Anche un killer è capace di amare?

Capitolo VI

Senza pensarci nemmeno raccolsi il coltello da terra, me lo misi in tasca e la seguii, mentre correvo non sapevo neanche perché lo stavo facendo.

La ragazza si allontanò sempre di più e dopo un pó mi fermai... avevo perso le sue tracce.

Ero in un bellissimo giardino pieno di fiori tra cui delle rose rosse. Mi avvicinai e viddì che una era bianca...

delicatamente la presi, avevo ancora il sangue di quei ragazzi che uccisi prima nelle mani, quindi la macchiai di rosso ma la misi lo stesso nello zaino facendo attenzione che non si rovinasse. Uscii dal giardino e mi ritrovai in un quartiere che non avevo mai visto, mi guardai in torno cercando di capire la strada che avevo percorso ma niente, mi ero perso.

Pioveva da più di mezz'ora, ormai, ero molto stanco e bagnato fradicio ad un tratto notai un vicolo che era coperto dai tetti delle case e decisi di passare li la notte. Mi sdraiai dietro delle scatole di cartone e provai a dormire quando ad un tratto sentii dei passi...aprii gli occhi e la viddì, era lei.

Aveva il viso pieno di lacrime e lo strato di matita nera intorno ai suoi occhi era tutto sbavato. Si rannicchiò in un angolino e pianse ancora più forte, non ce la feci a vederla in quello stato, così la raggiunsi e mi sedetti davanti a lei, la ragazza alzò lo sguardo, mi fissò per qualche secondo con gli occhi pieni di lacrime e mi urlo:

-Che cosa vuoi da me vattene!!-

io non risposi, aprii lo zaino e le diedi la rosa che avevo raccolto prima,

lei mi guardò e poi mi disse stavolta con tono più calmo:

-Perché?-

io le risposi:

-La rosa insanguinata è come la mia anima, prima era immacolata mentre adesso è macchiata dal sangue delle mie vittime...

iniziai a piangere.

lei rimase stupita, mi guardò negli occhi e mi abbracciò.

Rimanemmo in silenzio per qualche minuto, finché gli sussurrai in un'orecchio:

-Come ti chiami?

lei timidamente rispose:

-Il mio nome è Kristal.

subito dopo le dissi dolcemente:

-Come mai stai piangendo?