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Prendo il mio basso e vado a rifugiarmi nel capanno degli attrezzi. Mi chiudo a chiave dentro e mi siedo a terra per poi iniziare a suonare “Boulevard of broken dreams“, la canzone che avrei voluto suonare ad Ashton se non si fosse ingelosito inutilmente e avesse smesso di parlarmi senza motivo. Al pensiero del riccio mi si inumidiscono gli occhi ma cerco di non piangere per concentrarmi il più possibile su una delle mie canzoni preferite, d’altronde ho sempre amato suonarla. Ma quando il mio fedele basso emette l’ultima nota, scoppio in lacrime, e mi porto le ginocchia al petto stringendomi nelle braccia sperando che mi porti un qualche conforto. Ashton fa finta che non esista da giorni, troppi giorni, se non è nello studio di mio padre è sempre fuori casa pur di non vedermi, mi evita come la peste e io sto malissimo. Non era così che mi immaginavo che si potesse evolvere il nostro rapporto. Dopo essermi almeno in parte calmato, sento bussare alla porta. La apro e mi affaccio timidamente, sperando che non siano i miei, dovrei dar loro spiegazioni ma dato non sanno nulla di noi non sono nemmeno in vena di inventarmi qualche cazzata. “Cal…“, mormora Tim per poi aprire le braccia. Mi fiondo ad abbracciarlo e torniamo nel capanno, che il mio amico provvede prontamente a richiudere a chiave. “Ho chiesto a mia madre di rifare quella crostata che ti piace tanto e te l’ho portata, intera questa volta“, mi sorride mentre ci sediamo di nuovo a terra e tirandola fuori dal suo zaino.

“Io… Tim, non dovevi“, mormoro mentre mi porge un pezzo della crostata. “Sì che dovevo, sono o non sono il tuo migliore amico? Ti starò sempre accanto, nei bei momenti ma anche in quelli brutti, anche con i dolci di mia mamma se serve“, mi sorride per poi abbracciarmi di nuovo. “Grazie“, lo stringo a mia volta mentre sorrido grato di avere un amico così prezioso. Mentre mangiamo la crostata, Tim fa un sacco di battute per farmi ridere e farmi stare meglio, e quando dopo un paio d’ore torna a casa per pranzo, non senza avermi lasciato gli ultimi pezzi rimanenti della crostata, mi rendo conto di quanto effettivamente sia riuscito a risollevarmi l’umore. Dopo aver lasciato il dolce in camera assieme al basso, scendo a mangiare. “Ehi tesoro, oggi ti vedo sorridente“, mi saluta mio padre. “Sì, fino a poco fa sono stato con Tim“, gli spiego, guardando Ashton brevemente. “Uno di questi giorni lo invitiamo a pranzo, tu vai sempre da lui ma non credo che lui abbia mai mangiato qui“, mi propone mamma. “No infatti, glielo dirò“, le sorrido. Mi verso un bicchiere d’acqua ma mentre la bevo mi fa di traverso, e quando tossisco mi accorgo che mi sta uscendo del sangue dal naso. “Tesoro, vai a prenderti del ghiaccio“, mi dice mia madre. “Ashton, per favore, puoi accompagnarlo?“, chiede poi al riccio che annuisce mal volentieri. “N-non c’è bisogno, vado da solo“, scuoto la testa ma quel movimento mi fa quasi svenire, evidentemente per un calo di pressione.

Ashton mi cinge la vita con il braccio e mi accompagna dentro per poi prendere un canovaccio e metterci dentro del ghiaccio e porgermelo. Mi siedo sul tavolo lì accanto e lui mi si para davanti. “Bene, ti ringrazio per l’aiuto ma adesso puoi andare“, bofonchio mentre mi metto il ghiaccio sotto al naso. “I-in realtà devo parlarti“, mormora senza guardarmi negli occhi. Lo osservo curioso torturarsi le mani e mordersi il labbro, un gesto sexy ma anche tremendamente carino se lo fa da nervoso. “Beh, io come vedi non posso muovermi, quando vuoi“, sospiro dopo qualche minuto di silenzio da parte sua. Lo vedo girarsi verso di me per poi prendere un bel respiro, prendere una sedia e sedersi di fronte a me. “Lo so che sono  uno stronzo, sono stato un cretino a reagire in quel modo, ce l’hai con me e non posso biasimarti ma ti prego, torniamo come prima che stare nella stessa casa con te ma fingere che tu non esista mi sta mandando fuori di testa“, mormora, guardandomi negli occhi. Gli sorrido mentre ascolto le sue parole, poi mi avvicino a lui dopo aver appoggiato il mio medicamento sul tavolo e lo bacio delicatamente a stampo. “Viene malissimo anche a me fingere che tu non ci sia quando non è vero“, gli sussurro sulle labbra per poi vederlo sorridermi, avvicinarmi a sé e baciarmi di nuovo, questa volta con più passione. Quando torniamo in giardino troviamo i piatti già in tavola e mangiamo silenziosamente cercando di essere il più naturali possibile e, una volta finito, andiamo a schiacciare un pisolino insieme.

