui andremo entrambi, non prendere altri impegni", chiedo al riccio dal bagno che lascio aperto in modo da farmi sentire mentre faccio pipì. Ashton si alza dal letto e mi raggiunge in bagno. "Bene, più tardi andiamo allora", mi dice appoggiandosi allo stipite della porta. "Adesso non ti va?", lo prendo in giro mentre tiro lo sciacquone e mi lavo le mani. "E' che speravo di stare un po' con te adesso", sussurra mentre esco dal bagno. Non mi dà il tempo per replicare perché mi prende per i fianchi e mi bacia famelico come se non mi toccasse da giorni. Ridacchio contro le sue labbra mentre con un salto mi aggrappo a lui per poi lasciargli approfondire il nostro bacio. Qualche passo all'indietro e finiamo sul letto, e questa volta Ashton è sotto di me. Guardo malizioso il riccio per poi chinarmi su di lui e baciarlo lentamente mentre armeggio con i suoi pantaloni per poi sfilarglieli e fare lo stesso con miei. Ashton si toglie i boxer e la maglietta e io sbuffo. "Era la parte più bella", roteo gli occhi contrariato. "Sì ma io non voglio aspettare tanto per farmi prendere da te", si giustifica. "E se ti lasciassi in bianco?", ribatto girandomi dall'altra parte. "Ma non vuoi davvero", mi dice baciandomi il collo. "Oh, fanculo", ansimo mentre il riccio infila una mano nei miei boxer per toccarmi i il membro per poi toglierla senza essere stato soddisfatto.

"Stronzo", lo guardo male per poi farlo sdraiare e dargli un bacio a stampo. "Modestamente", si compiace prima che io gli faccia allargare le gambe per prepararlo. Ci baciamo quando entro in lui, abbiamo le finestre aperte e in giardino ci sono degli ospiti e non è il caso di fare una figuraccia di enorme portata. Dopo essere venuti entrambi Ashton mi fa sdraiare accanto a lui e mi stringe a sé. "E' stato ancora più bello da sotto, sai?", mormora facendomi ridere. "Il mio sedere l'ha capito per tutte le pacche che mi hai dato", rido. "Ti ho fatto male?", mi chiede preoccupato. "Non direi, io ti ho fatto male?", gli chiedo a mia volta. "Assolutamente no", sorride. "Bene", sussurro chiudendo gli occhi mentre un bel venticello entra nella stanza. Senza accorgermene mi appisolo, dopo neanche dieci minuti Ashton mi sveglia. "Cal, mi dispiace svegliarti ma dobbiamo andare in paese per cercare un regalo per Tim", mi dice baciandomi dappertutto sul viso facendomi ridere. "Giusto, andiamo", mi alzo pigramente stiracchiandomi e mi vesto per poi bagnarmi la faccia con acqua fredda per svegliarmi del tutto.

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"Ehi Tim, auguri", saluto abbracciando il mio migliore amico urlando per colpa della musica per poi dargli il suo regalo che scarta subito. "E' da parte mia e di Ashton", preciso mentre lui tutto felice guarda la cornice con dentro una delle nostre foto più belle, scattata qualche anno fa in riva al torrente mentre ci prepariamo a fare rafting. "Grazie Cal, amo questa foto perché è sicuramente il nostro ricordo più bello", mi abbraccia. "Ovviamente ringrazia anche Ashton... a proposito, dov'è ora?", mi chiede Tim. "Non lo so, l'ho perso tra tutta questa gente. E menomale che non avevi amici", rido. "Tutta questa gente è qui solo perché Alice ha invitato tutta Stirling, è lei che conosce tutti, mica io", mi spiega. "Ora si spiega tutto. Adesso vieni, beviamoci qualcosa che è meglio restare tra noi", lo prendo per il braccio e andiamo verso il tavolo dei drink. "Sei abituato?", gli chiedo, sempre urlando, mentre beve avidamente la sua vodka lemon. "No, però dato che la vita è una sola voglio provare di tutto stasera che è il mio compleanno", annuisce. "Allora alla salute, vecchio mio", faccio il brindisi con il mio rum e cola. Dopo due o tre drink, io e Tim ci scateniamo in mezzo alla pista come non abbiamo mai fatto, di solito non diamo spettacolo ma non ci interessa, anzi ridiamo per gli sguardi di alcune ragazzi che ci guardano straniti. "Ma che hanno da guardare, è il mio compleanno e sto ballando sbronzo in mezzo al mio salotto con il mio migliore amico sbronzo quanto me", ride ancora Tim quando ci allontaniamo dalla pista per prendere un po' d'aria. "Neanche fossimo gli unici", ridacchio io, "lo siamo tutti probabilmente".

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Mi sveglio con un mal di testa atroce, tanto che ci metto qualche minuto a capire dove sono. Mi alzo lentamente a sedere e realizzo di essere a casa di Tim, dopo essermi preso una sbronza assurda assieme a lui. Con me c'era anche Ashton. Cazzo. L'ho perso a inizio serata ma ero troppo fuori per pensare a lui, magari è pure tornato a casa. Controllo l'ora sul telefono, e vedo di non avere chiamate perse da nessuno. Scrollo le spalle e vado a cercare Tim in qualche stanza, questo mal di testa mi sta uccidendo e non posso tornare a casa così. Esco e apro la prima porta, dentro ci trovo due tizi sconosciuti che devono essersi divertiti ieri. Dopo aver richiuso la porta, trovo una ragazza sola che dorme rannicchiata. Nella terza porta trovo Ashton in compagnia di Alice. Sebbene coperti, si vede che sono sicuramente nudi e non ci vuole una laurea per immaginare cos'hanno fatto. Il riccio apre gli occhi e mi vede mentre inizio a piangere sommessamente per poi alzarsi velocemente mentre io mi chiudo la porta alle spalle. Si fotta l'aspirina, io me ne vado. All'ingresso trovo Tim che sta preparando il caffè. "Cal, ne vuoi un p- che succede?", mi viene incontro. "Ashton...Alice", parlo tra le lacrime prima di abbracciarlo. "Aspetta un attimo, è stato con mia sorella?", mi chiede spalancando gli occhi. "Sì...", bofonchio tirando su col naso. "Non lo sapevo, le avrei impedito di avvicinarsi a lui altrimenti", mi attira di nuovo in un abbraccio stretto. "Lo so", mormoro.

"Cal, aspettami per favore, posso spiegarti", sento la voce di Ashton che si avvicina al salotto. "Tim, scusami ma me ne vado, ti ringrazio per la serata, ci sentiamo", lo saluto velocemente per poi correre fuori. Una volta incamminatomi ricomincio a piangere peggio di prima. Non posso crederci che sia successo di nuovo. Ashton e Alice. Credevo che fosse acqua passata, eppure non è così, e sono stanco che si comporti in questo modo con me. Se vuole scopare con lei faccia pure, non mi interessa, ma non voglio essere preso in giro così, preferisco che mi ignori piuttosto che dovermi sentire così male. "Ti ho raggiunto finalmente", sento Ashton dietro di me, mi fermo di colpo e mi giro verso di lui. "Cosa vuoi ancora da me? Non ti è bastato farti trovare a letto con quella?", gli urlo contro. "Posso spiegarti, se me facess-", scuote la testa ma io gli do uno schiaffo. "Che vuoi spiegarmi, non le voglio le tue spiegazioni, voglio che mi lasci in pace, ignorami, fai finta che non esista", ricomincio a piangere. "Non piangere, ti prego", cerca di accarezzarmi la io mi allontano. "Troppo tardi, ed è solo colpa tua e delle tue prese in giro", gli dico freddamente. "Io non ti ho mai preso in giro", sospira. "Lo stai facendo anche adesso, e sei un pezzo di merda perché stai continuando a prendermi in giro. Sai una cosa? Tornatene pure da Alice, non pensarci a me, io sto solo meglio se non ti vedo", gli dico.

E senza dargli la possibilità di prendersi gioco dei miei sentimenti ancora una volta, corro a casa e mi chiudo a chiave in stanza pur di non vedere nessuno e far finta di non esistere almeno per qualche ora. Come rientro in casa corro in camera mia evitando per un pelo mio padre per poi chiudere a chiave la porta della mia stanza e quella che dà sul bagno. Mi rannicchio sul letto prendendo respiri profondi per cercare di calmarmi. Dopo qualche minuto sento bussare alla porta e la voce di Ashton che mi chiede di entrare ma io lo ignoro. Anzi, per isolarmi completamente mi infilo le cuffie nelle orecchie e mi sparo a tutto volume i Green Day, che nonostante tutto riescono a farmi rilassare.

Resto in camera per tutta la mattina, fino a che non arriva ora di pranzo. Fosse per me eviterei di mangiare dato che dovrei comportarmi come se nulla fosse con Ashton, ma il mio stomaco brontola da ore e reclama cibo. Sbuffando mi faccio una doccia veloce e poi scendo a mangiare. "... Sì, ieri sera ci siamo divertiti alla festa di Tim e poi, uhm, si è fatto tardi e ci ha proposto di rimanere lì a dormire", sento parlare Ashton dalle scale. Serro i pugni, gli schiaffi che gli darei per tutte le balle che sta raccontando mi fanno quasi tremare le mani. Ma cerco di calmarmi, non voglio dare ai miei modo di chiedermi altro ed esco in giardino con tutta la calma apparente del mondo mentre Ashton evita di guardarmi per lanciarmi solo qualche timida occhiata.

Che io ovviamente ignoro, è il minimo che possa fare dopo essere stato trattato peggio di un sacco della spazzatura.

All the things he said • Cashton HoodwinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora