"Mamma, sto andando al torrente", avviso mia madre che sta portando delle pesche in casa mentre io scendo le scale di corsa. "Bene, però non tardare di nuovo a pranzo, mi raccomando", mi ammonisce per poi abbracciarmi e darmi un bacio sulla fronte. "Promesso", le sorrido abbracciandola per poi uscire. Chiudendomi la porta alle spalle, vedo Tim venirmi incontro. "Mia madre ha preparato la crostata di ciliegie e me ne ha fatta portare un po' per stamattina, ci conviene mangiarla ora che poi altrimenti potrebbe rovinarsi", mi spiega dopo avermi salutato. "Mi leggi nel pensiero? Stamattina non ho fatto colazione, tua madre mi ha salvato" ridacchio. "Aspetta un attimo, vado a prendere un coltello", gli dico quando si sfila lo zaino dalle spalle. "Non preoccuparti, la mamma ce l'ha già tagliata, possiamo mangiarla anche durante il tragitto", mi dà una pacca sulla spalla per poi tirarla fuori dal suo zaino. "Tua madre pensa sempre a tutto, andiamo allora", ridacchio quando Tim mi porge il mio pezzo di crostata. "Ti ho mai detto che la marmellata di ciliegie è la mia preferita?", bofonchio con la bocca piena, il ragazzo accanto a me annuisce divertito mentre mangia anche lui. "Che posso farci? La crostata di tua madre è una mia debolezza", mi stringo nelle spalle per poi ridere. "E' per questo che me l'ha fatta portare", mi spiega prendendo il mio fazzoletto per metterlo nel contenitore della crostata poco prima di arrivare al torrente. "Ringraziala tanto da parte mia", gli dico mentre stendo il telo a terra per poi spogliarmi ed entrare in acqua. "Sarà fatto", alza il pollice verso di me prima di seguirmi in acqua."A proposito, come va con Ashton?", mi chiede a bassa voce mentre facciamo qualche bracciata a dorso. "Sta sempre chiuso nello studio di mio padre, com'è giusto che sia", sospiro fermandomi per poi prendere aria e buttarmi sott'acqua. "Sì, va bene, è quello che è venuto a fare qua in Scozia, ma si vede lontano un miglio che ci stai male", mi dice serio. "Ma è ovvio che ci sto male, lui stesso mi ha detto che vorrebbe passare più tempo con me, ma sprecherebbe il suo tempo e non è giusto", scuoto la testa. "Non sarebbe uno spreco di tempo, tenete entrambi l'uno all'altro, si vede e ancora mi chiedo come abbia fatto a non capirlo prima dato che ti conosco da anni", mi dice. "Non fartene una colpa, io per primo non ho capito subito cosa provavo, poi, almeno la notte dormiamo insieme, a me basta questo", sorrido inconsciamente. "Come di dice? Chi si accontenta gode", mi fa l'occhiolino. "Tim, dai", strillo ridendo per poi colpirgli il braccio scherzosamente. "Dimmi quando finisci di sfogare la tua ira funesta su di me, che vorrei portarti a prendere un gelato", ride a sua volta. "Finito", gli dico smettendo subito di colpirlo per poi raggiungere la riva. "Lo sapevo che ti saresti fermato subito se ti avessi corrotto", mi prende in giro mentre ci vestiamo. "Non mi privo di un gelato, lo sai", ridacchio mettendo via il mio telo nello zaino. "Già, ora andiamo o si fa tardi", mi spinge leggermente mentre ci avviamo in paese.
*******
"Sono tornato, visto che non ho fatto tardi?", grido mettendo piede dentro casa. "Bene tesoro, vai a sistemarti che tra dieci minuti mangiamo", mi viene a salutare mia madre e io annuisco per poi salire in camera mia. Dopo aver posato le mie cose, sgattaiolo nella camera di Ashton che non si accorge di me perché assorto in una lettura. "Ehi", mormoro avvicinandomi a lui per abbracciarlo. "Cosa vuoi?", si gira brusco verso di me allontanandosi. "Volevo salutarti", lo guardo stranito. "Certo, ora hai tempo per me dopo essere sparito tutta la mattina senza dirmi niente", mi aggredisce, alzandosi in piedi. "Non credevo di doverti rendere conto delle cose che faccio a casa mia", replico alterato. "Per una volta a tuo padre non serviva il mio aiuto e mi aveva dato la mattinata libera", scuote la testa. "Potevi chiamarmi, io ero al torrente, come sempre", gesticolo. "Anche se ero con Tim, potevamo benissimo stare tutti assieme, lo sai che per lui non è un problema", aggiungo. "Proprio qui volevo arrivare", scuote la testa, "eri col tuo amico". "Dio, ancora con questa storia? Tim è il mio migliore amico, lo vedo solo in estate e avrò pure il diritto di voler passare del tempo con lui", gli dico esasperato. "Voler passare del tempo con lui non vuol dire scordarsi di me", quasi grida.
"Non mi sono scordato di te, ma non puoi neanche pretendere che se tu devi restare in casa ci resti anche io a girarmi i pollici perché non ho nulla da fare", gli rispondo. "Non mi hai nemmeno chiesto se ero libero oggi", aggiunge. "E' da una settimana che sei assorbito dagli studi, come pensi potessi sapere che oggi avresti preso una pausa?", gesticolo innervosendomi. "Me lo chiedi ogni mattina, ma evidentemente non ti importa abbastanza di me... Sai che ti dico? Vaffanculo, tornatene dal tuo amichetto visto che gli vuoi tanto bene", mi caccia dalla sua stanza ma io rimango dove sono. "Ma ti ascolti? Non pensavo fossi così tanto infantile. Mi dispiace se per una cazzo di volta non ti ho chiesto se volevi venire con me, ma mi stai dando contro e non mi sta bene", lo guardo male allontanandomi da lui. "Ah, un'altra cosa: vaffanculo tu, sei solo un egoista se mi vuoi impedire di vedere uno dei più cari amici che ho", aggiungo per poi alzare i tacchi e uscire dalla sua stanza.
*****
Non posso crederci che Ashton stia messo così male. Davvero se l'è presa perché ero al torrente con Tim, l'unico amico che ho qui? Non è nemmeno sceso a pranzare, e mia madre si è arrabbiata con me anche se non sa la natura del nostro litigio. Tra poco ceniamo e sento il riccio trafficare nella sua stanza, ma non lo chiamerò per mangiare. Chiudo il libro che stavo leggendo quando sento bussare alla mia porta e la voce ovattata di mio padre che mi chiede di scendere a cena. Quando esco dalla porta, vedo anche Ashton uscire dalla sua stanza, lanciarmi un'occhiata di gelo per poi scendere senza rivolgermi la parola, Sospirando, scendo e cerco di sfoderare un bel sorriso rilassato mentre mi siedo a tavola. "Ashton, ci hai fatti preoccupare a pranzo, credevamo ti fossi sentito male o che tu e Calum aveste litigato", gli parla mio padre. "No, signor Hood, grazie per l'interessamento ma sto benissimo", gli sorride falsamente Ashton per poi guardarmi brevemente. Per mia fortuna il discorso finisce lì, nessuno fa altre domande e ci mettiamo a mangiare nel silenzio più totale. La cena passa lenta, mio padre e il riccio discutono dei loro piani per i prossimi giorni e, una volta finito, se ne vanno nello studio e si chiudono dentro mentre io scappo in camera mia per evitare mia madre.
"Io e Ashton abbiamo litigato", scrivo a Tim, so che con lui posso sfogarmi. "Come mai?", mi risponde poco dopo. "In sostanza, perché lui oggi aveva la giornata libera ma io non lo sapevo e sono stato tutta la mattina con te", gli rispondo. "E qual è il problema? Poteva venire con noi", mi scrive. "Sì, gliel'ho anche detto, ma ha fatto una scenata perché secondo lui non ci tengo abbastanza dato che oggi non gli ho chiesto se aveva da fare", sospiro quando gli spiego la situazione. "Ma lo sa che non lo hai fatto apposta? Si vede lontano un miglio quanto tu tenga a lui e che vorresti trascorrere tutto il tempo con lui", mi conforta. "Ci siamo insultati perché non mi stava piacendo come si stava comportando nei miei confronti", gli scrivo quando sento movimenti nella stanza di Ashton. "Vorrei poter fare qualcosa per aiutarti più concretamente, ma ho idea che peggiorerei solo le cose tra voi", mi risponde, ma io leggo distrattamente dato che vedo la porta del bagno aprirsi e il riccio entrare dentro per poi chiudere la porta che dà sulla mia stanza. Appoggio il telefono sulla mia scrivania e mi tolgo la maglietta e i pantaloni per poi sdraiarmi sul letto. Quando il bagno si libera, entro per farmi la doccia e lavarmi i denti, in modo tale da non dover tornare dopo, e poi torno in camera mia.
Mi butto sul letto e mi giro verso la finestra, guardando la luna. Mi mordo le labbra pensando che era da un po' che non rimanevo da solo, ma poi scuoto la testa. Se Ashton si comporta così, vuol dire che non ha capito niente di me e di quanto tengo a lui, perché durante la mattinata ho parlato solo di lui a Tim. Mi dispiace se pensa di non essere importante per me, ma non sopporto che si sia comportato come un bambino di tre anni, vada a farsi fottere.
STAI LEGGENDO
All the things he said • Cashton Hoodwin
FanfictionIn cui un'estate cambierà per sempre la vita di due ragazzi. Disclaimer: la trama di questa storia è PARZIALMENTE ISPIRATA a "call me by your name"