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“Ti va di fare una follia?“, mi chiede Ashton durante la cena, abbiamo ospiti e i miei non si curano di noi. “Spara“, gli rispondo incuriosito. “Bagno notturno al torrente“, ridacchia prima di riempirsi la bocca di patate arrosto. “Certo“, mormoro stringendogli la mano da sotto al tavolo, gesto che lo fa sorridere piano. Dopo mangiato gli adulti rimangono a chiacchierare mentre io e il riccio andiamo nelle nostre camere. “Ci cambiamo e andiamo o aspettiamo che quei due signori se ne siano andati?“, mi chiede Ashton stringendomi sul suo letto. “Non lo sai che si aspettano due ore prima di fare il bagno?“, ridacchio prima di baciarlo. “Me ne ero dimenticato“, mi bacia di nuovo. “Sono qui apposta per ricordartelo“, replico per poi mettermi sopra di lui. “Che vuoi fare?“, mi chiede, non posso non notare una punta di malizia nella sua voce. “Non quello che stai pensando“, rido, “più che altro perché ci faremmo sentire e non mi sembra il caso“. “Sì ma....“, si morde il labbro proprio mentre mi accorgo di qualcosa sul mio sedere. “A questo credo di poter rimediare“, mi mordo il labbro per poi slacciargli i pantaloni, calargli i boxer e liberare la sua erezione che prendo in mano.

“Per favore, cerca di non fare casino“, sussurro ridendo mentre la mia mano inizia a muoversi piano. “Non te lo posso promettere“, ansima lui non appena la mia mano va poco più veloce. Sorrido compiaciuto di fargli quell’effetto mentre mi chino a baciarlo, Ashton schiude le labbra per permettermi di rendere il bacio più passionale mentre la mia mano si fa più veloce. Il riccio ansima sulle mie labbra per poi grugnire all’apice e venirmi sulla mano, che prontamente mi lecco guardandolo languidamente mentre lui mi guarda affannato. “Che esperienza, ti ringrazio“, mi sorride accarezzandomi la guancia mentre con un dito mi traccia le labbra che schiudo. Mi sdraio accanto a lui e rilasso quando inizia ad accarezzarmi con fare quasi paterno fino a che non sentiamo una macchina mettersi in moto per poi andar via. “Bene, se ne sono andati“, sussurra Ashton alzandosi in piedi per recuperare un costume, poco dopo lo seguo anche io. Dopo esserci cambiati, prendiamo al volo due teli e usciamo il più silenziosamente possibile. “Meno male che questa strada è illuminata“, dice il riccio e io annuisco. “C’è un lampione anche al torrente, andiamo lì“, gli spiego. Dopo dieci minuti arriviamo, ci spogliamo ed entriamo in acqua. “Credevo fosse più fredda e che sarei congelato come Jack in ‘Titanic’, invece si sta quasi meglio che di giorno“, nuota verso di me. “Se fosse stata così fredda te l’avrei detto, non saremmo venuti a prenderci una polmonite“, mi aggrappo a lui prima di baciarlo. Un bacio in assoluta libertà, nessuno può vederci o disturbarci, l’acqua è la nostra unica compagnia.

E forse è anche per questa libertà che la notte ci concede, che quando usciamo dall’acqua e ci sdraiamo sui nostri teli capisco che è giunto il momento di andare oltre ai baci. “Ashton?“, lo chiamo timidamente come quando ci eravamo appena conosciuti. “Dimmi“, mi guarda. “Voglio fare l’amore con te“, sussurro appena, quel tanto che basta perché il riccio si giri verso di me e si avvicini al mio viso così tanti da sentire il suo respiro. “Anche io“, mormora prima di baciarmi, un bacio lento e casto che ben presto si trasforma in famelico e passionale. Ashton si alza sulle ginocchia e si toglie il costume, fa la stessa cosa con me e li lancia entrambi non lontano per poi mettersi su di me e baciarmi il collo mentre le sue mani corrono lungo i miei fianchi ed esplorano il mio corpo, arrivano al mio sedere e me lo strizzano leggermente. “Se ti faccio male dimmelo“, mi rassicura quando mi allarga le gambe preparandomi ad accoglierlo dentro di me, quasi non sento nulla quando subito dopo entra, solo una meravigliosa sensazione di completezza per avergli donato tutto di me.

All the things he said • Cashton HoodwinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora