"Stasera festa, ci sarete tu ed Ashton?", leggo sullo schermo del mio cellulare. "Certo che ci saremo", rispondo subito senza pensarci due volte. Mi precipito giù per le scale, ma poi mi ricordo che Ashton è nello studio di mio padre a scrivere una relazione sugli studi che stanno facendo insieme e mi blocco a metà delle scale. "Ehi Cal, siamo da soli in casa", sento la voce di Ashton. "Ah bene, tu però dovresti concentrarti sul tuo lavoro senza distrarti", lo prendo in giro scendendo al piano terra. "Una pausa però ci vuole, aumenta la produttività", mi rimbecca, avvicinandosi a me. "Se lo dici tu", mormoro prima di baciarlo e allacciargli le braccia al collo. "Senti", gli dico, "stasera c'è una festa, ti va di venire?". "Ci sarà anche Tim?", mi chiede, facendomi roteare gli occhi. "Certo che c'è, ci ha invitati lui", lo punzecchio. "Allora mi toccherà venire", sospira, melodrammatico. "Come se potesse succedere qualcosa", replico, roteando di nuovo gli occhi. "Non si sa mai, sei un bel ragazzo", mi fa l'occhiolino facendomi arrossire violentemente alle sue parole. "E lo sei anche di più tutto imbarazzato", ridacchia prima di prendermi il viso tra le mani per poi baciarmi piano, per impedirmi di protestare. Starei tutto il giorno tra le braccia di Ashton, ma i miei genitori decidono proprio in quel momento di tornare a casa. Mi allontano sbuffando da lui quando sentiamo la macchina dei miei e torno in camera mia, facendo finta di nulla.Quando poco dopo i miei genitori entrano in casa, sento papà parlare con Ashton probabilmente riguardo al suo lavoro, mentre mamma bussa alla mia stanza. "Ehi", mi sorride quando apre la porta. "Ciao mamma", la saluto mentre tiro fuori il mio basso per suonarlo, ovviamente senza attaccarlo alla cassa. "Cosa suoni?", si interessa. "Boulervard of broken dreams dei Green Day", le dico io distrattamente mentre accordo il mio fedele strumento. "La tua preferita", mi sorride e io annuisco sorridendo a mia volta al pensiero della persona per cui la suonerò. "Ad ogni modo, volevo avvisarti che giovedì prossimo andremo a Edimburgo, staremo là fino a domenica", mi comunica. Io stacco gli occhi perplesso. "E Ashton lo lasciamo qui?", le chiedo. "Ashton era già stato avvisato mesi fa di questo weekend allungato e ha già pagato la sua parte", mi spiega. Tiro un impercettibile sospiro di sollievo lascia le mie labbra, non mi sarebbe piaciuta l'idea di lasciarlo qui da solo. "Ok, va bene", mi limito a dirle prima che lei se ne vada lasciandomi da solo a provare quella canzone che so a memoria ma che voglio che sia davvero perfetta per quando la suonerò ad Ashton.
Poco dopo sento di nuovo bussare alla porta. "Avanti", dico distrattamente. "Cosa fai di bello?", fa capolino Ashton sorridendomi. Io mi fermo di colpo e scuoto la testa. "Volevo provare la canzone che poi suonerò per te", gli spiego appoggiando il basso nella custodia accanto al mio letto, "ma niente spoiler". "Va bene, rispetto la tua decisione, poi in effetti voglio la sorpresa", annuisce sedendosi sul mio letto e abbracciandomi. "Tuo padre mi ha ricordato di Edimburgo, forse staremo in stanza insieme in albergo, ma lo scopriremo solo una volta lì", mormora quando anche io lo stringo a mia volta. "Io sono venuto a saperlo adesso", ridacchio, "ma ne sono contento, non ci andiamo spesso". "Quando mi suonerai la canzone che stavi provando prima?", cambia totalmente argomento. "Quando lo deciderò io, non mettere fretta agli artisti", mormoro prima di baciarlo a stampo. Mi stacco un attimo dopo, ma Ashton mi prende il mento e fa di nuovo scontrare le nostre labbra e mi fa schiudere le mie e mi fa stendere sotto di lui. Ashton si tiene su per non schiacciarmi mentre io allaccio le braccia al suo collo per tenerlo più vicino. Quasi non mi accorgo che mi inizia ad accarezzare sotto la maglietta ma poi improvvisamente si blocca. "Cal, Cal, fermo", si stacca da me e torna a sedersi come prima.
"Ho fatto qualcosa di sbagliato?", gli chiedo preoccupato sedendomi accanto a lui. "No, figurati, tu non hai fatto nulla", mormora torturandosi le mani, un gesto che gli ho già visto fare. Perciò gli prendo le mani e le stringo tra le mie ma non faccio altro, lasciandogli il tempo di parlarmi. "Ho dovuto farlo perché sapevo che se non mi fossi allontanato da te non mi sarei fermato e, ecco, sappiamo tutti e due cosa sarebbe potuto succedere e io non voglio, almeno non adesso, e non senza con il tuo consenso", si agita. Mi guarda negli occhi dopo aver finito di parlare pieno di vergogna ma io gli sorrido e lo bacio di nuovo con tenerezza. "Se non ci fossero stati i miei genitori al piano di sotto non ti avrei fermato", gli sorrido. Ashton mi abbraccia stretto a lui e mi accarezza i capelli. "Quando arriverà il momento sarà tutto perfetto se lo vogliamo entrambi", sussurra facendomi sorridere anche se non può vedermi. "Devi scendere di nuovo?", gli chiedo dopo un po'. "No, tuo padre mi ha detto che per oggi va bene quello che ho già scritto", mi spiega. "Bene, perché volevo rimanere così ancora un po'", mormoro alludendo al fatto di stare abbracciati. "Non me ne sarei andato comunque, sto bene così anche io", ride prima di darmi un altro bacio.
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"Come siamo belli stasera", mi dice Ashton affacciandosi al bagno mentre mi sistemo i capelli. "L'ho fregata a mio padre, sapevo ti sarebbe piaciuta", lo guardo compiaciuto mentre lui finisce di abbottonarsi la sua camicia. "Ti piace?", mi chiede entrando in bagno per sistemarsi i capelli. "Certo che sì", gli dico io, "non metterlo sei molto più bello senza gel, posso affondare le mani nei tuoi capelli se non lo metti" gli prendo il barattolo del gel dalle mani per poi riporlo sul mobile con tutti i suoi prodotti. "Proprio perché sei tu", mi concede. "Meglio", gli do una pacca sul sedere quando rientra in camera sua. Scendiamo insieme le scale e avvisiamo i miei genitori che torneremo tardi per poi avviarci alla festa. Quando arriviamo nello spiazzo dove è stata organizzata la festa, Tim è già lì, e con lui c'è sua sorella. Prendo il braccio di Ashton cercando di non farmi vedere ma lui mi sorride rassicurante. "Ciao", saluto rivolgendomi a Tim, che preso da una strana voglia di ballare, mi trascina sulla pista improvvisata sulle note di un remix che nemmeno conosco. Dopo un po' decido di andarmi a prendere da bere e, in un angolo quasi nascosto vedo quello che temevo sarebbe successo ma che ovviamente speravo che non sarebbe successo. Alice e Ashton si stanno baciando, lei sta attaccata a lui esattamente come lo ero io solo poche ore fa. "Ashton?!", grido per farmi sentire e il riccio si gira verso di me con gli occhi sbarrati mentre gli occhi mi si inumidiscono leggermente. Lo ignoro mentre mi precipito da Tim e quando lo trovo capisce tutto. "Cal, io...", prova a dirmi ma io lo interrompo. "Tu lo sapevi?", gli grido contro, lui abbassa lo sguardo e annuisce timidamente. "Avrei dovuto immaginarlo", replico deluso per poi andarmene.
"Calum, per favore, aspettami", sento Ashton dietro di me, ma non mi fermo. "Mi ha baciato lei, io non pensavo che potesse fare una cosa del genere", prova a difendersi, ma io non gli do ascolto. "Racconta queste cazzate a qualcun altro, non sono così cretino", gli sputo in faccia. "Non puoi farmi questo, io neanche sapevo che Alice sarebbe venuta, se lo avessi saputo non avrei mai accettato il tuo invito", mi ferma di nuovo. "Non sembrava che ti dispiacesse da come vi baciavate e toccavate", replico. "Non lo so cosa mi è preso, io...", dice lui passandosi le mani tra i capelli e spettinandoseli. "Ashton!", sentiamo Alice in lontananza. "Oh eccola, vai da lei, visto che la vuoi tanto", gli faccio cenno di andarsene. "Ma io voglio tornare a casa con te, non voglio rimanere qui", sospira. "Dai su, la recita è finita, sappiamo entrambi cosa vuoi", scuoto la testa con rassegnazione. La gattamorta ci raggiunge, e io ne approfitto per andare via e non vedere altre scene disgustose.
E, una volta solo, sulla via del ritorno, mi concedo finalmente un pianto liberatorio senza dovermi frenare. "Perché sono stato così stupido? Come potevo pensare di poter davvero interessare a uno come Ashton?", mi sfogo da solo tra le lacrime. Scuoto la testa e mi tiro i capelli dalla rabbia, lo sapevo che mi sarei dovuto tenere a distanza ma come un cretino non l'ho fatto. Ora però mi sono reso conto di come stanno le cose e mi terrò a debita distanza da lui.
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All the things he said • Cashton Hoodwin
FanfictionIn cui un'estate cambierà per sempre la vita di due ragazzi. Disclaimer: la trama di questa storia è PARZIALMENTE ISPIRATA a "call me by your name"